Le scienze della vita aprono molte opportunità di carriera, spesso e volentieri poco note e inattese. Un mercato inaspettato in cui trovare una nicchia per i professionisti nelle bioscienze, per esempio, è quello dei servizi linguistici. In questo settore un biologo, un biotecnologo o un laureato in scienze naturali può trovare impiego come traduttore tecnico-scientifico.
Intervistiamo per voi il biologo Domenico Lombardini, che è stato per anni traduttore tecnico-scientifico prima di aprire una propria agenzia di servizi linguistici.
In che contesto opera un traduttore tecnico-scientifico
La richiesta di traduzioni specialistiche viene soprattutto dal settore privato, in particolar modo da parte del mondo dei brevetti e della manualistica tecnica. Come abbiamo visto nella precedente puntata della rubrica, i brevetti molto spesso devono valere su più Paesi e giurisdizioni. Per depositarne uno in un ufficio brevetti europeo, per esempio, è indispensabile tradurlo nelle maggiori lingue del Vecchio Continente.
Le multinazionali che producono device, strumentazione e reagenti, invece, hanno il bisogno di fornire manuali di istruzioni nella lingua dei propri acquirenti. Domenico cita un’azienda che produce kit di diagnostica molecolare, che si è appoggiata alla sua agenzia per la traduzione della manualistica tecnica.
Un altro bisogno è di natura comunicativa. Può capitare che un’azienda voglia “localizzare” i contenuti del proprio sito internet in un nuovo mercato, e per farlo il miglior modo è tradurli nella lingua locale. Infine, alcune aziende farmaceutiche tengono delle “librerie” interne di articoli di ricerca tradotti in italiano, e necessitano di servizi linguistici per mantenerle aggiornate.
Per rispondere a questi bisogni esistono figure dedicate ai servizi linguistici che operano principalmente da freelance e si rapportano con i propri clienti per via diretta oppure tramite agenzie di comunicazione medico-scientifica che fanno da intermediarie.
Alcune agenzie, come la realtà fondata da Domenico, si occupano solamente di servizi linguistici specialistici e si avvalgono di figure dedicate a traduzioni ad alto contenuto scientifico, alle dirette dipendenze oppure in qualità di freelance. Queste figure sono proprio i traduttori tecnico scientifici.
Come lavora un traduttore tecnico-scientifico
Molti traduttori tecnico-scientifici lavorano dalla scrivania di casa propria, con il proprio computer. Se operano come freelance, vengono contattati dal cliente direttamente via mail oppure, in alcuni casi, tramite il portale dell’agenzia con cui collaborano. In base alle specifiche fornite dal cliente, alla lunghezza del documento da tradurre e alle deadline proposte, valutano quindi se accettare la commessa.
La lunghezza dei testi da tradurre varia grandemente, tra le 3 mila parole di un articolo di ricerca e le 130 mila di un manuale tecnico. Per far fronte a questa mole di lavoro un traduttore tecnico-scientifico deve fare ricorso all’utilizzo di appositi software che facilitano il suo compito e potenziano la sua produttività.
Gli strumenti più diffusi sono i CAT (Computer Assisted Translation) tool e i software di machine translation.
Soprattutto i primi sono un investimento indispensabile per chi si avvia alla professione del traduttore tecnico-scientifico, in quanto sistemi standard usati ormai da un decennio e molto richiesti dalle agenzie specializzate in servizi linguistici. Un CAT tool permette di importare il file di testo e lo divide in segmenti che l’operatore tradurrà singolarmente.
Una caratteristica di molti testi tecnici è un certo grado di ridondanza intratestuale, cercata appositamente per garantire costanza terminologica ma anche per facilitarne la traduzione in diverse lingue. Il software sfrutta questa caratteristica per aiutare l’operatore: “impara” come ha tradotto le parti già lavorate e gli ripropone traduzioni simili per frasi o periodi somiglianti che ritrova nel medesimo testo o anche in testi successivi.
Gli strumenti di machine translation, invece, sono più recenti. La loro caratteristica è di proporre una traduzione automatica dei testi che dovrà essere editata dall’operatore. Possono essere innestati nei CAT tools per renderli strumenti più completi e i più recenti sono capaci di apprendere come tradurre meglio i testi in base al lavoro dell’operatore.
Chi può fare il traduttore tecnico-scientifico
La peculiarità dei traduttori tecnico-scientifici è la combinazione tra competenze linguistiche e background scientifico.
La lingua da sapere assolutamente è, con poca sorpresa, l’inglese. A un aspirante traduttore tecnico-scientifico conviene aver approfondito questa competenza con corsi o periodi di studio e lavoro all’estero. Sicuramente giova sapere anche una seconda lingua straniera, una su tutte il tedesco. Oltre a poter meglio svolgere il lavoro di traduzione, sapere le lingue aiuta anche a condurre efficacemente incontri e riunioni con i clienti stranieri.
È però il secondo requisito a differenziare un traduttore tecnico-scientifico da un traduttore generalista e a dargli un valore aggiunto per i clienti. È necessario, infatti, che l’operatore comprenda bene il contenuto dei testi per poterli tradurre al meglio. In questo aiuta avere una buona formazione bioscientifica, senza grandi differenze rispetto al percorso di studi.
Completano il profilo una predisposizione a lettura e scrittura, e la capacità di aggiornarsi in base agli strumenti da utilizzare, in continua evoluzione.
Cosa aspettarsi
Il settore dei servizi linguistici è molto dinamico e poco regolamentato, con molta innovazione tecnologica che rischia di impattare sulla mansione dei traduttori. L’esempio viene dalla machine translation, che fa sentire minacciati i posti di lavoro degli addetti. Per il momento, però, solo i lavori a basso valore aggiunto vengono in qualche modo penalizzati, mentre nel settore delle traduzioni tecnico-scientifiche si assiste a una trasformazione della mansione: mentre prima era l’operatore a effettuare la traduzione in toto, ora si occupa del cosiddetto post-editing, cioè revisiona il testo tradotto dal software.
Per i traduttori tecnico-scientifici, insomma, l’automazione è uno strumento che facilita il lavoro e aumenta anche molto la produttività. Prima dell’avvento della machine translation, ci dice Domenico, un traduttore produceva circa 2 mila parole al giorno mentre ora la produttività media si assesta tra le 5 e le 10 mila parole, permettendo così di soddisfare la crescente richiesta di servizi linguistici.