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Che cos’è lo stotting?

Analisi di un comportamento antipredatorio

Le interazioni prede-predatori riscontrabili in natura hanno portato alla selezione di strategie specifiche che vengono utilizzate dalle prede per sfuggire all’attacco dei predatori e dai predatori per avere successo nella caccia delle prede. Se avete preso parte ad un safari in Africa o se avete visto documentari sulla vita nella Savana, non potete non aver notato il fatto che le gazzelle effettuano strani balzi o sul posto o in movimento. Perché lo fanno? Per passatempo? Per sgranchire le zampe? No, nessuna di queste è la risposta corretta. Questo comportamento è definito stotting e, per quanto sia difficile da credere, sembrerebbe rappresentare una strategia antipredatoria.

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Che cos’è lo stotting?

Per definizione, lo stotting consiste in un balzo in cui tutte e 4 le zampe vengono mantenute rigide e dritte nella fase in cui il corpo dell’animale è sollevato da terra[1]. Questo comportamento è stato osservato e studiato principalmente nella gazzella di Thomson (Gazella thomsoni), ma è presente anche in altre specie appartenenti alle famiglie Bovidae, Antilocapridae and Cervidae[1].

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A cosa serve lo stotting?

La funzione dello stotting è stata spesso dibattuta in letteratura e ciò ha portato a formulare diverse ipotesi[3].

Tra queste, le due più accreditate sono:

  1. la preda vuole informare il predatore che è stato avvistato e che, quindi, non può più contare sull’effetto sorpresa nel suo attacco;
  2. la preda vuole informare il predatore circa la sua ottima condizione e prestanza fisica.

In entrambi i casi, lo stotting sembra poter essere una particolare modalità di comunicazione preda-predatore. Infatti, le altre ipotesi, che andavano a considerare la possibilità che tale comportamento potesse essere usato per comunicare con i conspecifici (ad esempio per lanciare l’allarme o coordinare la fuga), sono state scartate. Il motivo di ciò è da ricercare nel fatto che le gazzelle effettuano lo stotting anche se sole e non in gruppo[4, 5].

Quale delle due ipotesi è la migliore? Per rispondere a tale domanda è necessario prima fare una distinzione tra le diverse strategie di caccia adottate dai principali predatori di questi animali.

Strategie predatorie

I grandi predatori che principalmente cacciano le gazzelle vanno ricercati nei grandi felini e nei canidi della Savana.

Nell’attività di caccia, in base al tipo di predatore, vengono sfruttate due diverse strategie:

  • lo stalking, che punta sull’effetto sorpresa per ridurre la durata dell’inseguimento della preda; i predatori seguono le prede, sfruttando spesso la vegetazione come nascondiglio, in attesa del momento giusto per attaccare; tale strategia viene adottata dai ghepardi (Acinonyx jubatus)[6] e dai leoni (Panthera leo)[7];
stotting stalker
Leonessa che sfrutta la vegetazione per nascondersi mentre segue la preda e aspetta il momento giusto per attaccare. indicami il sito da cui l’hai presa così inserisco i riferimenti il copyright a cui è soggetta. (di Lip Kee, Flickr, CC BY-SA 2.0)
  • lo sfiancamento, che consiste nell’inseguire la preda a turno con gli altri individui del branco in maniera tale da poter risparmiare energie e, al contempo, stancare il bersaglio; questa strategia è invece adottata dai licaoni (Lycaon pictus)[8] o dalle iene (Crocuta crocuta)[9].

In base al tipo di predatore considerato, e alla relativa strategia di caccia, lo stotting potrebbe assumere un diverso significato.

Stotting e predatori stalker

Dalle osservazioni condotte in natura, è emerso come lo stotting sia raro nel caso in cui una gazzella si trovi di fronte un predatore stalker, come ad esempio un ghepardo[1, 8].

Ciò può essere spiegato dalla modalità di caccia che adotta questo felino. Infatti, i ghepardi scelgono il loro bersaglio prima di iniziare l’inseguimento e una volta iniziata la corsa difficilmente lo cambiano. Pertanto, in questi casi, lo stotting non intacca la probabilità che una gazzella ha di essere scelta come preda.

Anche se raramente, le gazzelle possono comunque effettuano lo stotting in presenza di un predatore stalker, probabilmente per informarlo di essere stato avvistato e cercare di convincerlo a non attaccare. Nonostante ciò, tale comportamento non sembra scoraggiare l’attacco da parte del predatore[4, 5].

Stotting e predatori da sfiancamento

Diverso è il discorso nel caso in cui ad attaccare siano predatori che adottano la strategia dello sfiancamento della preda. In questi casi, lo stotting sembra fungere da segnale onesto dello stato di forma e salute individuale, fornito dalla preda al predatore, per scoraggiarlo dall’inseguirla.

Il primo a formulare tale ipotesi fu Amotz Zahavi nel libro di Richard Dawkins “Il gene egoista” pubblicato nel 1976. Successivamente, l’ipotesi venne avvalorata dai risultati forniti da FitzGibbon e Fanshawe nel 1988[5]. Infatti, il loro studio mostra che le gazzelle che più spesso vengono uccise durante un attacco sono quelle che praticano meno o con durata minore lo stotting. Inoltre, la percentuale di riuscita di un attacco è stata osservata essere maggiore se questo viene condotto ai danni di gruppi con una minore proporzione di stotter (individui che effettuano lo stotting).

Tali risultati sembrerebbero confermare il fatto che gli individui che praticano lo stotting e che riescono a farlo per più tempo sono effettivamente quelli più prestanti e che più spesso hanno successo nella fuga, o perché non scelti come bersagli o perché riescono ad avere la meglio sul predatore. Affinché il principio del segnale onesto possa essere applicato nello spiegare la funzione dello stotting, è condizione necessaria che non ci siano impostori, e cioè stotter che sanno di non poter avere la meglio nel caso vengano selezionati dal predatore[5].

Stotting e impostori

Solitamente, gli impostori cercano di ingannare il predatore aumentando la frequenza dello stotting, ma non sono in grado di praticarlo per un lungo periodo e lo fanno raggiungendo altezze minori.

Pertanto, il predatore insegue gli individui sospetti per un lungo periodo di tempo e, visto che tutti possono effettuare lo stotting ad elevata frequenza, ma solo quelli più prestanti lo fanno per periodi più lunghi[5], gli impostori vengono attaccati ed uccisi. Questo sembrerebbe escludere la possibilità che ci siano impostori in grado di ingannare i predatori: il principio del segnale onesto può quindi essere applicato[5].

Conclusioni

Spesso, dietro a molti comportamenti degli animali, si cela un significato adattativo volto a garantire la loro sopravvivenza, ma anche la loro riproduzione. Infatti, le gazzelle non effettuano lo stotting per “divertimento”, ma per comunicare onestamente al predatore che si tratta di individui in salute. Questo permette loro di aver salva la vita, o per lo meno, di aumentare le loro chance di sopravvivenza!

Referenze

  1. Walther, F. R. (1969). Flight behaviour and avoidance of predators in Thomson’s gazelle (Gazella thomsoni, Guenther 1884)Behaviour, 184-221;
  2. Byers, J. A. (1984). Play in ungulates. Play in animals and humans, 43-65;
  3. Caro, T. M. (1986a). The functions of stotting: a review of the hypotheses. Animal Behaviour34(3), 649-662;
  4. Caro, T. M. (1986b). The functions of stotting in Thomson’s gazelles: some tests of the predictions. Animal Behaviour34(3), 663-684;
  5. FitzGibbon, C. D., & Fanshawe, J. H. (1988). Stotting in Thomson’s gazelles: an honest signal of condition. Behavioral Ecology and Sociobiology23(2), 69-74.
  6. Schaller, G. B. (1968). Hunting behaviour of the cheetah in the Serengeti National Park, Tanzania. African Journal of Ecology6(1), 95-100.
  7. Schaller, G. B. (2009). The Serengeti lion: a study of predator-prey relations. University of Chicago Press.
  8. Estes, R. D., & Goddard, J. (1967). Prey selection and hunting behavior of the African wild dog. The Journal of Wildlife Management, 52-70.
  9. Kruuk, H. (1972). The Spotted Hyaena. University of Chicago Press.

Immagine di copertina di Pim GMX, FLickr (CC BY-NC 2.0).

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