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Scipionyx samniticus, un dinosauro tutto italiano

Scipionyx samniticus è la prima specie di dinosauro ad essere mai stata scoperta in Italia. Soprannominato "Ciro", è uno dei fossili mesozoici meglio conservati, con numerose parti molli preservatesi nel dettaglio che hanno permesso di conoscere a fondo la vita di questo giovane dinosauro.

Scipionyx samniticus è il nome attribuito al primo fossile di dinosauro mai scoperto in Italia. Questo piccolo esemplare, che la stampa ha soprannominato “Ciro”, è uno dei fossili mesozoici meglio conservati, con numerose parti molli preservatesi ad un livello di dettaglio raramente osservato in altri reperti preistorici, le quali hanno permesso di conoscere a fondo questo giovane dinosauro morto prematuramente[1].

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Storia della scoperta di Scipionyx

L’unico esemplare finora noto di Sciopionyx samniticus è il fossile quasi completo ritrovato nel 1980 da Giovanni Todesco, appassionato di paleontologia, in una lastra di calcare nei pressi di Pietraroja, in provincia di Benevento[1].

L’uomo non comprese subito l’importanza della sua scoperta e portò il fossile a casa sua. L’esemplare rimase nell’abitazione di Todesco fino a al 1993, quando alcuni paleontologi lo identificarono come un giovane dinosauro. Viste le leggi vigenti in Italia, l’uomo fu denunciato per furto di fossili e dovette consegnare il reperto alle autorità competenti. Todesco venne poi assolto nel 2004 e indicato come “benemerito della ricerca e salvaguardia dei beni culturali”, avendo salvato il fossile dalla distruzione nella cava di Pietraroja[2].

Ciro, così venne denominato il reperto, fu il primo dinosauro mai rinvenuto in Italia e si guadagnò la copertina della rivista Nature nel 1998, dove venne presentato con il suo nome scientifico, Scipionyx samniticus[3]. Oggi Ciro è conservato presso la Soprintendenza Archeologica di Salerno, Avellino, Benevento e Caserta ed è uno dei fossili di dinosauro più studiati al mondo.

scipionyx scoperta
Fig. 1 – Cristiano Dal Sasso, il primo paleontologo a studiare il fossile di Pietraroja insieme a Simone Maganuco. (di Paolo Sacchi, Wikimedia Commons, CC BY-SA 2.0).

Stato di preservazione di Scipionyx

L’esemplare di Sciopionyx samniticus soprannominato “Ciro” mostra un grado di preservazione straordinario, con diversi dettagli degli organi interni che sono ancora visibili al microscopio.

Il fossile del piccolo dinosauro presenta un segmento di trachea lungo sette millimetri, sul quale si possono osservare addirittura una decina di anelli tracheali[1]. Nella zona del torace è presente un alone rosso contenente un pigmento derivato dalla decomposizione dell’emoglobina del sangue, come confermato nel 2011[1, 4]. Questa traccia potrebbe rappresentare i resti del fegato oppure del cuore o della milza[1]. Perfettamente visibile è anche gran parte dell’intestino, con il duodeno che mostra ancora la struttura cellulare, compresa la mucosa e alcuni vasi sanguigni[1].

In diversi punti dell’animale, come nell’area caudale e pettorale, è infine visibile del tessuto muscolare eccezionalmente conservato, in cui sono addirittura osservabili i sarcomeri che costituiscono le fibre muscolari striate[1]! Nel fossile si sono preservati anche legamenti, tessuto connettivo e parte del rivestimento corneo degli artigli[1].

A cosa è dovuta questa preservazione eccezionale?

L’incredibile stato di conservazione di Scipionyx samniticus è dovuto alle particolari condizioni chimico-fisiche del luogo in cui è morto[1].

Si pensa che immediatamente dopo la morte, il corpo del piccolo dinosauro si sia depositato sul fondo di uno specchio d’acqua poco profondo, con livelli di ossigeno così bassi da rallentarne la decomposizione. Successivamente, sarebbe stato ricoperto da sedimenti finissimi che si sarebbero insinuati in ogni piega della carcassa, preservandola dai microrganismi decompositori[1, 5]. Questo avrebbe quindi consentito il mantenimento dei tessuti fin nei minimi dettagli durante il processo di fossilizzazione.

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scipionyx fossile
Fig. 2 – Il fossile di “Ciro” nella lastra di calcare in cui è stato ritrovato nel 1980; particolarmente visibili sono l’intestino e la fontanella, un’apertura sul cranio che indica la giovane età dell’individuo (di Giovanni Dall’Orto, Wikimedia Commons, CC BY-SA 2.5).

Paleobiologia e paleoecologia di Scipionyx

Scipionyx samniticus era una specie di dinosauro teropode (un predatore bipede, come il più famoso Tyrannosaurus rex) vissuta nell’Italia del Cretaceo inferiore, circa 113 milioni di anni fa.

L’olotipo, ossia l’esemplare su cui si basa la descrizione della specie, rappresenta un individuo molto giovane, come deducibile da alcune caratteristiche scheletriche infantili[1, 5]. Il suo corpo era probabilmente ricoperto da piume, anche se queste non si sono conservate[1].

La classificazione del genere Scipionyx è difficile a causa della giovane età dell’individuo, anche se pare che appartenga alla famiglia Compsognathidae, dinosauri carnivori di piccole dimensioni: gli adulti non dovevano dunque essere molto più grandi dei cuccioli[5]. La lunghezza dell’animale vivo è stata stimata essere circa 50 centimetri[4].

L’ambiente in cui viveva Scipionyx era di tipo insulare, in quanto la maggior parte dell’Europa cretacica era occupata da mari poco profondi costellati di arcipelaghi[6]. Probabilmente, Ciro viveva in una laguna ed è proprio questo tipo di habitat che ha permesso un così alto grado di conservazione del fossile[1]. Gli esperti pensano che il piccolo dinosauro abbia avuto una vita molto breve e che sia morto a causa di un evento improvviso[1]. Malgrado sia sopravvissuto solo per poco tempo, il cucciolo ha avuto occasione di nutrirsi, lasciando in eredità delle preziose informazioni sulle sue abitudini comportamentali[1, 5].

scipionyx habitat
Fig. 3 – Ricostruzione paleo-artistica di Scipionyx samniticus nel suo habitat (di PaleoEquii, Wikimedia Commons, CC BY-SA 4.0).

L’ultimo pasto di Ciro

Nelle viscere di Ciro sono ancora presenti i resti del suo ultimo pasto, che forniscono la possibilità di conoscerne la dieta.

Scipionyx samniticus era un predatore di piccoli animali e nell’esofago sono infatti visibili delle squame e vari frammenti ossei, probabilmente rigurgitati durante l’agonia[4]. Nello stomaco sono state invece rinvenute le ossa di una zampa e una vertebra caudale appartenenti ad una lucertola, le cui squame sono presenti nel duodeno[4]. Nel tubo digerente sono infine state identificate anche delle vertebre di pesce[4]. Nel retto sono ancora presenti delle feci, in cui si è conservato un frammento di pelle appartenente anch’esso a un pesce. I paleontologi sono riusciti a ricostruire persino l’ordine in cui lo Scipionyx ha ingerito i resti, analizzandone la posizione all’interno del tratto digerente[1, 4].

Conclusioni

Il fossile di Scipionyx samniticus di Pietraroja, nonostante le sue piccole dimensioni, si è rivelato una delle più grandi scoperte paleontologiche di tutti i tempi. Ciro ha fornito ai ricercatori un’incredibile istantanea sul mondo dei dinosauri, permettendo di ampliare la nostra comprensione di quelle forme di vita che popolavano la Terra milioni di anni prima della comparsa dell’uomo.

Referenze

  1. Dal Sasso, C. (2019). Un dinosauro unico al mondo Scipionyx samniticus, detto “Ciro”, è un fossile eccezionale. E Pietraroja è uno scrigno di paleo-biodiversità “ad alta risoluzione”. Società geologica italiana;
  2. Todesco G. Incredibile ho trovato il primo dinosauro italiano;
  3. Sasso, C. D., & Signore, M. (1998). Exceptional soft-tissue preservation in a theropod dinosaur from ItalyNature392(6674), 383-387;
  4. Dal Sasso, C. (2011). “Ciro” studiato a fondo con una vera e propria autopsia. Museo di storia naturale di Milano, sezione di paleontologia dei vertebrati;
  5. Scipionyx samniticus – il dinosauro meglio conservato al mondo. Museo di storia naturale di Milano.
  6. Hansen, T. A., et al. (2023). Cretaceus period. Encyclopedia Britannica.

Immagine di copertina di Asterion, Wikimedia Commons (CC BY-SA 3.0).

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