L’obiettivo della segmentazione è trasformare lo zigote in blastula, approdare quindi alla pluricellularità. In questa fase dello sviluppo ogni cellula è detta blastomero. Le mitosi che si susseguono non sono tradizionali; infatti, le fasi di G1 e G2 vengono abolite, di conseguenza le cellule non si accrescono volumetricamente. In questo modo si aumenta la velocità di duplicazione.
Vediamo alcuni esempi:
- In Xenopus laevis ogni divisione avviene in 30’ e in circa 6h termina la segmentazione;
- Nell’uomo la segmentazione dura circa un giorno;
- Gli anfibi con uova mesolecitiche hanno una segmentazione radiale diseguale oloblastica (interessa tutta la blastula per intero). Il primo piano di segmentazione taglia a metà la semiluna grigia, restano quindi tracce di polo animale e vegetale nei primi due blastomeri. Il secondo solco è perpendicolare al primo e forma una croce nella zona del polo animale. Il terzo solco è equatoriale nella zona del polo animale. Gli altri piani non seguono uno schema preciso e sono processi più rapidi. Al polo animale le cellule sono più piccole e sono chiamate micromeri mentre nel polo vegetale mantengono dimensioni maggiori e sono dette macromeri, questa differenza è dovuta alla segmentazione diseguale sopracitata.
In embriologia si adottano alcuni termini specifici per denominare precisi stadi di sviluppo:
- Morula: embrione con 16-64 cellule
- Blastula: embrione con più di 128 cellule ed il blastocele
La segmentazione procede finchè il rapporto nucleo/citoplasma in ogni cellula non è riportato a ½. I macromeri sono uniti da caderine (giunzioni aderenti). Nella blastula matura i blastomeri sono indistinguibili dal punto di vista citologico ma contengono determinanti morfogenetici diversi (si diversificano per i pattern di espressione genetica).
Fonte: Manuale di anatomia comparata, di Giavini, Menegola; EdiSes