Nell’immaginario comune spesso si fa difficoltà nella distinzione di queste 3 specie di felidi. Più volte ci chiediamo cosa sia esattamente un ghepardo e cosa lo distingua da un leopardo o da un giaguaro. C’è chi, naturalmente commettendo un grosso errore, usa i tre termini quasi fossero sinonimi. In generale, qualsiasi dei nomi sopracitati, suscita nella gran parte delle persone un’immagine potremmo dire sfocata o poco definita di un felino snello, di grosse dimensioni, con un manto giallo ocra intervallato da macchie scure più o meno grandi.
Spesso ce lo immaginiamo in un contesto di foresta, oppure di savana, e lo pensiamo come un predatore da agguato. Queste sono effettivamente caratteristiche comuni, con delle limitazioni, alle 3 specie che facciamo fatica a distinguere e nominare in modo corretto. Procediamo quindi entrando più nel dettaglio e illustrando le caratteristiche peculiari di ciascuno di questi felini, evidenziando similitudini e differenze che intercorrono fra tali formidabili predatori.
Iniziamo dal definire un contesto filogenetico, poiché analizzando la storia evolutiva delle 3 specie è possibile chiarire al meglio le loro similitudini ed evidenziarne eventuali differenze.
Filogenesi
Ghepardo (Acinonyx jubatus), Leopardo (Panthera pardus) e Giaguaro (Panthera onca), appartengono tutti alla famiglia Felidae, all’ordine dei Carnivora e alla classe Mammalia. Essenzialmente dunque, sono mammiferi carnivori al pari del gatto o del leone, fin qui nulla di nuovo. Uno dei tre è però filogeneticamente più lontano dagli altri, si tratta del ghepardo, che appartiene ad una linea evolutiva diversa, e più discostata nel tempo, rispetto a quella delle altre due specie. Leopardo e giaguaro, infatti, appartengono entrambi al genere Panthera, ovvero al gruppo dei cosiddetti “grandi felini”, che si distaccò dal filone evolutivo principale della famiglia piuttosto prematuramente, circa 11 milioni di anni fa.
La caratteristica che contraddistingue questo gruppo è una particolare modifica dell’osso ioide che permette il ruggito, ma impedisce ai felini del genere Panthera di fare le fusa. Al contrario, tutti gli altri felini, definiti appunto “piccoli”, non sono capaci di ruggire ma possono fare le fusa. Il ghepardo appartiene proprio a quest’ultimo gruppo e in particolare ad una linea evolutiva più tardiva, distaccatasi dal corpo principale della famiglia Felidae circa 6,7 milioni di anni fa, e comprendente anche il puma (Puma concolor) e lo yaguarundi (Herpailurus yaguarondi).
Data tale configurazione ci si aspetterebbe di osservare maggiori similitudini fra leopardo e giaguaro, che condividono un antenato comune risalente a circa 3 milioni di anni fa, piuttosto che tra queste 2 specie e il ghepardo, che condividono invece un antenato comune vissuto 11 milioni di anni fa. In effetti è proprio tra leopardo e giaguaro che si osservano le somiglianze maggiori, che sono essenzialmente omologie evolutive. I caratteri comuni del ghepardo con gli altri 2 sono invece solo in parte filogenetici, infatti alcuni aspetti simili sono imputabili a processi di evoluzione convergente e sono pertanto caratteri analoghi.
Per maggiore chiarezza ricordiamo che si dicono omologhi quei tratti che risultano simili in specie differenti per la derivazione da un tratto unico presente in un antenato comune alle specie considerate. Si dicono invece analoghi caratteri simili in specie differenti, le cui somiglianze sono dettate da un contesto ambientale simile, si tratta del risultato di un’evoluzione convergente e non di un’eredità evolutiva comune.
Procediamo con l’analisi delle caratteristiche peculiari di ciascun felino.
Il Ghepardo, Acinonyx jubatus (Schreber, 1775)
Il ghepardo è la più esile delle 3 specie trattate. Pur essendo di dimensioni comparabili al leopardo, presenta zampe più lunghe e affusolate. Ulteriori caratteristiche distintive sono una lunga coda tubolare, fondamentale per il bilanciamento del corpo in corsa, e un muso più corto e compatto. Il manto è di color giallo ocra con sfumature che possono variare da individuo a individuo, tappezzato di macchie nere pseudo-circolari di dimensioni variabili ma tendenzialmente isodiametriche.
Si tratta di un predatore tendenzialmente solitario e spesso nomade, il cui areale, particolarmente discontinuo, comprende vaste aree dell’Africa meridionale e orientale. Sono presenti anche piccole popolazioni isolate in territorio iraniano, dove un tempo questo carnivoro era molto diffuso, e in zone isolate dell’Africa centrale. L’habitat tipico è la savana alberata, ma il ghepardo è particolarmente versatile e può essere quindi osservato anche in praterie erbose, aree boschive non troppo fitte nei pressi di corsi d’acqua, o zone più aride ai margini di deserti quali il Sahara o il Kalahari.
Il ghepardo è un predatore particolarmente specializzato e la gran parte delle sue prede sono antilopi di taglia medio-piccola come la gazzella di Thomson o la gazzella di Grant. Alla dieta tipica contribuiscono anche alcuni ungulati di grossa taglia e facoceri. La tecnica di caccia consiste in un avvicinamento furtivo che l’animale esegue appiattendosi al suolo, nascosto tra l’erba alta, seguito poi da uno scatto con accelerazione bruciante. È noto che questo felino sia considerato l’animale terrestre più veloce, essendo capace di raggiungere i 105 km/h, ma in realtà tali dati derivano da situazioni sperimentali in cui giovani animali vengono fatti correre al massimo delle proprie possibilità in ambiente controllato. In natura, le velocità raggiunte sono leggermente inferiori, ma si attestano intorno ai 90 km\h, più che sufficienti a raggiungere un’antilope in fuga.
Il Leopardo, Panthera pardus (Linnaeus, 1758)
Il leopardo è, come già detto, un “grande felino” del genere Panthera, di dimensioni simili al ghepardo ma con struttura fisica più massiccia. Le zampe risultano essere più brevi e tozze, con estremità più larghe, adatte anche all’arrampicarsi sugli alberi. La testa è più grande e priva delle 2 linee nere ai lati del naso che contraddistinguono il ghepardo e che probabilmente servono a evitare che l’animale venga accecato dal sole nelle sue corse. Il manto varia dai colori giallo crema a marrone fulvo, puntinato da abbondanti rosette, costituite da una serie di macchie nere che circondano una zona non maculata ma a fondo più scuro rispetto al resto del pelo. Tale pattern a rosette lo distingue nettamente dalla specie precedente e lo accomuna invece al giaguaro, di cui è uno stretto parente.
L’areale africano è molto simile a quello del ghepardo, ma il leopardo può essere trovato anche nella penisola arabica e nella penisola indiana, con alcuni avvistamenti anche in Sri Lanka e nell’arcipelago indonesiano. Habitat tipici sono foreste subtropicali umide o savane alberate, ma anche il leopardo è molto versatile e può vivere in foreste di latifoglie o savane erbose. Naturalmente si nota come prediliga ambienti con maggiore vegetazione arborea rispetto al ghepardo.
La ragione di tale preferenza è legata alla tecnica di caccia, che non è costituita da un avvicinamento con un successivo inseguimento, ma piuttosto da un agguato, con il felino che rimane immobile, mimetizzato tra la vegetazione, e attende l’avvicinarsi di una preda per poi ghermirla con un rapido balzo. Le prede sono tra le più varie, un leopardo mangia tendenzialmente tutto ciò che gli si propone nei suoi habitat tipici: si passa dalle scimmie agli ungulati anche di grossa taglia, con la presenza anche di rettili, uccelli di grandi dimensioni e persino pesci. Il leopardo non disdegna dunque l’acqua ed è capace di arrampicarsi sugli alberi, issando con lui anche le proprie prede per consumarle al sicuro da attacchi di altri predatori che potrebbero rubarle (primo fra tutti il leone in contesti di savana). Ghepardo e leopardo possono dunque incontrarsi nei propri territori di caccia, ma ad eccezione dell’habitat, condividono ben poco in termini di morfologia e di stili di vita.
IL Giaguaro, Panthera onca (Linnaeus, 1758)
Il giaguaro è la specie fisicamente più grande e massiccia. Stretto parente del leopardo, è di aspetto molto simile ed è distinguibile per un cranio più largo e robusto e per il manto. Pur presentando il pattern a rosette, infatti, il giaguaro mostra rosette più grandi, con macchie nere più piccole anche la centro della rosetta e non solo lungo il perimetro. Le zampe massicce permettono anche a questa specie di arrampicarsi sugli alberi.
Una distinzione fondamentale con le altre 2 specie trattate sta nell’areale, il giaguaro è infatti un felide americano, diffuso dal sud del Messico al centro dell’America meridionale. La sua distribuzione è sovrapponibile a quella delle foreste equatoriali e subtropicali americane, che ne costituiscono l’habitat prediletto. In natura dunque non sarà mai possibile osservare un giaguaro vicino al simile leopardo, poiché quest’ultimo non è presente in America. Inoltre, il giaguaro presenta un’affinità con l’acqua di molto superiore a quella degli altri felidi trattati, essendo un ottimo nuotatore, che non di rado attraversa fiumi e pozze, nonché un eccellente “pescatore”. Tale caratteristica non deve stupire dato l’elevato tasso di umidità e piovosità tipico delle regioni sudamericane considerate.
La tecnica di caccia è simile a quella del leopardo, sebbene sia attuata in contesti di vegetazione più fitta oppure in aree parzialmente sommerse dall’acqua. Tra le specie maggiormente consumate troviamo: grossi roditori come il capibara, pecari, ma anche caimani e tartarughe. Non di rado i giaguari uccidono anche altri carnivori con cui competono per la caccia alle prede più piccole, tra questi troviamo margay (Leopardus wiedii), ocelot (Leopardus pardalis), puma (Puma concolor) e crisocione (Chrysocyon brachyurus). Spesso le carcasse di questi predatori vengono abbandonate senza essere consumate, si crede dunque che la loro uccisione sia più che altro dettata da necessità di ridurre la competizione, piuttosto che da esigenze alimentari.
Essendo dotato di una mascella molto più robusta e di un morso molto più forte degli altri due felini analizzati, il giaguaro può rompere con facilità scudi dermici di caimani e tartarughe, e può uccidere le altre prede con un morso alla nuca in grado di bucare la scatola cranica. Leopardo e ghepardo, invece, devono uccidere le loro prede per soffocamento, con un morso alla gola oppure mordendo il muso in modo da tappare sia la bocca che le narici della propria preda.
Considerazioni finali e curiosità sul manto
Come si è visto, ghepardo, leopardo e giaguaro, pur essendo simili per alcuni aspetti, si dimostrano totalmente differenti per talune peculiarità. Il ghepardo è sicuramente il più dissimile, essendo un predatore esile, specializzato nella corsa, tipico delle savane africane. Le altre 2 specie sono più difficilmente distinguibili poiché hanno ruoli ecologici comparabili e aspetto simile; ma mentre il leopardo è più piccolo e diffuso in Africa e parte dell’Asia, il giaguaro è più grande e esclusivamente americano.
Morfologie differenti
Tutte le tre specie analizzate possono presentare un aspetto del manto differente. Alcuni ghepardi possono presentare un pattern a macchie nere più grandi e allungate, di dimensioni molto diverse e addensate nella zona dorsale. Tale manto, frutto di una mutazione genetica, era un tempo considerato caratteristica di una specie a sé stante, detta “ghepardo reale”.
Per ciò che riguarda giaguaro e leopardo, possono essere presenti individui completamente neri, legati ad una caratteristica genetica ereditabile detta melanismo. Gli individui melanici mantengono visibile un lieve pattern a rosette distinguibile a stento nel manto scuro uniforme e vengono chiamati volgarmente “pantere nere”.
Tabella riassuntiva
Bibliografia
- Luke Hunter. “Guida ai felidi selvatici del mondo” Ricca editore, 2015
- IUCN red list, Cheetah (Acinonyx jubatus)
- IUCN red list, Leopard (Panthera pardus)
- IUCN red list, Jaguar (Panthera onca)