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Nutrizionista: un lavoro da Biologo

Benvenuti a questa nuova puntata di “Un lavoro da Biologo”, la rubrica che intende esplorare le tantissime carriere alternative disponibili ai laureati in Scienze della Vita, ovvero in Biologia, Scienze Naturali e Biotecnologie. In occasione del primo anniversario di questo viaggio vi voglio parlare di una delle professioni che vanno ora per la maggiore, il Nutrizionista.
Condivide con noi la sua esperienza Daniele Romano.

In che ambito è inserita questa figura

Certamente il cibo è un elemento importantissimo nella nostra vita. Lo è perché mangiare le nostre pietanze preferite ci procura piacere e lo è perché influenza direttamente il nostro benessere psicofisico e la nostra salute.

In questo periodo storico c’è elevata consapevolezza verso l’importanza dell’alimentazione e sempre più persone sanno che alcune patologie possono essere combattute adottando un adeguato regime alimentare. Per esempio le malattie dell’apparato gastrointestinale come il colon irritabile, la gastrite e i diverticoli intestinali. Oppure le malattie metaboliche come, appunto, la sindrome metabolica e l’obesità, che nella società del benessere è sempre più diffusa tra i bambini.

Inoltre, un’alimentazione squilibrata è un fattore di rischio per malattie cardiovascolari e tumori. Una corretta alimentazione costituisce quindi una buona misura preventiva in tal senso.

Anche delle persone in salute possono però essere interessate ad intervenire sulla propria alimentazione, pensiamo per esempio a chi pratica sport. Molti atleti si allenano per incrementare le proprie prestazioni fisiche: una dieta apposita da accompagnare agli allenamenti permette loro di raggiungere più facilmente gli obiettivi di performance che si sono prefissati e di stabilirne di più elevati, diminuendo la cosiddetta massa grassa per aumentare la massa magra, ovvero la muscolatura.

Per finire, anche l’occhio vuole la sua parte. I canoni estetici convincono molte persone che vi si vogliono adeguare a modificare il proprio regime alimentare per modificare la propria fisicità, in un senso o in un altro. Il professionista a cui ci si può rivolgere per avere una valutazione oggettiva del proprio stato nutrizionale e richiedere una dieta personalizzata coerente con le proprie necessità è appunto il nutrizionista.

Il Nutrizionista

Buona parte dei nutrizionisti, ci racconta Daniele, lavora in regime di libera professione.
Mi focalizzerò quindi nel tratteggiare questa particolare modalità di svolgimento della professione.

Che lavori in solitaria oppure collaborando con altri professionisti, il lavoro del nutrizionista inizia con la prima visita ad un nuovo paziente, che riceve nel proprio studio. In questa occasione che tipicamente dura un’ora deve carpire il maggior numero di informazioni possibili sul paziente e sul suo stato nutrizionale che misura in termini oggettivi con gli strumenti fisici e concettuali che ha a disposizione.

Questi strumenti vanno dai più ovvi e tradizionali a quelli più recenti. Questi ultimi frutto di tecnologie più avanzate, appositamente pensati per affinare la sua capacità “diagnostica”.
Tra i primi troviamo il metro da sarto, utilizzato per misurare le circonferenze corporee come il giro vita o quelle degli arti e confrontare i risultati in diversi momenti del percorso di cura, la bilancia stadiometrica e il calibro, necessari rispettivamente per conoscere il peso e l’altezza del paziente e per misurare lo spessore delle sue ossa, confrontandolo con la loro lunghezza.

Queste misurazioni, insieme alle informazioni anagrafiche del paziente, permettono di definirlo in una delle categorie di costituzione fisica fornite dalla letteratura scientifica.
Per esempio, una persona può essere categorizzata come di taglia piccola, media o grande e di costituzione “brevilinea”, “normolinea” o “longilinea”. In base a questo il nutrizionista può contestualizzare e interpretare le successive misurazioni.

Altro strumento proprio della professione è il plicometro, usato per misurare lo spessore di doppi strati di derma e grasso chiamati pliche sottocutanee che il nutrizionista va ad individuare in precisi luoghi corporei. Il loro spessore in millimetri, grazie a delle apposite formule fornite dalla letteratura scientifica, può essere direttamente correlato alla percentuale di massa grassa corporea.

Uno strumento di genesi più recente è il bioimpedenziometro, uno strumento che permette di misurare con precisione la percentuale totale di massa magra, massa grassa e stato di idratazione dell’intero organismo grazie al passaggio attraverso il corpo del paziente di una corrente elettrica multifrequenza, a bassa intensità e quindi del tutto non percepibile, che incontra una differente resistenza da parte del tessuto adiposo e di quello muscolare.

Uno strumento molto costoso e quindi non così diffuso negli studi dei nutrizionisti è l’adipometro. Si tratta di un’applicazione dell’ecografia, molto utilizzata nella diagnostica medica, che permette di visualizzare distribuzione e forma del tessuto adiposo.

Daniele tiene a sottolineare che ciascuno di questi strumenti e metodi permette di ottenere informazioni in parte differenti. Quindi l’uso di ogni strumento è da considerarsi integrativo rispetto agli altri metodi. Il loro eventuale utilizzo in concomitanza permette di dare una fotografia della situazione con il miglior dettaglio necessario caso per caso.

Valutato lo stato nutrizionale del paziente, sempre durante la prima visita si fa una bella chiaccherata in cui il nutrizionista cerca di farsi un’idea chiara del caso. A seconda dello stato nutrizionale del paziente e dei suoi obiettivi le informazioni rilevanti possono essere differenti. Sarà l’esperienza del professionista a suggerirgli in che direzione indagare.

Per esempio, il paziente dirà al nutrizionista di eventuali patologie e operazioni chirurgiche subite in passato, meglio se supportando le proprie dichiarazioni con copie di esami o referti medici. Anche conoscere, quantomeno a grandi linee, la storia delle fluttuazioni di peso del paziente può essere utile in determinate circostanze. Altre informazioni utili all’elaborazione della dieta sono lo stile di vita del paziente, se svolge attività fisica e che rapporto ha in generale con l’alimentazione.

Nel caso di sportivi che vogliano essere accompagnati nei loro allenamenti da una dieta appropriata sarà invece importante sapere com’è strutturato il loro allenamento.

Una volta salutato il paziente il nutrizionista deduce quale sia la dieta più appropriata per il caso in questione processando i dati che ha raccolto grazie all’ausilio di formule date dalla letteratura, talvolta inserite manualmente in un foglio di calcolo da lui costruito ad hoc o in altri casi usando programmi specifici che svolgono questo genere di calcoli per i professionisti della nutrizione. Quest’ultima opzione riduce significativamente il tempo richiesto all’elaborazione della dieta.

Lo sapevi? Esiste anche il Nutrizionista Animale

Dopo averla recapitata al paziente inizierà una fase di monitoraggio dello svolgimento della dieta e di controllo dei suoi esiti. Come rimanere in contatto coi clienti è a completa discrezione del professionista e può limitarsi alle sole visite di controllo. In questi incontri più brevi, con gli stessi metodi il nutrizionista fotografa i progressi del paziente e ne monitora i progressi verso gli obiettivi prefissati. Oppure si può prevedere una corrispondenza continua, che sia via mail o più informalmente tramite i social media.

In quanto libero professionista, sta al nutrizionista organizzare le sue giornate lavorative. Le attività tra le quali giostrarsi sono principalmente le visite, l’elaborazione delle diete e rispondere ai messaggi e alle mail dei pazienti.

Capita però talvolta che un nutrizionista sia chiamato a rispondere a richieste di tipo differente.
Tipicamente infatti le aziende di ristorazione collettiva si rivolgono a dei consulenti nutrizionisti per elaborare i propri menù con delle alternative bilanciate, le farmacie organizzano delle attività promozionali nelle quali nutrizionisti vengono coinvolti in qualità di esperti di alimentazione per stati patologici oppure molto richieste sono anche attività di educazione alimentare quali corsi per bambini nelle scuole, conferenze per conto di aziende oppure rivolte a pubblici di sportivi come i frequentatori delle palestre. Se offrire questo tipo di “servizi collaterali” sta ovviamente al singolo professionista.

Chi può fare il nutrizionista?

I professionisti abilitati ad elaborare piani nutrizionali sono essenzialmente tre: i medici, i dietisti e i nutrizionisti.

Ogni medico può elaborare diete, anche per stati patologici, e tipicamente lavorano sia in ospedale che in libera professione. A queste figure spetta in maniera esclusiva la responsabilità di diagnosticare patologie, ordinare lo svolgimento di esami specialistici e prescrivere farmaci.

I dietisti sono una figura al contempo specializzata, seguono una formazione focalizzata sulla nutrizione umana, e non autonoma poiché la loro facoltà di elaborare diete è subordinata ad un parere medico.

Per quanto riguarda i nutrizionisti, la legge italiana prevede che possa esercitare la professione chiunque sia iscritto all’Ordine Nazionale dei Biologi Sezione A.
A tale albo può accedere, previo superamento dell’Esame di Stato, chiunque sia in possesso di una Laurea Magistrale (o Vecchio Ordinamento, o Specialistica) in Biologia, Biotecnologie (Agrarie, Industriali, Mediche, Veterinarie e Farmaceutiche), Scienze e tecnologie per l’ambiente e il territorio e, naturalmente, Scienze della nutrizione umana.

Pur essendo essenziale avere ufficialmente titolo a esercitare la professione, di fondamentale importanza è anche la propria storia formativa individuale. Non tutte queste lauree, infatti, assicurano una solida base teorico-pratica nel campo della nutrizione umana. A disposizione dei professionisti che vogliano acquisire competenze adeguate per avviarsi alla professione sono a disposizione numerosi master di durata annuale, anche in eLearning, come anche le Scuole di Specializzazione in Nutrizione Umana, di durata quadriennale e che danno la possibilità di essere equiparati ai medici ai fini dei concorsi in ospedali pubblici.

Un aiuto concreto alla preparazione dei nutrizionisti arriva dal meccanismo della Educazione Continua in Medicina (ECM). Questo sistema prevede che chiunque sia iscritto all’ONB ed eserciti la libera professione debba necessariamente seguire ogni anno dei corsi di aggiornamento. Una mancata frequenza non permette di mantenere l’iscrizione all’ordine professionale e, dunque, la possibilità di esercitare come nutrizionisti.

Per quanto riguarda le soft skills, qualunque libero professionista è tenuto a gestire da sé il proprio lavoro, decidere i propri orari, stabilire i propri prezzi e calibrare la propria presenza mediatica per pubblicizzare l’attività. In questi compiti è facilitato da buone capacità organizzative e imprenditoriali. I nutrizionisti, in particolare, entrano in contatto con molte persone, decine di pazienti al mese. La professione richiede quindi di avere pazienza, empatia e un’ottima capacità di dialogo con persone di ogni estrazione culturale.

Cosa aspettarsi

Questo è un periodo di grande attenzione mediatica e consapevolezza sul tema alimentazione. Ma anche maggior confusione, in un contesto di informazione contraddittoria. Il nutrizionista è, quindi, una figura sempre più richiesta e necessaria. Come conseguenza di questo grande aumento del lavoro, si registra un aumento della concorrenza.

Oltre alla concorrenza qualificata vi sono spesso individui che si improvvisano nutrizionisti o “consulenti alimentari”, arrivando a elaborare diete senza averne titolo. E senza una formazione adeguata: questo è prima di tutto un pericolo per i pazienti. La salute di chi si affida a queste persone può essere messa a rischio da diete elaborate senza cognizione di causa.

Il consiglio di Daniele rivolto ai pazienti è di rivolgersi a professionisti che abbiano acquisito competenze documentabili, per titoli acquisiti e per storia formativa personale. Questo per un professionista è un punto di partenza per sviluppare quello che è il suo bene immateriale più prezioso, che viene costruito collezionando nel tempo pazienti che abbiano ottenuto miglioramenti oggettivi e che siano soddisfatti del trattamento: la credibilità.

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