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Una sola sfumatura di rosso: Trasfusioni

Questo senza alcun dubbio è un post che gronda sangue, infatti tratta degli sforzi che la ricerca sta compiendo per superare le barriere che attualmente impediscono di poter effettuare trasfusioni da qualsiasi persona a qualsiasi altra. Ma andiamo con ordine.

Tra le cellule che compongono il nostro sangue quelle senza dubbio più importanti, perché ne determinano la funzione principale, sono gli eritrociti, i noti globuli rossi. Queste cellule non hanno nucleo, non hanno quasi organelli interni, ma in compenso sono strapieni di una proteina globulare chiamata emoglobina, capace, in soldoni, di legare ossigeno o anidride carbonica a seconda di quale è più abbondante e che quindi è la vera responsabile del trasferimento dell’ossigeno dai polmoni al resto del corpo e della CO2 in senso opposto.

I globuli rossi sono fatti in pratica solo di emoglobina, racchiusa in una membrana cellulare che da alle cellule una forma vagamente a “disco volante” e che a medici e ricercatori riserva invece delle fastidiose problematiche.
Sulla superficie della membrana infatti, sono presenti delle molecole (principalmente proteine, zuccheri, o lipidi) che sono dette antigeni perché permettono ai globuli rossi che le portano di essere riconosciuti dal sistema immunitario come cellule “autoctone”.

Gli antigeni più diffusi nella specie umana vengono detti di tipo A e di tipo B.

Chi abbia sui globuli rossi solo un tipo di antigene, entrambi o nessuno avrà un differente gruppo sanguigno (A, B, AB, 0) e, qui viene il brutto, potrà ricevere una trasfusione sanguigna solamente da individui con gruppo sanguigno compatibile pena il rigetto del sangue trasfuso che viene riconosciuto come estraneo dal sistema immunitario e combattuto come tale.
Questa eventualità, per nulla piacevole e molto rischiosa soprattutto durante una operazione debilitante, ha portato molti ricercatori a chiedersi come risolvere il problema dell’incompatibilità tra gruppi sanguigni portando ad alcuni risultati molto promettenti.

Una sola sfumatura di rosso: Trasfusioni

Una possibile soluzione potrebbe essere la creazione di “sangue artificiale”, come tentato da Silaghi-Dumitrescu (1). In pratica quest’equipe della Transilvania (!) sta sperimentando l’efficacia di una proteina, l’emeritrina, che svolge in alcuni vermi marini lo stesso ruolo che l’emoglobina svolge per i mammiferi ma con una efficacia molto maggiore. Piccole quantità di questa proteina potrebbero essere quindi un efficace sostituto della sacca di sangue che magari non si trova perché il gruppo sanguigno della persona operata è raro. Piccola curiosità, a differenza dell’emoglobina, l’emeritrina ha un colore viola e non rosso.

Un altro approccio recentemente sviluppato è quello di “lavare” il sangue dei donatori (2), grazie ad un enzima in grado di eliminare gli antigeni dalla membrana cellulare dei globuli rossi. Questo procedimento potrebbe permettere in futuro di rendere chiunque un donatore universale eliminando i rischi di rigetto.
Quale che sia la soluzione (o le soluzioni) che verranno adottate, il futuro delle terapie che richiedono trasfusioni appare roseo. Anzi, rosso.

  • Fonti

(1) Hathazi D, Mot AC, Vaida A, Scurtu F, Lupan I, Fischer-Fodor E, Damian G, Kurtz DM Jr, Silaghi-Dumitrescu R – Oxidative protection of hemoglobin and hemerythrin by cross-linking with a nonheme iron peroxidase: potentially improved oxygen carriers for use in blood substitutes – Biomacromolecules. 2014

(2) Kwan DH, Constantinescu I, Chapanian R, Higgins MA, Kötzler MP, Samain E, Boraston AB, Kizhakkedathu JN, Withers SG – Toward Efficient Enzymes for the Generation of Universal Blood through Structure-Guided Directed Evolution – J. Am. Chem. Soc., 2015, 137 (17).

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