Il raponzolo di roccia, o raponzolo chiomoso, il cui nome scientifico è Physoplexis comosa, è una pianta tipica e anche piuttosto rara della fascia alpina centro-orientale dell’Italia. Il suo nome fa riferimento alla sua infiorescenza, in quanto il termine “physoplexis” è composto da due parole greche col significato di “vescica” (o “bolla”, physo) e “dai capelli lunghi” (plexis).
Morfologia del raponzolo di roccia
Il raponzolo di roccia è una pianta erbacea, non presenta quindi un accrescimento secondario legnoso su fusto e radici. Ha un ciclo biologico tipicamente annuale: durante i mesi più caldi avviene il grosso dell’attività vegetativa, tra cui la fioritura; nei mesi invernali, invece, vengono prodotte delle gemme durature, le quali restano protette al di sotto della lettiera (il materiale organico che nei mesi freddi si accumula sulla superficie del suolo). Per queste caratteristiche, il raponzolo è classificato come pianta emicriptofita, secondo il sistema Raunkiaer[1].
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Radice, fusto e foglie
L’apparato radicale è a fittone, ossia con una radice principale verticale da cui si dipartono delle sparute radichette laterali. Questo apparato radicale risulta idoneo per il tipo di terreno su cui questa pianta vive, ossia le rocce. Infatti, un’unica grossa radice permette ancoraggio e stabilità alla pianta.
Il fusto è verde o violaceo e fa da sostegno alle foglie, le quali, rispetto alle dimensioni della pianta, sono piuttosto grandi. Dal fusto nascono due tipi di foglie: le prime sono di dimensioni maggiori e con un margine grossolanamente seghettato; le seconde sono più piccole e con i margini più levigati e svolgono la funzione di brattee, ossia foglie modificate a supporto di fiori ed infiorescenze.
Infiorescenza
Physoplexis comosa presenta un’infiorescenza composta da oltre una decina di fiori. Le infiorescenze di questa pianta sono riconducibili al tipo capolino: da una struttura basale si dipartono tanti peduncoli, ciascuno a sostegno di un fiore.
I singoli fiori sono caliciformi e la loro peculiarità è quella di non sbocciare. Il calice, di colore lilla o bianco, ha una forma tubulare e la corolla non si apre mai totalmente. Durante i mesi di luglio e agosto, dalla corolla fuoriescono gli stigmi col compito di ricevere il polline[2].
Il meccanismo con cui il polline viene reso disponibile per l’impollinazione è molto particolare. Infatti, le antere (organi maschili che producono il polline) sono fuse e formano un manicotto entro cui si accresce il pistillo (organo femminile) chiuso e non ancora recettivo. Lo stigma in questa fase raccoglie il polline e lo spinge fuori dalla corolla, in un meccanismo noto come “meccanismo a pistone”.
P. comosa è impollinata principalmente da api o farfalle (impollinazione entomogama) che, posandosi sugli stigmi, vengono ricoperte dal polline per poi trasportarlo di fiore in fiore.
Una volta avvenuta l’impollinazione e poi la fecondazione, si sviluppano dei piccoli frutti deiscenti. La deiscenza è quel fenomeno per cui i frutti, una volta giunti a maturazione, si aprono per liberare i semi. Questi sono trasportati dal vento, presentano quindi una dispersione anemocora.
Distribuzione e conservazione del raponzolo di roccia
Il raponzolo di roccia è una pianta esclusiva di alcune province delle regioni Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia-Giulia. Popola prevalentemente le fasce montane e subalpine tra gli 800 e i 2000 m. Il suo corotipo, ossia la sua distribuzione geografica, è dunque endemico-alpico.
Questa pianta, come suggerisce lo stesso nome, predilige i substrati rocciosi di tipo calcareo. Per questo motivo è facile trovarla in ambienti montuosi dove lo strato di terriccio tende ad assottigliarsi. Spesso si trova nelle fenditure delle rocce e in posizione riparata, carattere tipico delle specie sciafile, ossia di quelle piante che trovano le condizioni ideali di crescita al riparo dei raggi solari diretti.
P. comosa è una specie protetta e la sua raccolta è proibita nonostante non sia ritenuta a rischio di estinzione. Infatti, è inserita nell’allegato IV della “Direttiva Habitat“. Questa direttiva ha lo scopo di proteggere la biodiversità europea tramite la conservazione degli habitat, della flora e della fauna.
Classificazione
P. comosa appartiene alla famiglia Campanulaceae, alla quale appartengono poco meno di 100 specie in Italia. Questa famiglia ama i climi temperati, infatti si trova solamente in ecosistemi alpini. Si possono tuttavia trovare anche a quote più basse, mano mano che ci si sposta verso nord; questo a causa della stratificazione climatica. Le campanulacee appartengono alla classe delle dicotiledoni.
Conclusione
Il raponzolo di roccia è una pianta poco conosciuta delle Alpi occidentali facilmente identificabile per le sue infiorescenze. Le sue caratteristiche ecologiche la rendono una rarità della flora italiana, contribuendo a fare dell’Italia il paese europeo col maggior numero di piante a semi. La sua conservazione è molto importante; insieme a tutte le altre specie endemiche, il raponzolo di roccia costituisce uno dei tanti endemismi alpini che la nostra penisola può annoverare.
Referenze
- Ellenberg, H. (1967). A key to Raunkiaer plant life forms with revised subdivision. Berlin Geobotanical Institute ETH, Stiftung, 37, 56-73.;
- Physoplexis comosa (L.) Schur – Lombardia: osservatorio regionale della biodiversità;
- Sandro Pignatti, Flora d’Italia. Volume 2, Bologna, Edagricole, 1982;
- Judd S.W., et al, Botanica Sistematica – Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007.