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Rana Italica

La rana appenninica (Rana italica, Dubois, 1987) è un anfibio anuro della famiglia Ranidae e rappresenta ­un endemismo della penisola italiana, ovvero una specie che può essere trovata solo nel nostro Paese (non è dunque presente in altre aree del mondo). In questo articolo, analizzeremo le caratteristiche generali della specie, dalla sua morfologia agli aspetti ecologici e comportamentali, con alcune brevi note sul suo stato di conservazione.

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Morfologia generale di Rana italica

Rana italica è solitamente rossastra, con colorazioni molto variabili che vanno dal bruno al giallastro. Il ventre è piuttosto chiaro, quasi bianco, e la gola, di colorazione scura, è attraversata da una linea bianca centrale. La macchia temporale è bruna e anch’essa molto scura[1]. Le femmine sono in genere più grandi dei maschi, e possono superare i 6,5 cm di lunghezza[2]. Differenze tra i sessi sono riscontrabili anche negli arti, con i maschi che presentano un callo sul dito più interno della mano, più scuro durante il periodo riproduttivo[1].

Specie simili

Esistono diverse specie di rane rosse piuttosto simili nell’aspetto a Rana italica ed è pertanto facile fare confusione.

Una tra le specie più diffuse e più facilmente confondibili con la rana appenninica è senz’altro la rana montana (Rana temporaria), che si presenta generalmente più grande e mostra una colorazione golare differente. Inoltre, Rana italica ha narici e occhi maggiormente distanziati[1].

Un’altra specie con cui è facile fare confusione è la rana agile (Rana dalmatina), che presenta anch’essa una diversa colorazione della gola, in genere chiara con bordatura a macchie rossastre. Nella rana agile, inoltre, se si estendono le zampe posteriori lungo il corpo, queste superano l’apice del muso, caratteristica non presente in Rana italica[1].

Rana temporararia e Rana dalmatina possono convivere in alcune zone con Rana italica ed è pertanto necessario utilizzare criteri morfologici per distinguerle. Per altre specie, invece, ci si può basare solo su criteri geografici. La rana agile italiana (Rana latastei), ad esempio, è particolarmente simile alla rana appenninica, ma vive soltanto nella Pianura Padana, dove Rana italica non è presente[1]. Lo stesso discorso può essere fatto per la rana greca (Rana graeca) che, come suggerisce il nome, è diffusa in Grecia e in alcune zone dei Balcani.

Distribuzione ed habitat di Rana italica

La rana appenninica è endemica della penisola italiana e non è dunque presente in nessuna altra area nel mondo. La sua distribuzione segue la catena appenninica, dalla Liguria alla Calabria, ed è una specie piuttosto abbondante, soprattutto sul versante tirrenico[1, 3]. Predilige zone montane o collinari e la si può trovare dai 30 ai 1450 m s.l.m[3].

Per quanto riguarda l’habitat, Rana italica è tra le rane rosse maggiormente legate agli ambienti acquatici, da cui non si discosta nemmeno nella fase adulta. Frequente in aree boschive con torrenti, dove generalmente si riproduce, è possibile osservarla anche in abbeveratoi con acqua debolmente corrente[1, 3]. È più rara in corrispondenza di stagni temporanei e tende comunque ad evitare le aree con presenza di pesci predatori[5].

Rana italica distribuzione
Distribuzione di Rana italica (da [4])

Alimentazione e comportamento

Rana italica è una specie prevalentemente diurna e che trascorre le ore notturne in acqua. La sua attività è concentrata nei mesi primaverili, quando è impegnata nella riproduzione, mentre sverna generalmente in acqua o sottoterra. Essendo legata ad ambienti umidi, è poco attiva nelle ore più calde della giornata e nel pieno della stagione estiva può trovare riparo in piccole grotte[1]. Per quanto riguarda l’alimentazione, allo stadio adulto si ciba principalmente di insetti, ma non disdegna altri invertebrati come lombrichi e ragni. I girini consumano solitamente alghe e detrito organico.

Riproduzione e ciclo vitale di Rana italica

Il periodo riproduttivo della rana appenninica dura generalmente un mese, e può avere luogo da gennaio a maggio a seconda dalle condizioni climatiche[1].

La specie si riproduce solitamente in piccoli torrenti e, diversamente da altre rane, i maschi cantano sotto la superficie dell’acqua. Essi possono emettere tre diversi tipi di vocalizzazioni, che hanno la duplice funzione di attirare le femmine per l’accoppiamento e di competere con gli altri maschi presenti. La fecondazione è esterna con amplesso ascellare (illustrato in figura). Le uova sono deposte in piccoli ammassi, in genere depositati sul fondale o ancorati a pietre per mezzo di un peduncolo. Lo sviluppo embrionale dura dai 15 ai 30 giorni e dovranno trascorrere solitamente più di 3 mesi prima che i girini raggiungano lo stadio adulto[1].

La longevità della specie è simile a quella di altre rane rosse, e si attesta in media attorno ai 4 anni, anche se sono stati osservati esemplari di 6-8 anni[2].

amplesso ascellare
Illustrazione che mostra un amplesso ascellare. Notare come il maschio, in genere più piccolo della femmina, si posizioni dietro di essa e si ancori alla propria partner cingendone la zona ascellare. (di Francesco Onofri)

Storia evolutiva

Rana italica appartiene alla famiglia Ranidae ed è comparsa probabilmente attorno a 3 milioni di anni fa, diversificandosi a seguito dei cambiamenti ambientali che seguirono la crisi di salinità del Messiniano: si tratta di una fase di aridità del bacino del Mediterraneo in cui probabilmente scomparvero moltissime aree umide, le quali andarono incontro poi ad una nuova espansione favorendo la diversificazione degli anfibi[6].

Durante le glaciazioni pleistoceniche, la specie fu confinata ad alcuni habitat dell’Italia meridionale, che costituirono un rifugio dal quale poi si diffuse nuovamente sulla catena appenninica[7].

Conservazione di Rana italica

La rana appenninica è abbastanza comune, soprattutto sul versante tirrenico, ed è classificata dall’IUCN come specie a rischio minimo (Least Concern, LC).

Sebbene sia abbondante, è ugualmente utile considerare le principali minacce alla sopravvivenza di Rana italica, specialmente perché endemica della nostra penisola; le più rilevanti sono:

  • distruzione e frammentazione di habitat idonei;
  • inquinamento delle acque;
  • introduzione di specie aliene.

In ultimo, occorre ricordare che si tratta di una specie protetta dalla legge italiana, elencata all’Appendice II della Convenzione di Berna e all’Appendice IV della Direttiva Habitat (92/43/CEE)[3].

Conclusione

La rana appenninica è una rana rossa endemica della penisola italiana: diffusa lungo l’arco appenninico e prevalentemente sul versante tirrenico, abita generalmente ambienti umidi boschivi, in zone montane o collinari. Si tratta di una specie diurna attiva soprattutto nel periodo primaverile, quando si riproduce in torrenti o piccoli ruscelli. Sebbene sia diffusa e piuttosto abbondante, non è presente in nessuna altra zona del mondo, ed è quindi importante mantenere in buono stato gli ambienti che abita, soprattutto considerando la crescente alterazione delle aree umide nel nostro paese.

Referenze

  1. Di Nicola, M.R., et al. (2019). Anfibi e Rettili d’Italia. Edizioni Belvedere, Latina;
  2. Buono, V., Guarino, F., & Vignoli, L. (2014). Maximum body size and age distribution in the Italian Stream Frog, Rana italica Dubois 1987 (Amphibia: Anura)Acta Herpetologica9(2), 231-235;
  3. IUCN – Rana italica;
  4. AmphibiaWeb – Rana italica;
  5. Manenti, R., & Pennati, R. (2016). Environmental factors associated with amphibian breeding in streams and springs: effects of habitat and fish occurrenceAmphibia-Reptilia37(2), 237-242;
  6. Veith, M., Kosuch, J., & Vences, M. (2003). Climatic oscillations triggered post-Messinian speciation of Western Palearctic brown frogs (Amphibia, Ranidae)Molecular phylogenetics and evolution26(2), 310-327;
  7. Canestrelli, D., Cimmaruta, R., & Nascetti, G. (2008). Population genetic structure and diversity of the Apennine endemic stream frog, Rana italica–insights on the Pleistocene evolutionary history of the Italian peninsular biotaMolecular Ecology17(17), 3856-3872.

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