La Community italiana per le Scienze della Vita

Ragno eremita marrone (Loxosceles reclusa)

Nel mondo animale il podio della cattiva reputazione è mantenuto da pipistrelli, serpenti e ragni. Senza ordine di classifica, parliamo di animali che condividono una terribile nomea per la pericolosità nei confronti dell’uomo. In realtà, è bene ricordare che stiamo generalizzando: sono effettivamente poche le specie di ciascuno dei tre gruppi ad essere effettivamente nocive per noi. Consideriamo ora i ragni. Nell’America del Nord possiamo restringere a due specie la vera e propria minaccia per gli esseri umani: la vedova nera e il ragno eremita marrone.

Ma se la prima è ben conosciuta dal punto di vista biologico, medico e storico, lo stesso non si può dire per il secondo. Ecco perché le lacune scientifiche sul ragno eremita marrone sono state colmate con miti e miscredenze di origine popolare che gli hanno conferito una pericolosità assoluta e indiscussa.

Introduzione

Il ragno eremita marrone (Loxosceles reclusa) è diventato famoso negli Stati Uniti a partire dagli anni sessanta in quanto responsabile di terribili lesioni cutanee a danno degli uomini. Nonostante solo il 10% delle vittime del suo morso abbiano riportato grave dermonecrosi e dunque un necessario trapianto di tessuto, generalmente non si registrano sintomi così gravi. Tuttavia, sebbene la reazione sistemica generata dal morso del ragno possa essere fatale, essa si verifica di fatto solo in presenza di rare condizioni (meno dell’1% dei casi). Ecco perché la reputazione di questa specie ha infuso una forte preoccupazione nella popolazione, specialmente nei proprietari immobiliari, e contemporaneamente favorito l’industria dei pesticidi.

Distribuzione geografica

Questo ragno in particolare si trova esclusivamente nel sud e nella zona centro occidentale degli Stati Uniti: dal sud-est del Nebraska al sud-ovest Ohio e dal nord-ovest della Georgia al Texas. Comunque si specifica che nel Nord America ci sono altre specie del genere Loxosceles che sono meglio conosciute con i loro nomi comuni, come ad esempio l’Arizona recluse, Apache recluse e Texas recluse. Essi hanno una distribuzione definita e vasta, sebbene più limitata rispetto al ragno eremita marrone, per esempio, nelle zone desertiche dell’Arizona e del Texas.

Origine del nome

Il nome scientifico del ragno eremita marrone (Loxosceles reclusa) deriva dal greco, nello specifico da Loxos cioè obliquo e -celes cioè zampe. A riposo infatti i ragni di questo genere tengono le zampe incurvate. Infine, reclusa fa riferimento al suo comportamento: la tendenza a nascondersi ed isolarsi. Questo infatti non è altro che un parente del ragno violino (L. rufescens). 

Caratteri morfologici principali

Come tutti i ragni, anche il ragno eremita marrone è composto da due segmenti o tagmata: un cefalotorace (o prosoma) anteriore, al quale sono attaccate le zampe, e un addome (o opistosoma) posteriore. Una delle caratteristiche distintive che permette di identificare il ragno eremita marrone è la disposizione degli occhi: sei occhi ordinati in tre paia. Un paio posizionati centralmente sul cefalotorace e le altre due paia laterali ben separate dai due occhi centrali. Nel complesso si vede una disposizione a U. Sono pochissimi i generi di ragni che possiedono questo posizionamento degli occhi a coppie. Si denota anche una peculiarità di questa specie rispetto alla maggior parte dei ragni: gli occhi sono 6 anziché 8.

ragno eremita marrone
Public domain image by Alex Wild for the Insects Unlocked project at the University of Texas at Austin.

Oltre a caratteristiche come la colorazione, la quale però è suscettibile a variazioni biologiche e quindi poco attendibile, e la struttura degli organi riproduttivi nei maschi e nelle femmine, i quali tuttavia richiedono strumentazione adeguata e un occhio esperto, si possono osservare le zanne uncinate a differenza delle tipiche zanne a sciabola. Molte persone identificano a prima vista il ragno eremita marrone dalla macchia a forma di violino posizionata sul cefalotorace.

Tossicità

Il veleno del ragno eremita marrone può provocare dermonecrosi, ovvero una lesione della cute localizzata, e/o loxoscelismo, cioè una vera e propria sindrome a livello sistemico. La componente più studiata del suo veleno è la sfingomielinasi D, ad azione emolitica e citotossica, oltre alla presenza di altre proteasi che agiscono su collagene, fibronectina, fibrinogeno ed elastina. È necessario sottolineare però che il ragno generalmente morde e rilascia il suo veleno solo se infastidito, per esempio nel caso in cui venga schiacciato. Questo meccanismo di difesa può provocare un semplice sfogo cutaneo, e dunque prurito, oppure, se si tratta di un morso più forte, dopo qualche ora appaiono due piccole ferite e si inizia ad avvertire dolore e nei giorni seguenti si forma una bolla e talvolta il centro dell’ulcera guarisce dopo molte settimane.

Nei casi più gravi esso si accompagna a febbre, nausea, vomito, debolezza. Nei bambini, in casi estremi, sopraggiunge la morte. Spesso il morso di un ragno qualsiasi viene erroneamente attribuito al ragno eremita marrone. In ospedale, una volta individuato correttamente il responsabile del morso, si procede all’elevazione dell’estremità lesa accompagnata da ghiaccio e da un’adeguata disinfezione della zona. Le eventuali reazioni sistemiche vanno monitorate nelle ore successive. Solo in casi estremamente rari è necessario un trapianto tissutale.

Gestione integrata delle infestazioni

Il business immobiliare americano ha risentito della paranoia e ansia della popolazione riguardo la minaccia del ragno eremita marrone. Tuttavia, non è raro trovare dichiarazioni di localizzazione della specie estremamente distanti dalla zona di origine, in seguito a morsi e lesioni cutanee erroneamente attribuite al ragno eremita marrone. Tuttavia, una volta accertata la reale presenza di questo aracnide, si possono tenere presenti alcune norme o semplicemente accortezze per ridurre la possibilità di contatto. In uno spazio fortemente infestato, oltre al necessario vestiario, talvolta può essere utile l’intera tuta dell’apicoltore.

Per quanto riguarda le trappole adesive, le opinioni sul loro utilizzo sono contrastanti: da un lato sono utili a catturare il ragno che le calpesta, dall’altro possono non essere effettivamente indicative del grado di disinfestazione. Infatti, per loro natura, i maschi del ragno eremita marrone tendono a spostarsi molto più di quanto faccia la femmina fecondata. Quindi la prole generata dalla femmina potrebbe diffondersi indisturbata.

Considerato tutto, però, le trappole adesive piane rimangono un valido strumento soprattutto se posizionate lungo i battiscopa, dietro i mobili e gli elettrodomestici in mansarde e cantine, cioè dove è più probabile trovare individui del ragno eremita marrone. Un altro aspetto importante per il controllo di questa specie è la riduzione dei suoi potenziali nascondigli. Perciò è bene sigillare fessure e buchi. Qualora i pesticidi risultassero la soluzione migliore, il loro utilizzo deve essere attentamente gestito in base alle condizioni, al tipo e all’età dell’edificio infestato. Negli ultimi anni, la fumigazione di fluoruro di solforile è il metodo maggiormente utilizzato nell’eliminazione dei ragni del genere Loxosceles, pur ricordando che l’eliminazione meccanica, per esempio tramite un’aspirapolvere, riduce sensibilmente la popolazione di infestanti. L’importante è comunque mantenere monitorata l’area anche dopo la disinfestazione.

Bibliografia

  1. Vetter, R. S. (2015) The brown recluse spider, Cornell University Press, Ithaca, NY.
  2. Ifeanyichukwu A. Anoka; Erika L. Robb; Mari B. Baker. (2019) Brown Recluse Spider Toxicity, NCBI.
  3. Vetter, R. S.; Hedges, S. A. (2017) Integrated Pest Management of the Brown Recluse Spider, Journal of Integrated Pest Management, Oxford.
Articoli correlati
Commenta