La Victoria amazonica è una pianta acquatica della famiglia delle Nymphaeaceae, deve il suo nome al botanico inglese John Lindley (1799-1865) che nel 1837 lo scelse in onore della regina Vittoria. Si presenta come una sorta di grande ninfea, con foglie tonde con il bordo rialzato, simili a enormi vassoi circolari che possono raggiungere i 2,5 m di diametro e che sono ancorati al terreno da lunghi steli derivati da un fusto sotterrato nel fango.
Caratteristiche
La prima caratteristica che rende più che interessante la Victoria amazonica è data dalla sua architettura, infatti nella pagina inferiore delle sue grandi foglie, di colore rosso porpora e coperta di spine che la proteggono dagli attacchi di pesci ed erbivori, si estende una fitta rete di nervature molto pronunciate che dona robustezza alla struttura e al contempo forma camere che intrappolano l’aria e permettono di mantenere a galla la grande massa della foglia. Il compito viene svolto in maniera talmente efficiente da rendere le foglie in grado di sopportare carichi relativamente molto elevati che arrivano fino a 45 kg se ben distribuiti. Il secondo aspetto particolare che rende la Victoria amazonica unica è rappresentato dalla strategia che utilizza il suo fiore per favorire l’impollinazione.
Impollinazione
Il fiore si presenta come un enorme fiore bianco dall’aspetto tipico delle ninfe; la prima notte attira gli insetti impollinatori, in questo caso rappresentati da grossi scarabei, attraverso il rilascio di un’aroma molto dolce e la contemporanea produzione di calore, tramite una reazione termochimica detta termogenesi. In questo modo gli insetti sono maggiormente attratti ad entrare all’interno della corolla del fiore, dove trovano un caldo rifugio con una riserva alimentare zuccherina; in questa fase il fiore è esclusivamente femminile e accoglie il polline che gli insetti hanno precedentemente raccolto dalle piante vicine, che viene depositato sugli stimmi, favorendo la fecondazione.
Nel frattempo la chiusura dei petali blocca i coleotteri all’interno del fiore fino alla sera successiva. La mattina seguente la pianta inizia una seconda fase del processo riproduttivo; qui il fiore si trasforma e assume caratteri maschili attraverso la maturazione delle antere e il polline viene rilasciato all’interno della camera formata dai petali chiusi che imprigiona gli insetti impollinatori, in modo tale da ricaricare i vettori dei gameti maschili.
La sera seguente avviene l’ultimo passaggio, il fiore si riapre mostrando caratteristiche nuove, i petali infatti non sono più bianchi ma rosso porpora, segno dell’avvenuta fecondazione; non emette più calore ne odori perciò gli insetti che erano suoi prigionieri non hanno alcun motivo di rimanere in esso e sono liberi di migrare verso un nuovo fiore.
L’ultima geniale accortezza usata dalla Victoria amazonica per favorire la fecondazione tra individui diversi è rappresentata dall’apertura di un solo fiore per pianta a sera.