Già a partire dal 1930, gli scienziati hanno iniziato a notare un legame tra restrizione calorica (CR) e longevità: se l’accesso al cibo e` limitato (ma non c’è malnutrizione), pare che negli organismi viventi si attivino dei processi biochimici e metabolici, tuttora oggetto di studio, che porterebbero al rallentamento dell’invecchiamento e al conseguente incremento della durata della vita. Negli Stati Uniti, sin dagli anni 90, è stata fondata la ‘CR Society International’ , associazione che si pone come obiettivo quello di fornire delle linee guida con supporto scientifico a coloro che desiderano mettere in pratica la CRON diet, la Restrizione Calorica con Nutrizione Ottimale, nella speranza di ottenere ‘una salute migliore e una vita più lunga’.
L’idea della dieta CRON era stata partorita dal Prof. Roy Walford, uno degli antesignani in campo di restriziona calorica, sin da quando fu coinvolto, come medico, nel progetto Biosfera 2. Egli aveva notato come la salute di tutti i partecipanti era notevolmente migliorata con una dieta a basso contenuto calorico, resa necessaria dalla scarsità di cibo all’interno dell’ecosistema artificiale, nel quale temporaneamente vivevano a scopo di ricerca.
La restrizione calorica, concepita come strumento di longevità, prevede l’assunzione di una ridotta quantità di calorie ma deve garantire il giusto apporto nutrizionale, senza alcuna carenza: la quantità di micro e macronutrienti viene attentamente monitorata, adesso anche attraverso apposite app, in modo che la dieta sia ottimale e perfettamente bilanciata. I pasti prevedono frutta e verdura in abbondanza, ma non solo…
I membri della CR society mettono in pratica i principi di questo particolare regime alimentare, collaborano da anni con la comunità medica perché gli effetti a lungo termine del ridotto introito calorico negli umani siano chiariti.
Luigi Fontana, professore alla Washington University Medical School di Saint Louis, è il leader di questa ricerca scientifica sin dal 2002. I risultati dei suoi studi evidenziano che ‘la restrizione calorica con nutrizione ottimale riduce l’infiammazione, lo stress ossidativo, la pressione arteriosa, la glicemia e altri fattori ormonali che sono alla base dell’accumulo di danno cellular e tissutale’, secondo quanto dichiara lo scienziato.
Come è riportato nelle sue numerose pubblicazione scientifiche, gli individui (chiamati CRONies) che praticano da un tempo sufficientemente lungo la CR, assumendo adeguato introito di nutrienti, sono protetti dall’obesità, dal diabete di tipo 2, dall’ ipertensione, dall’ infiammazione e dell’arteriosclerosi, dallo stress ossidativo.
I valori di colesterolo LDL e trigliceridi sono notevolmente abbattuti rispetto ai valori riscontrati in individui della stessa fascia d’età che seguono una dieta occidentale standard. Lo stesso per quanto riguarda la pressione arteriosa (indicatore del rischio cardivascolare),la glicemia a digiuno (indicatore del rischio di diabete) e la proteina C reattiva (indicatore del livello infiammatorio).
Questi stessi indicatori sono stati misurati anche in un ulteriore gruppo di individui: uomini e donne che seguono una dieta vegana senza limiti di calorie. I risultati sono stati simili a quelli riscontrati nei CRONies, a voler suggerire che la qualità della dieta ha un impatto fondamentale del modulare la pressione sanguigna e il metabolismo dei lipidi e del glucosio.
Più di recente, è stato osservato da Fontana e dai suoi collaboratori che la ‘restrizione proteica’ (parlando di restrizione rispetto alla dieta occidentale standard) potrebbe avere un ruolo ancora più importante della restrizione calorica nel ridurre la concentrazione di IGF1, il cosiddetto fattore di crescita insulino-simile, che regola il rischio di sviluppare il cancro e accelera i processi di invecchiamento.
Negli individui vegani, che assumono un apporto proteico medio di 0.75 g/Kg di peso corporeo, ovvero circa il 10% delle calorie totali, sono stati misurati valori di concentrazione di IGF1 considerevolmente più bassi di quelli rilevati nei CRONies, il cui introioto proteico può arrivare al 23% delle calorie totali, 1.6 g/Kg di peso corporeo.
Ora gli scienziati stanno cercando di definire, sulla base dei sisultati delle ricerche in corso, un modello nutrizionale che sia praticabile senza troppe difficoltà e che punti alla prevenzione primaria delle patologie collegate all’invecchiamento. Ottimi risultati sono stati ottenuti dai volontari che hanno messo in pratica il cosiddetto ‘digiuno intermittente’: per 2 giorni alla settimana non consecutivi solo verdure condite con poco olio extravergine di oliva per non superare le 500 Kcal e nei rimanenti 5 giorni un’alimentazione a base vegetale ricca di cereali integrali, legumi, verdura e frutta.
Luigi Fontana, assieme al dott. Franco Berrino, ha recentemente fondato un’associazione in Italia, la Grande Via, che ha l’obiettivo di ‘favorire iniziative volte a promuovere la prevenzione delle malattie e la longevità in salute’, divulgando, attraverso la cultura scientifica, gli strumenti conoscitivi per vivere meglio e più a lungo.
Citando una pagina del sito dell’associazione
gli studi scientifici più avanzati hanno dimostrato che la nutrizione è il fattore più importante per la prevenzione delle patologie croniche e per la promozione della salute. In particolare, la quantità e la qualità delle calorie e delle proteine che ingeriamo modulano le principali vie di segnale cellulare che controllano i processi d’accumulo di danno molecolare e l’invecchiamento degli organi e tessuti del nostro organismo (Fontana & Partridge. 2015 Cell). […]
E’ stato dimostrato che una riduzione dell’introito calorico, dell’introito proteico e il digiuno intermittente sono gli unici interventi comportamentali in grado di aumentare drasticamente la durata della vita, anche del 50%, e di prevenire o posticipare l’insorgenza delle più comuni patologie croniche, come per esempio il diabete, le malattie cardiovascolari, i tumori e le malattie autoimmuni e neurodegenerative.
Insomma, sembra che ne valga la pena…