L’enigmatico cranio di Ceprano, rinvenuto nell’omonimo comune in provincia di Frosinone nel 1994, ha dato del filo da torcere ai paleoantropologi per decenni. Grazie alle moderne tecniche di ricostruzione 3D è stato recentemente possibile riassemblare con precisione ciò che restava del cranio ed eliminare la deformazione subita dalle ossa in seguito al loro seppellimento. In questo modo è stato possibile dare conferma ad un’ipotesi notevole, ovvero che tale cranio appartiene ad un esemplare di Homo heidelbergensis, l’antenato comune di Homo sapiens e Homo neanderthalensis, vissuto circa 400 mila anni fa.
Il cranio di Ceprano sembra oggi aver finalmente trovato una collocazione definitiva all’interno dell’albero genealogico del genere Homo. I resti di questo ominide, con tutta probabilità, appartengono alla specie H. heidelbergensis, l’antenato comune di Homo sapiens e Homo neanderthalensis, vissuto circa 400 mila anni fa. La conferma dell’ipotesi che questo cranio appartenga alla specie H. heidelbergensis la dobbiamo ad un corposo gruppo di ricerca dell’Università “La Sapienza” di Roma, il quale ha raggiunto tali importanti conclusioni grazie alla collaborazione con il Centro internazionale di fisica teorica “Abdus Salam” di Trieste.
I risultati sono stati pubblicati sulla rivista “Scientific Reports” che fa capo al gruppo editoriale della celeberrima “Nature” [1]. Questo cranio riveste una grande importanza a livello globale, non solo nel panorama della paleoantropologia italiana, proprio perché è uno dei rappresentanti dell’antenato comune tra H. sapiens e H. neanderthalensis in cui meglio si conservano caratteristiche morfologiche arcaiche, intermedie tra le due specie.
La scoperta
Il cranio venne alla luce nel lontano 1994, durante i lavori per la costruzione di una strada. L’esemplare era composto da una cinquantina di pezzi maggiori e circa 200 minori, quasi tutti appartenenti alle ossa del cranio.
Da subito la ricostruzione risultò problematica: un puzzle impossibile. Inizialmente si credette che il cranio avesse un’età compresa tra gli 800 mila e 900 mila anni e si ipotizzò che potesse essere appartenuto ad un Homo erectus o un Homo antecessor, se non addirittura a una nuova specie [2,3,4].
Più recentemente, grazie ad analisi approfondite [5,6,7], è stato possibile datare il cranio ad un’età di circa 400.000 anni, fatto che successivamente ha portato i paleoantropologi a stravolgere le ipotesi iniziali.
A partire dal 2011 si è fatta quindi strada l’idea che l’enigmatico cranio di Ceprano potesse rappresentare una forma arcaica di H. heidelbergensis sopravvissuta in Italia [8,9,10] quando ormai nel resto dell’Europa si diffondeva una sottospecie di H. heidelbergensis più derivata, con tratti simili a quelli propri dei Neanderthal.
La ricostruzione digitale del cranio
Una conferma di tale ipotesi è arrivata appunto alla fine di ottobre, grazie al lavoro prodotto dal gruppo di ricerca romano. Data la frammentazione dei reperti e il loro cattivo stato di conservazione si è optato per una ricostruzione digitale del cranio; i frammenti del cranio sono stati quindi scansionati grazie alla microtomografia computerizzata ad altissima risoluzione, la quale ha permesso di ottenere il modello virtuale di ciascun singolo pezzo.
A questo punto, i paleoantropologi si sono cimentati in quello che probabilmente è risultato essere uno dei puzzle più complicati al mondo e, rimettendo insieme tutti i frammenti, sono riusciti a risalire alla forma reale del cranio (Fig 1).
E non si sono fermati qui… Grazie ad uno speciale algoritmo sono riusciti a rimuove la deformazione plastica imposta sulle ossa del cranio dai sedimenti che lo hanno seppellito (Fig 2), permettendo così di risalire alla geometria originale del cranio di Ceprano, spazzando via ogni dubbio sulla attribuzione sistematica di questo esemplare.
- confermare l’ipotesi che l’esemplare di Ceprano rappresenti un ancestrale H. heidelbergensis, antenato comune dei Neanderthals e dei Sapiens
- supportare l’ipotesi che il cranio di Ceprano abbia un’età compresa tra i 430 e i 385 mila anni, essendo con tutta probabilità stato rinvenuto (ormai più di 20 anni fa) laddove in origine (nel Pleistocene medio) si depositò
Bibliografia
- Di Vincenzo, F., Profico, A., Bernardini, F., Cerroni, V., Dreossi, D., Schlager, S., … & Manzi, G. Digital reconstruction of the Ceprano calvarium (Italy), and implications for its interpretation. Scientific Reports 7, 13974 (2017)
- Ascenzi, A., Biddittu, I., Cassoli, P. F., Segre, A. G. & Segre-Naldini, E. A calvarium of late Homo erectus from Ceprano, Italy. Journal of Human Evolution 31, 409–423 (1996).
- Mallegni, F. et al. Homo cepranensis sp. nov. and the evolution of African-European Middle Pleistocene hominids. Comptes Rendus Palevol 2, 153–159 (2003).
- Ascenzi, A., Mallegni, F., Manzi, G., Segre, A. G. & Segre Naldini, E. A re-appraisal of Ceprano calvaria affinities with Homo erectus, after the new reconstruction. Journal of Human Evolution 39, 443–450 (2000).
- Manzi, G., Mallegni, F. & Ascenzi, A. A cranium for the earliest Europeans: Phylogenetic position of the hominid from Ceprano, Italy. Proceedings of the National Academy of Sciences 98, 10011–10016 (2001).
- Muttoni, G., Scardia, G., Kent, D. V., Swisher, C. C. & Manzi, G. Pleistocene magnetochronology of early hominin sites at Ceprano and Fontana Ranuccio, Italy. Earth and Planetary Science Letters 286, 255–268 (2009).
- Nomade, S., Muttoni, G., Guillou, H., Robin, E. & Scardia, G. First 40Ar/39Ar age of the Ceprano man (central Italy). Quaternary Geochronology 6, 453–457 (2011).
- Manzi, G. Humans of the Middle Pleistocene: The controversial calvarium from Ceprano (Italy) and its significance for the origin and variability of Homo heidelbergensis. Quaternary International 411, 254–261 (2016).
- Mounier, A., Condemi, S. & Manzi, G. The stem species of our species: a place for the archaic human cranium from Ceprano, Italy. PloS one 6, e18821 (2011).
- Manzi, G. On the trail of the genus Homo between archaic and derived morphologies. Journal of Anthropological Sciences 90, 99–116 (2012).