Correva l’anno 1971 quando Linus Pauling, due volte vincitore del premio Nobel, pubblicò il libro “Vitamin C and common cold”. Il libro parlava di come l’assunzione quotidiana di almeno 1000 mg della vitamina (ben più della dose giornaliera raccomandata. di 90-70 mg die) sarebbe stata in grado di prevenire l’insorgenza del raffreddore nel 15% del campione analizzato. Questo supposto effetto della vitamina C divenne ben presto un luogo comune: alzi la mano chi non ha mai sentito dire dalla propria mamma o nonna “bevi un po’ di spremuta d’arancia che ti fa passare il raffreddore” oppure “mangia un po’ di arance che gira l’influenza”.
Ma è vero che la vitamina C previene o addirittura cura il raffreddore?
Per poter rispondere a questa domanda, come prima cosa si deve capire cosa sia la vitamina C.
Vitamina C (Acido Ascorbico)
Questa sostanza, nota anche come acido ascorbico, è una molecola idrosolubile molto importante per il nostro organismo, sia per il suo ruolo di potente antiossidante che per i numerosi processi in cui è coinvolta, come ad esempio la trasmissione dell’impulso nervoso e la sintesi del collagene Questa sostanza è una delle principali proteine animali che funge da “collante” per tessuti e organi. La sua degradazione è una delle cause dell’insorgenza delle rughe con l’avanzare dell’età.
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La scoperta dell’acido ascorbico risale agli inizi del 1700 quando James Lind, chirurgo della Marina Britannica, sottopose a delle analisi i marinai malati di scorbuto. Questa patologia è dovuta alla carenza di collagene e tra i suoi vari sintomi il più tipico è la caduta dei denti dovuta alla degenerazione delle gengive. La scoperta della relazione tra scorbuto e vitamina C fu del tutto causale. Il chirurgo, infatti, prescrisse una razione giornaliera di arance e limoni ai marinai affetti e notò in loro un netto miglioramento.
Perchè allora i marinai si ammalavano di scorbuto? Si deve pensare che al tempo essere marinaio voleva dire passare anche più di un anno in nave senza mai attraccare. Inevitabilmente la loro alimentazione era squilibrata, povera e sicuramente carente di alimenti contenenti vitamina C (come, appunto, gli agrumi). Per questo motivo, a lungo andare, i soggetti iniziavano ad avere un grave deficit di vitamina C e quindi problemi nella sintesi del collagene.
Pauling e l’amore per la vitamina C
Ma allora che relazione c’è tra il raffreddore e la vitamina C?
Beh, apparentemente nessuna. La prima correlazione “degna di nota” risale alla ferma convinzione di Linus Pauling che la vitamina C fosse in grado di curare e prevenire numerose patologie tra cui proprio il raffreddore e l’influenza. Pauling, infatti, era sicuro di non aver contratto nè l’influenza nè il raffreddore per più di vent’anni proprio grazie all’elevata dose di vitamina C che assumeva quotidianamente
Sulla base di questa considerazione aneddotica, che mostra come anche i premi Nobel possano sbagliare se abbandonano il rigore del metodo scientifico, decise di riunire i pochi studi presenti in letteratura che parlavano del ruolo dell’acido ascorbico nella cura e nella prevenzione delle due patologie in un unica pubblicazione: “Vitamin C and the common cold”.
Negli esperimenti riportati vennero sottoposti due gruppi di 140 persone l’uno, scelti causalmente e entrambi sani, ad uno studio a doppio cieco, cioè nel quale nè il medico nè il paziente sanno cosa è contenuto nella pillola. Al gruppo 1 venne somministrata una dose giornaliera di 1000 mg minimo di acido ascorbico, mentre al gruppo 2 venne somministrato un placebo (pastiglia senza nessun principio attivo).
Come prima cosa vennero escluse le persone che si ammalarono nel giro di qualche giorno, in quanto già infettati da prima dell’inizio dello studio. Successivamente, dopo un periodo di circa un anno, vennero analizzate quante persone effettivamente si ammalarono: nel gruppo 1 i soggetti che ebbero l’influenza furono 17/140, mentre nel gruppo 2 furono 31/140, inoltre chi aveva assunto la vitamina C affermò anche di aver avuto una forma più lieve di raffreddore.
Partendo da tali risultati creò una statistica che vide circa un 15% di probabilità di non contrarre influenza o raffreddore grazie all’assunzione della vitamina.
Recentemente si decise di riprovare gli stessi trial, ma con un gruppo di persone più ristretto. I risultati ottenuti furono molto contrastanti, come d’altronde sono anche quelli in letteratura. C’era però una costante, ovvero una guarigione più veloce (statisticamente di 4-5 ore), nei soggetti che assumevano giornalmente la vitamina C.
Per quanto riguarda il suo ruolo nella prevenzione da influenza e raffreddore sono, quindi, ancora assenti le evidenze scientifiche necessarie per attestare la veridicità dell’affermazione.
Perché assumiamo molta vitamina C?
Nonostante l’assenza di evidenze scientifiche sulle sue proprietà preventive, la vitamina C è fortemente presente nella nostra dieta. È possibile trovarla negli integratori alimentari, aggiunta a numerosi cibi o addizionata a farmaci connessi a influenza e raffreddore.
In sostanza ne abusiamo, grazie all’assenza di effetti collaterali per via della natura chimica di questa molecola. Essa infatti è un composto idrosolubile e per questo motivo le quantità in eccesso rispetto alla dose giornaliera raccomandata verranno eliminate con le urine invece di esercitare alcun effetto tossico.
Concludendo, l’acido ascorbico è sicuramente una vitamina molto importante per il nostro organismo e per questo è bene assumerne la dose giornaliera consigliata, ma un suo abuso non eviterà l’insorgenza del raffreddore nelle fredde giornate d’inverno.
Bibliografia
- “Vitamin C and common cold”, Linus Pauling
- “Vitamina C, The state of the art in disease prevention sixty years after the Nobel Prize”, Authors: PAOLETTI, R., Sies, H., Bug, J., Grossi, E., Poli, A.
- I principi di Biochimica, Lehininger, D. L. Nelson, M. M. Cox