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Surtsey: l’isola che non c’era

L'isola di Surtsey: come si è formata e come è oggi.

La comparsa di nuove isole è solo uno dei meravigliosi fenomeni che accadono sul nostro pianeta. Uno degli esempi più famosi è quello dell’isola di Surtsey. Nel novembre del 1963 un’eruzione sottomarina a largo della costa meridionale dell’Islanda, originò quest’isola. L’eruzione durò quasi 4 anni e portò alla formazione di uno degli angoli più straordinari della Terra. Infatti nel 2008, l’isola è entrata a far parte del Patrimonio UNESCO[3]. Il nome non poteva che essere Surtsey, in islandese Surtur, come il gigante del fuoco della mitologia norrena.

Come è nata l’isola di Surtsey?

Il 14 novembre del 1963 il sistema vulcanico Vestmannaeyjar, situato a 130 metri di profondità, iniziò ad eruttare. In quel momento un peschereccio venne attirato dalla colonna di fumo che s’innalzava sul mare. Avvicinandosi, gli uomini dell’imbarcazione riuscirono a capire che stavano assistendo ad un’eruzione sottomarina, a causa dei lapilli e della polvere nera che fuoriuscivano dal mare[2].

Questa violenta eruzione vulcanica terminò il 5 giugno del 1967. In questa data la superficie dell’isola era di 2,7 km², ma nel corso degli anni è scesa a 1,3 km². Questo dimezzamento della superficie è causato dal’erosione del mare e del vento.

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Fig. 1 – Eruzione del vulcano nei primi giorni. (da: Wikimedia Foundation)

L’isola di Surtsey è destinata a sparire?

No, o meglio, non prima di diversi secoli. Infatti la parte che è stata già erosa così facilmente era costituita da pietra lavica, che può essere rapidamente portata via dagli agenti atmosferici. La superficie rimanente invece è lava solidificata, molto più resistente all’erosione. Quindi se non fosse stato per la continua attività vulcanica, l’isola sarebbe stata erosa in breve tempo dalle onde.

È possibile visitare l’isola di Surtsey?

Quest’isola è uno dei pochi luoghi proibiti sulla Terra, in quanto ne è vietato l’accesso. Viene fatta eccezione solo per pochi biologi e botanici, il cui compito è quello di scoprire in che modo un ecosistema possa formarsi da zero, senza alcun impatto umano. Inoltre, questi scienziati vengono controllati in modo da non trasportare semi di piante non autoctone e preservare l’ambiente unico.

Questa regola è nata nel 2009 dopo che gli scienziati rimasero perplessi a causa del ritrovamento di una pianta di pomodoro cresciuta sul’isola. Successivamente la pianta è stata distrutta per non alterare la biogeocenosi (ossia l’insieme degli organismi viventi e dei parametri ambientali) del luogo.

Lo sviluppo della vita sull’isola di Surtsey

Fin dal 1965 comparirono le prime forme di vita, che furono muschi e licheni. Ad oggi questi ricoprono completamente l’isola. Durante i primi vent’anni di vita dell’isola altre 20 specie di piante si stanziarono nel luogo ma solo la metà di quelle sono riuscite a resistere fino ad oggi. Nel 1998 comparve il primo cespuglio, un salice della specie Salix phylicifolia. Ora sono circa 30 le specie di piante che sono presenti sul’isola[1].

Anche gli uccelli iniziarono a nidificare su Surtsey ed alcuni esemplari di otarie vennero avvistate attorno a Surtsey. Qualche decennio dopo iniziarono a riprodursi lì, e la loro presenza attirò alcune orche. Perfino nelle profondità marine sono presenti molte specie come le stelle marine e i ricci di mare.

Referenze

  1. Davide Bianchi, Surtsey, l’isola di fuoco nata dal nulla, Giunti T.V.P. editori;
  2. Lisetta Giacomelli e Cristiano Pesaresi (2019), Vulcani nel mondo. Viaggio visuale tra rischi e risorse, Franco Angeli Editore;
  3. UNESCO World Heritage Centre – Isola di Surtsey.
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