Molto spesso, le farfalle vengono etichettate come creature delicate, fragili e dalla vita breve. Impossibile non pensarlo, visto il loro aspetto. Se la maggior parte delle volte queste credenze sono vere, è anche vero che alcune specie di lepidotteri si fanno notare per la loro grande resistenza e per una vita non proprio breve (almeno dal punto di vista degli insetti). Siamo letteralmente pieni di esempi che ci svolazzano sotto il naso tutti i giorni, a partire dalle cosiddette “cavolaie” (Pieris sp.), farfalle letteralmente infestanti e non proprio gradite agli agricoltori, davvero dure a morire.
Volete un esempio oltreoceano? Pensate alla farfalla monarca (Danaus plexippus), tipicamente americana, che mette in atto una migrazione davvero sorprendente volando per miglia e miglia. Tuttavia in casa nostra l’esempio più fulgido sono le vanesse, farfalle appartenenti alla famiglia Nymphalidae (e per la precisione alla sottofamiglia Nymphalinae). Si tratta di lepidotteri non solo vivacemente colorati, ma anche particolarmente energici e resistenti.
La specie più comune, che si può vedere piuttosto facilmente in qualunque giardino di qualunque città, è senza dubbio Vanessa atalanta. Altre specie, in ordine sparso, sono Vanessa cardui, Aglais urticae, Aglais io, Polygonia c-album, Polygonia egea, Nymphalis antiopa e Nymphalis polychloros. Alcune sono più comuni, altre più rare. Tutte presentano una diffusione piuttosto ampia, a testimonianza della loro grande adattabilità, e i loro bruchi si nutrono di piante piuttosto comuni.
La pianta nutrice più gettonata è l’ortica, presente praticamente dappertutto: basare la propria esistenza sull’ortica è stata una delle chiavi del successo di queste farfalle, poichè -come tutti sanno- si tratta di una specie letteralmente infestante a livello pressochè globale. E quando i loro bruchi non si nutrono di ortica, la loro pianta nutrice resta comunque piuttosto diffusa: in quel caso, a seconda della specie, si parla di parietaria, cardo, olmo, salice o pioppo.
Ai più attenti non sarà sfuggito un dettaglio accattivante: capita di veder volare queste specie tutto l’anno. Eh già, in barba allo stereotipo che le farfalle volano solo col caldo e con la bella stagione. Questo perchè le vanesse vanno in letargo. Avete capito bene: queste farfalle non vivono pochi giorni come i luoghi comuni vorrebbero.
Normalmente riescono a vivere qualche settimana, ma l’ultima generazione che viene alla luce prima dell’autunno, per qualche ragione, è più longeva delle generazioni primaverili. Così, col sopraggiungere dei primi freschi e con l’accorciarsi delle giornate, questi lepidotteri cercano un cantuccio sicuro e cadono in una sorta di torpore. Sembra incredibile, eppure anche questi insetti cadono in letargo! E si accontentano di poco: una soffitta, un garage, un anfratto in un muro, un buco in un albero.
Durante le giornate invernali soleggiate e tiepide possono occasionalmente svolazzare qua e là per sgranchirsi le ali e immagazzinare un po’ di calore (la prossima volta che vedrete una Vanessa atalanta in pieno gennaio adesso sapete perchè), ma è solo con la fine dell’inverno che tornano operative al 100%. A questo punto, non gli resta molto da vivere. Impiegano i pochi giorni disponibili per cercarsi un partner, accoppiarsi e deporre le uova. La nuova generazione di vanesse verrà alla luce in piena primavera. Ecco quindi sfatato il mito delle farfalle viste come creature fragili e delicate: le vanesse sono macchine da guerra in miniatura: belle, variopinte, energiche e resistenti.
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