Il servalo o serval, nome scientifico Leptailurus serval (Schreber, 1776), è un felino di media taglia diffuso nell’Africa subsahariana, dove vive in ambienti di savana alberata cibandosi di roditori e altre piccole prede. Detto anche “gattopardo africano“, presenta un aspetto bizzarro, con arti molto lunghi e orecchie particolarmente sviluppate. Dietro l’aspetto stravagante è però celato un saltatore provetto, nonché un inaspettatamente efficiente predatore notturno. Analizziamo più nel dettaglio questo “gattone”, gettando luce sulle straordinarie capacità che la sua anatomia bizzarra porta con sé.
Classificazione e storia evolutiva
Come già anticipato il serval fa parte della famiglia Felidae, assieme ai più celebri grandi felini, quali il leone e la tigre, o anche al diffusissimo gatto domestico.
La storia evolutiva del serval inizia circa 8,5 milioni di anni fa, quando un felino di media taglia si distaccò dalla linea evolutiva che porterà poi al gatto domestico. Da tale carnivoro progenitore, circa 5,4 milioni di anni fa, si originarono le linee filetiche del moderno serval, del caracal (Caracal caracal), e del gatto dorato africano (Caracal aurata).
La parentela con le altre 2 specie è talmente forte che alcuni autori vorrebbero inserire l’animale nel genere Caracal, ma i più tendono a inserire il servalo in un genere a parte, Leptailurus appunto, di cui è l’unico esponente. Tale divisione è fondata sulle differenti proporzioni corporee dettate da tecniche di caccia diverse.
Distribuzione e habitat
Stilata la “carta d’identità” del nostro animale, precisiamo la sua collocazione geografica. L’areale del serval è piuttosto vasto e non presenta discontinuità evidenti. La specie è diffusa in tutta l’Africa subsahariana, soprattutto sulle coste occidentali, ma è molto presente anche nella parte centro-meridionale.
Per ciò che riguarda l’habitat tipico, il servalo predilige savane alberate, nelle quali caccia nascondendosi tra l’erba alta. È frequente trovarlo anche nelle boscaglie che circondano i corsi d’acqua, nonché ai margini delle aree forestali. Avvistati anche in praterie più aperte e ambienti più umidi, sono piuttosto adattabili, non disdegnando aree agricole antropizzate o habitat d’alta quota (fino ai 3800 m, in assenza di condizioni climatiche troppo rigide).
Caccia e aspetti morfologici caratteristici
Come già anticipato, il serval presenta un’anatomia particolare, con tratti caratteristici evolutisi per massimizzare la sua efficienza di caccia. Si tratta di un felino di taglia media, particolarmente snello, dotato di un manto maculato con una base giallo ocra o marrone, intervallata da macchie nere rotondeggianti. Non sono rari in alcune zone individui con pattern distinti, quali la forma detta “servalina”, con un manto più uniforme e macchie meno evidenti, o la forma melanica, ovvero completamente nera. Quest’ultima è dovuta a tratti genetici e risulta particolarmente diffusa in aree in cui la caccia è prevalentemente notturna, nelle quali costituisce un evidente vantaggio.
Una delle particolarità di questo predatore sono le strane proporzioni corporee, differenti da quelle di altri felidi, e che possono apparire bizzarre, a causa di zampe molto sottili e allungate. I serval risultano infatti in media 12 cm più alti al garrese rispetto ai loro stretti parenti caracal, pur conservando una massa corporea simile. Le ragioni dello sviluppo di tali zampe particolarmente lunghe è da ricercare nella tecnica predatoria, che causa anche un altro stravagante adattamento: padiglioni auricolari incredibilmente sviluppati.
Abbiamo dunque delineato il profilo di un animale di media grandezza, snello e agile, ma con zampe lunghissime e orecchie enormi, procediamo nel comprendere le ragioni di queste sue buffe peculiarità.
I serval cacciano in ambienti con una copertura erbosa abbondante in grado di raggiungere altezze considerevoli, pertanto essere dotati di lunghe zampe permette di muoversi facilmente attraverso o al di sopra questa. Zampe lunghe e affusolate tengono infatti il corpo ad un’altezza maggiore, e limitano il fruscio che accompagnerebbe un felino più tozzo che volesse aggirarsi per questi ambienti. L’avanzata silenziosa deve essere unita all’individuazione della preda. Molti felidi si affidano alla vista, ma in un contesto di erba fitta e alta questa sarebbe poco utile: ecco dunque spiegati gli enormi padiglioni auricolari, capaci di movimento indipendente. I serval si affidano quasi esclusivamente ad un udito finissimo per individuare i piccoli roditori nascosti tra la vegetazione.
La caccia consta dunque di un’avanzata silenziosa intervallata da più pause in cui l’animale rimane in ascolto, per individuare la preda. Una volta ascoltato il rumore che tradisce la presenza del topolino, il serval è in grado di stimare approssimativamente la sua distanza e posizione, pur non vedendolo a causa dell’erba fitta. Ne segue un lungo e fluido balzo, reso possibile dalle zampe allungate e affusolate, che può raggiungere 1,5 m di altezza e oltre 3 m in lunghezza, attraverso cui il predatore ghermisce e stordisce la sua preda. Nel caso in cui quest’ultima sia rappresentata da un volatile, le particolari zampe permettono al servalo balzi in altezza di oltre 2 m, nei quali mostra doti acrobatiche davvero sorprendenti.
Tali adattamenti, che permettono l’esistenza di una tecnica di caccia a “rumori e balzi”, rendono il serval un predatore particolarmente efficiente, con tassi di successo che superano in alcune zone il 50%. Sembrerebbe una percentuale non troppo elevata, ma si tratta di valori considerevoli per predatori solitari.
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Alimentazione
Le prede predilette sono piccoli roditori, che in alcune zone arrivano a costituire circa il 90% della dieta. Si tratta di prede in genere piccole, con peso medio tra i 10 e i 200 g, tra cui sono annoverabili anche uccelli di piccole e medie dimensioni o insetti. In alcune zone umide, come gli habitat arborei lungo i corsi d’acqua, i serval predano anche anfibi come rane o rospi, ma non rinunciano a consumare anche serpenti quando questi sono particolarmente numerosi. Da ricordare come in quest’ultimo caso tali felini siano in grado di predare serpenti anche molto velenosi, come la vipera soffiante (Bitis arientans) o il cobra sputatore del Mozambico (Naja mossambica), percuotendoli più volte per stordirli, prima di finirli con un unico morso alla testa.
Comportamento e dinamiche di popolazione
Non si dispone di molti dati per definire le attitudini sociali di questa specie, ed è di difficile definizione quale territorio, o meglio home range, ciascun individuo occupi in media. Per chiarezza, ricordiamo che un home range è definibile come l’area abitata o comunque occupata da un individuo nel corso della sua vita, coincidente con il territorio se si verificano particolari meccanismi di difesa o possesso dello stesso.
I serval hanno home range piuttosto vasti, di alcune decine di chilometri quadrati, e sono in genere solitari, ma tolleranti nei confronti dei conspecifici. Si possono osservare associazioni tra le coppie in fase riproduttiva, che possono “vivere insieme” per tempi più o meno lunghi.
I serval non presentano una marcata stagionalità riproduttiva, e possono accoppiarsi in tutti i periodi dell’anno, sebbene sia possibile osservare un picco di nascite in corrispondenza del picco di estensione stagionale delle popolazioni di roditori, le prede predilette.
La gestazione è di 65-75 giorni e le femmine partoriscono in media 2-3 cuccioli, fino a 6 in cattività (casi eccezionali). I piccoli sono indipendenti dalla madre a 6-8 mesi, ma rimangono nell’area della madre fino ai 12-14 mesi. La maturità sessuale giunge a 15-16 mesi per le femmine, 17-26 mesi per i maschi (dati da popolazioni in cattività, ragionevolmente leggermente dissimili dalle condizioni naturali).
La mortalità è principalmente dovuta ad altri predatori quali Leopardi (Panthera pardus), leoni (Panthera leo) e Coccodrilli del Nilo (Crocodylus niloticus). I piccoli sono predati anche da rapaci o cani domestici in contesti antropizzati. La durata della vita si attesta intorno agli 11 anni in natura e sino ai 22 anni in cattività.
Stato di conservazione
Il serval è considerato dalla lista rossa IUCN tra le specie a “minima preoccupazione”, poiché ha popolazioni grandi e relativamente stabili diffuse in ampie aree dell’Africa subsahariana. È considerato estinto a nord del Sahara e in alcune zone del Sudafrica; ricordiamo a tale proposito che non abita ambienti desertici, in cui le sue peculiarità adatte alla caccia nell’erba alta risultano particolarmente svantaggiose. Lo sviluppo crescente di zone antropizzate per la diffusione di aree coltivate, e la conseguente riduzione dell’habitat, potrebbero mettere in pericolo la sopravvivenza di questa specie negli anni futuri.
Il Savannah
Il Savannah è un ibrido fra Gatto domestico (Felis catus) e serval ottenuto attraverso incroci controllati. Dotato di una taglia superiore a quella di un gatto medio, risulta molto apprezzato per il mantello maculato, ma essendo risultato di un’ibridizzazione è spesso sterile nelle prime generazioni.
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Bibliografia
- Luke Hunter. “Guida ai Felidi Selvatici del Mondo”. Ricca Editore, 2015, Roma.
- IUCN red list – Serval (Leptailurus serval)