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World AIDS Day 2019: una malattia ancora da sconfiggere

L'OMS spinge per accelerare i provvedimenti contro le infezioni da HIV

Al momento non è ancora possibile curare l’infezione da HIV, ma la si può trattare per ridurne l’impatto sulla salute. Tuttavia, la World Health Organization stima che oltre il 20% degli infetti da HIV non abbia ancora ricevuto una diagnosi, principalmente fra gli adolescenti, e sottolinea che è necessario che i sistemi sanitari compiano ancora molti sforzi per prevenire e trattare questa infezione.

Che cos’è l’AIDS

Con il termine AIDS (Acquired Immuno-Deficiency Syndrome) si indica lo stadio terminale dell’infezione determinata dall’HIV (Human Immunodeficiency Virus), un retrovirus. Questi virus hanno la peculiarità di produrre l’enzima trascrittasi inversa, che consente loro di trasformare il proprio genoma (costituito da un filamento di RNA) in un doppio filamento di DNA. In tal modo diviene possibile per questi virus integrarsi nelle cellule e così infettatarle, generalmente i linfociti (cellule del sistema immunitario). Con il passare del tempo la diffusione del virus nell’organismo determina un indebolimento immunitario, rendendolo via via più suscettibile a tumori e infezioni – da cui il nome della malattia, “immunodeficienza”.

A causa della capacità retrovirale e delle frequenti mutazioni che rendono queste cellule resistenti ai farmaci è ancora impossibile guarire completamente chi ne viene infettato. Tuttavia esistono diversi trattamenti (come la terapia cART) che consentono di restituire ai pazienti una buona qualità della vita e diminuire l’infettività del virus, ovvero la sua capacità di diffondersi ad altri individui. Ultimamente, inoltre, sono in sperimentazione farmaci che rinforzino il sistema immunitario e vaccini contro il virus dell’HIV.

Trasmissione della malattia e popolazioni a rischio

Il contagio da questo virus è possibile mediante tre diverse modalità.

La via principale attraverso la quale si trasmette l’HIV è quella sessuale, a causa del contatto fra liquidi biologici infetti e mucose. Sono a rischio quindi tutti gli individui sessualmente attivi che non utilizzano protezioni adeguate: l’Istituto Superiore di Sanità riferisce che oltre l’80% delle infezioni diagnosticate in Italia è attribuibile a rapporti sessuali non protetti. La possibilità di contagio è maggiore quando sono presenti lacerazioni nel contatto, come è frequente nei rapporti anali: motivo per cui gli uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini sono particolarmente a rischio.

La trasmissione per via verticale (ovvero fra madre e figlio) si può verificare durante la gravidanza o tramite il latte materno, con un 15%-45% di probabilità se la madre è infetta da HIV. Questa probabilità può essere ridotta al 2% somministrando zidovudina (Azt, il primo farmaco usato contro l’HIV) a gestante e neonato. Tuttavia soltanto nella metà dei casi i bambini ricevono diagnosi e trattamento in tempo e in due terzi di questi casi le medicine non sono ottimali e così non guariscono i pazienti.

La terza modalità di trasmissione, infine, è quella ematica, ovvero tramite scambi di sangue infetto, come attraverso trasfusioni, ferite, lame e siringhe. A causa di questo sono a rischio le categorie di tossicodipendenti che si scambiano materiali impiegati per iniettarsi sostanze psicotrope. Ma anche tutti coloro su cui vengono impiegati aghi e altri strumenti taglienti non sterilizzati: si può essere infettati da HIV in seguito ad agopuntura, operazioni chirurgiche non controllate, sedute di tatuaggi o piercing e simili.

È importante quindi non dare per scontato che soltanto certe categorie siano a rischio, come sottolinea l’UNICEF. Anche carcerati, prostitute e i loro clienti sono fra le popolazioni più colpite, ma non solo: ad esempio bisogna considerare che la presenza di infezioni da altre malattie sessualmente trasmissibili aumenta la possibilità di contagio da HIV.

La Giornata Mondiale dell’AIDS: il problema è ancora grave

Sono molti i progressi ottenuti in questo campo: in diciotto anni le nuove infezioni sono diminuite del 37% e i decessi correlati al virus dell’HIV sono decresciuti del 45%, con oltre 13 milioni di persone mantenute in vita grazie alle terapie antiretrovirali.

Tuttavia l’OMS, oltre che celebrare questi successi, si focalizza su quanto c’è ancora da fare, stimolando i governi di tutto il mondo a velocizzare le diagnosi, a migliorare la prevenzione e a stimolare la produzione di nuovi farmaci. Senza un aumento dei provvedimenti il WHO stima che non sarà raggiunto l’obiettivo del 2020 UNAIDS, per il quale il 90% dei contagiati dovrebbe essere consapevole della propria sieropositività, il 90% dei malati dovrebbe essere sotto terapia e il 90% di questi abbia un virus soppresso.

In effetti, siamo ben lungi dal raggiungere questo risultato. Al momento le percentuali mondiali si attestano rispettivamente a 79%, 62% e 53% circa.

Una problematica risiede nella insufficienza di test diagnostici. Un terzo delle nuove diagnosi viene fatta troppo tardi, quando già si sono presentati sintomi o altre infezioni correlati all’AIDS e quindi la malattia è già in stadio avanzato. Anche in Paesi del primo o secondo mondo si osserva questo fenomeno: in Italia più della metà delle diagnosi vede la malattia già in fase avanzata. L’OMS sottolinea quindi l’importanza dell’effettuare test precocemente e dell’incoraggiare chiunque a sottoporvisi, anche mediante test di autodiagnosi. Specifica infatti che l’imposizione del test da parte dello stato o degli ospedali «non è accettabile in quanto mina la buona pratica della salute pubblica e lede i diritti umani».

In Italia il test in ospedale (che richiede solo un prelievo di sangue) è gratuito e anonimo e il test autodiagnostico si può acquistare in farmacia a circa venti euro.

Un altro problema risiede nell’interruzione dei trattamenti. L’OMS riscontra come soluzione il supporto delle comunità, che aumenta la probabilità che il trattamento venga continuato ed è vantaggioso anche perché diminuisce il carico di lavoro del personale sanitario. È quindi essenziale che vengano sfatati i pregiudizi che esistono circa la trasmissione dell’AIDS, che non avviene tramite scambi di saliva, sudore, punture d’insetto: è del tutto sicuro scambiarsi i vestiti, nuotare e condividere cibo con una persona sieropositiva. Come sottolinea l’UNICEF, «l’HIV non si contagia con comportamenti sociali quotidiani»: le uniche accortezze di semplici conviventi dovrebbero prevedere il non scambiarsi spazzolini e lamette e fare attenzione quando si hanno ferite in bocca.

Il più importante fattore riguardante l’AIDS è la mancanza di prevenzione. L’anno scorso quasi due milioni di persone sono state infettate dal virus HIV, di cui il 95% in Europa dell’est, Asia centrale e nord ovest africano. Gli adolescenti sono particolarmente a rischio: l’OMS stima che siano 30 all’ora le nuove infezioni che li colpiscono e nel 75% dei casi si tratta di ragazzine.

Come prevenire

Dal momento che una cura non esiste, la prevenzione è enormemente importante. Diversamente da altre malattie, inoltre, è possibile evitare l’infezione da HIV al 100%.

Non bisogna sottoporsi a iniezioni, agopuntura, mesoterapia, tatuaggi e piercing a meno che gli aghi utilizzati siano monouso. È inoltre sconsigliata l’assunzione di droghe in generale anche perché queste alterano le capacità di valutazione e quindi aumentano la possibilità di contrarre l’AIDS in altri modi.

Il rischio di trasmissione per via sessuale si può ridurre grazie ad astensione, avendo solo rapporti con un partner non infetto o utilizzando protezioni efficaci. Le lavande vaginali dopo il rapporto sessuale non proteggono dalla possibilità di infezioni, così come il coito interrotto o metodi contraccettivi quali la spirale, il diaframma e la pillola, dal momento che non impediscono il contatto fra fluidi corporei e mucose. Il miglior metodo di prevenzione resta quello dell’utilizzo del preservativo, l’unico contraccettivo in grado di impedire il contagio da ogni tipo di MST (malattie sessualmente trasmissibili). È importante che vengano presi degli accorgimenti nel suo utilizzo: evitarne la compromissione, proteggendolo da pieghe, lacerazioni e fonti di calore (anche evitando di tenerlo in tasca); usarlo una volta sola; indossarlo dall’inizio alla fine del rapporto. Va utilizzato anche nei rapporti orali.

La circoncisione riduce la probabilità di trasmissione da donna a uomo di circa il 60%. Questo metodo preventivo è consigliato dall’OMS come non sostituibile da altri metodi preventivi.

È consigliato a tutti i potenziali genitori di sottoporsi al test per l’HIV in modo da poter eventualmente trattare il bambino.

L’Istituto Superiore di Sanità nella Giornata Mondiale dell’AIDS (1° dicembre) metterà a disposizione il servizio “Telefono Verde AIDS e Infezioni Sessualmente Trasmesse” 800861061, attivo dalle 10.00 alle 18.00.

Fonti

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