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Sirfidi

Nell’immaginario collettivo, ogni qual volta che vediamo un insetto a righe gialle e nere esclamiamo: “è un’ape!”. In natura non sono solo le api a possedere questi costumi: ci sono anche le vespe, i calabroni e…i sirfidi.

Chi sono i Sirfidi?

Sono insetti dell’ordine Diptera, lo stesso di mosche e zanzare. I sirfidi stanno attirando l’attenzione di molti studiosi in quanto trattasi di insetti che ricoprono un ruolo rilevante ai fini della lotta biologica e per la valutazione della qualità di un paesaggio. Probabilmente tutti i giorni ci capita di vedere un sirfide, ma non ce ne accorgiamo.

I sirfidi possono definirsi delle specie aposematiche, cioè degli individui che per riuscire a sfuggire dai predatori si rendono i più possibili appariscenti, attraverso colori, odori e comportamenti. Questo fenomeno va anche sotto il nome di mimetismo batesiano.

Mimetismo

In realtà quando si parla di mimetismo si pensa subito all’insetto stecco o al camaleonte o comunque a tutti quegli animali che si confondono e si rendono invisibili nell’ambiente. Al contrario, quello batesiano, si verifica quando una specie minacciata (dal punto di vista predatorio) fa di tutto per rendersi ben visibile e va a mimare l’individuo che solitamente non viene cacciato.

Come si può chiaramente notare dalle successive figure, i sirfidi hanno una stretta somiglianza con molti imenotteri, principalmente Apidae e Vespidae. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i sirfidi sono individui completamente innocui e privi di un qualsiasi pungiglione, ma che purtroppo nella quotidianità tendono però ad essere associati ad un potenziale pericolo.

Il mimetismo è un fenomeno che sussiste per tutta la vita dei sirfidi. A partire dai primi stadi di sviluppo alcune larve dette afidifaghe (che si nutrono di afidi, parassiti di molte piante) per evitare gli attacchi da parte delle formiche, le quali quest’ultime si accingono a proteggere gli afidi, hanno sviluppato un mimetismo eccezionale: oltre a confondersi con la vegetazione assumendo la tipica colorazione verde, le larve riescono a far percepire alle formiche un odore simile a quello degli afidi, così da tenersele alla larga.

Mentre, per sfuggire agli uccelli, le larve del genere Meligramma spp. assumono una colorazione del corpo tipicamente bianco-marrone, tali da ricordare le loro feci.

Da adulti invece i sirfidi assumono un aspetto tali per cui possono essere facilmente confondibili con api, vespe e calabroni.

Molti autori riportano indagini sulla somiglianza tra Apis mellifera ed Eristalis sp.. Tra le specie di Eristalis che più si assomigliano ad Apis mellifera si citano: Eristalis tenax, E. rupium ed E. pertinax. Altri sirfidi considerati possibili imitatori dell’Apis mellifera, sono: Brachypalpus laphriformis e Criorhina asilica.

La Milesia crabroniformis invece ha una grande somiglianza alla Vespa crabro, mentre  Chrysotoxum sp. e Sphecomyia sp. sono generi con specie di aspetto piuttosto simile alla vespa.

Dunque i sirfidi non ingannano solo gli insetti, ma involontariamente anche con noi. Il riconoscimento di questi insetti non è sempre facile e molto spesso non basta una speditiva analisi “a vista”. Lo scopo dell’articolo è quello di trasmettere un’affascinante curiosità del mondo degli insetti, ma anche esortare a prestare un’attenzione in più quando se ne vede uno.

Bibliografia

  • Burgio G., Sommaggio D., Birtele D., 2015, I Sirfidi (Ditteri): biodiversità e conservazione. Manuale operativo, ISPRA Manuali e Linee Guida 128/2015, 182 pp.
  • Golding Y.C., Edmunds M., 2000, Behavioural mimicry of honeybees (Apis mellifera) by droneflies (Diptera: Syrphidae: Eristalis spp.), The Royal Society Publishing 267, p. 903-909.
  • Howarth B., Clee C., Edmunds M., 2000, The mimicry between British Syrphidae (Diptera) and aculeate Hymenoptera, British Journal of Entomology And Natural History 13, p. 1-39.
  • Rotheray G, 1986, Colour, shape and defence in aphidophagous syrphid larvae (Diptera), Zoological Journal, vol.88, issue 3, p. 201-216
  • Sini G., 2011, Il mimetismo nel mondo vivente, art n. A6, p. 1-19.
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