I vaccini, al giorno d’oggi, sono sicuramente uno degli argomenti più discussi. Questi strumenti incredibili permettono la prevenzione di diversi tipi di malattie, anche alcune che normalmente non ci aspetteremmo. Un esempio sono i tumori: non è immediato associare tumore e cancro con quella che, per i più, è la piccola iniezione che aiuta a proteggere il corpo dalla difterite, causata dal batterio Corynebacterium diphteriae. Ma andiamo con ordine.
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I vaccini contro il cancro
Quando il primo vaccino fu creato da Edward Jenner, quello contro il vaiolo, il cancro era una malattia praticamente inesistente. Parliamo del 1796, un’epoca in cui la mortalità era perlopiù dovuta a molti altri fattori. Morire di cancro a fine ‘700 era praticamente impossibile per un motivo molto semplice: i tumori generalmente insorgono negli individui di età più avanzata e sono in buona parte causati dallo stile di vita e dall’ambiente in cui vive il soggetto. In quell’epoca arrivare a settant’anni non era affatto comune e fattori come il fumo di sigaretta, l’inquinamento ambientale e la dieta non erano comparabili a quelli odierni.
Qual è la differenza tra tumore e cancro? Risiede principalmente nella capacità di dare luogo a metastasi del secondo. Di fatto, un tumore è normalmente definito benigno nel primo caso, maligno nel secondo; un tumore maligno è un cancro[1].
Con il tempo, sono stati scoperti dei virus che causano il cancro. Un esempio è il virus dell’epatite B (HBV), la cui infezione ha, tra le sue conseguenze, una maggior probabilità di sviluppare cancro al fegato. Ed ecco perché esiste il vaccino contro l’epatite B.
Un altro è quello contro il papillomavirus (HPV), che può causare diverse forme di cancro se resta nel corpo per diverso tempo. Il vaccino è stato approvato per prevenire il cancro vaginale, vulvare e della cervice, quello anale e della cavità orale[2].
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Esistono vaccini che curano il cancro?
Lo scopo di un vaccino è quello di aiutare il sistema immunitario a contrastare un’infezione, sia essa di un batterio, un virus o un parassita. Se noi consideriamo le cellule tumorali come un’infezione, possiamo creare dei vaccini che stimolino il nostro sistema immunitario a riconoscere e a distruggere il tumore.
Questo tipo di cura si chiama immunoterapia, e fa parte di uno dei settori più innovativi della ricerca contro il cancro[3]. Normalmente un tumore è in grado di nascondersi dal sistema immunitario, perché non è in grado di riconoscerlo e attivare la complessa cascata di azioni volte ad attaccarlo e a fermarne la crescita. Grazie all’immunoterapia, invece, il tumore viene “marchiato” come un corpo estraneo, diventando un bersaglio estremamente riconoscibile per le nostre difese immunitarie.
Ma cosa succede se andiamo a combinare l’effetto di radiazioni e vaccini?
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Le radiazioni come vaccini
La radioterapia è un trattamento che usa le radiazioni per danneggiare il DNA delle cellule tumorali, bloccandone la funzionalità e causandone di conseguenza la morte. L’esposizione alle radiazioni, però, ottiene talvolta un altro importante obiettivo causando quello che viene chiamato “abscopal effect“, o effetto abscopale.
Ipotizzato da Richard H. Mole nel 1953, questo effetto descrive un fenomeno veramente interessante nella radioterapia: occasionalmente trattare un tumore con un tipo di radiazione (ad esempio raggi X, protoni, ioni pesanti…) porta a “risvegliare il sistema immunitario”[4] aiutandolo a notare la presenza del tumore e ad attaccarlo. L’esito complessivo è che l’effetto delle difese immunitarie sui tumori andrà ad aggiungersi a quello delle radiazioni.
Nel caso di un cancro in metastasi, il sistema immunitario riconoscerà sia il tumore primario, sia le metastasi sparse in giro per il corpo e situate fuori dalla zona trattata con le radiazioni, ampliando la portata dell’intervento radioterapico.
In pratica, grazie a questo effetto le radiazioni agiscono come un vaccino in situ, cioè viene prodotta una risposta immunitaria altamente specifica che va ad attaccare solo le cellule tumorali presenti in tutto il corpo.
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Radiazioni e immunoterapia
Se all’immunoterapia combiniamo l’effetto abscopale dato dalla radioterapia, l’esito sarà ancora più positivo. L’evidenza del funzionamento di questa terapia è in rapido aumento, perché la combinazione di queste tecniche sta prendendo sempre più piede in ambito clinico, in cui già si nota l’aumento della sopravvivenza in generale[4].
Un altro effetto interessante sembra emergere da questa combinazione: un vaccino crea una memoria immunitaria, ciò significa che il sistema immunitario ricorderà le caratteristiche del patogeno contro cui ha ricevuto il vaccino e, nel caso di un nuovo contatto, saprà già come combatterlo efficacemente.
La vaccinazione in situ indotta dalla radiazione, quindi, porterà il sistema immunitario a sviluppare memoria immunitaria contro quel tipo di tumore! Questo significa che, se lo stesso tumore dovesse ripresentarsi dopo un certo lasso di tempo, il sistema immunitario ne ricorderà le caratteristiche e possiederà ancora le armi perfette per combatterlo.
Di conseguenza, la radioimmunoterapia allunga notevolmente il tempo di ricorso della malattia e aumenta la sopravvivenza senza che essa si ripresenti[4].
Conclusioni
C’è ancora molto da scoprire, nel campo della ricerca sul cancro. Ma, in un certo senso, è confortante sapere che il nostro corpo non è inerme contro questa malattia così complessa. Anzi, con i giusti incentivi è anche in grado di reagire con più forza al cancro rispetto al passato.
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Referenze
- Cancro e tumore – humanitas.it
- Vaccini contro il cancro- cancer.net
- Immunoterapia: cancer.net
- Radiation and Anti-Cancer Vaccines: A Winning Combination – MDPI