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Prodotti dimagranti e perdita di peso: la bufala è servita

Con l’avvento e l’affermarsi della tecnologia siamo stati abituati a raggiungere obiettivi in maniera sempre più rapida e semplice, siamo attratti dalle cose facili ed immediate, tendiamo a minimizzare gli sforzi ed a massimizzare le rese. Di base non è un concetto sbagliato o negativo, bisogna però accettare il fatto che tutto ciò non è estendibile ad ogni aspetto della nostra vita. Il dimagrimento è uno di questi. Prima di discutere di prodotti dimagranti è importante introdurre qualche concetto fondamentale di termodinamica e di nutrizione.

Energia e calorie

Il corpo umano per “funzionare” ha bisogno di energia che identifichiamo e misuriamo con le calorie. La caloria è definita come la quantità di energia necessaria ad alzare di 1°C la temperatura di 1 grammo d’acqua pura. L’energia, calorie comprese, è un’entità fisica soggetta a conservazione. Ciò vuol dire che può essere trasformata in una qualunque delle sue forme ma non può “scomparire nel nulla”. Gli esseri umani hanno un fabbisogno energetico calcolato in chilocalorie (mediamente 2000 kcal) ed è influenzato da: età, sesso e tipo/quantità di attività fisica eseguita. Con l’alimentazione possiamo soddisfare o meno questo fabbisogno calorico così come avviene spesso nei paesi industrializzati, possiamo eccederlo. Infatti, una delle caratteristiche intrinseche di ogni alimento è il potere calorico ovvero la quantità di kcal che è in grado di fornirci riferita al peso della porzione di alimento che consumiamo.

Semplificando molto la questione, le calorie nel nostro organismo possono subire diversi destini che sostanzialmente sono:

  • il mantenere funzionante il metabolismo delle nostre cellule
  • il mantenimento dei 37°C di temperatura corporea costanti nel tempo (dal punto di vista termodinamico siamo vere e proprie stufette)
  • l’immagazzinamento

L’immagazzinamento di energia è un vantaggio evolutivo eccezionale e avviene quando l’introito di kcal supera il fabbisogno. Si concretizza con la formazione e l’accumulo di tessuto adiposo, il cui ruolo biologico è appunto quello di “tessuto di riserva”. Non importa se le kcal in eccesso provengono da zuccheri semplici o complessi, proteine o grassi, le kcal vengono in ogni caso immagazzinate sotto forma di tessuto adiposo.

Detto ciò, è intuitivo capire come il dimagrimento sia una questione di bilancio tra kcal assunte e kcal consumate. Quando quelle assunte non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno, il corpo umano si attiva per recuperarne dalle sue scorte “bruciando” le riserve di grasso.

La strategia migliore per dimagrire è tanto semplice quanto scomoda: eseguire regolarmente attività fisica; il movimento infatti alza il fabbisogno calorico. Dall’altro lato, anche ridurre l’introito calorico è egualmente efficace ai fini di dimagrire ma è più complicato da gestire in quanto dobbiamo comunque garantire al corpo una adeguata assunzione di nutrienti, il che è un concetto svincolato dalle calorie. Va detto che sia ingrassare che dimagrire sono processi lenti e impercettibili da un giorno all’altro. Possiamo osservare oscillazioni di peso anche importanti ma difficilmente quel peso è grasso, più spesso si tratta di acqua e glicogeno; così come è possibile perdere quel peso velocemente è possibile recuperarlo con altrettanta velocità.

Veniamo ora ai prodotti dimagranti…

Essi sono alimenti, in genere venduti in formato di capsule o polveri, che vantano effetti vari riconducibili alla perdita di peso. Come premesso, perdere peso non significa necessariamente perdere grasso, inoltre la scienza concorda sul fatto che nessun alimento può di fatto “bruciare grassi”.

La maggior parte dei prodotti dimagranti dovrebbero agire in uno di questi 3 modi:

  • Ridurre l’appetito
  • Ridurre l’assorbimento di nutrienti
  • Aumentare il metabolismo basale

Alla luce delle premesse fatte, tutti e 3 questi meccanismi sono in linea di principio totalmente logici e funzionali al dimagrimento. Tuttavia, il problema di fondo trasversale al settore dei prodotti dimagranti è il fatto che di base siano degli integratori (sempre alimenti sono) e non dei farmaci. I farmaci, oltre ad un lunghissimo iter di sperimentazione e registrazione, devono dimostrare per legge di essere efficaci nel raggiungere gli obiettivi per cui sono stati immessi sul mercato. Gli integratori no, devono dimostrare di essere sicuri per la salute del consumatore ma non sono richieste prove della loro efficacia.

Può capitare che vi siano fondamenti di verità riguardo al contenuto del dimagrante e all’effetto che reclama sulla base di fantomatici studi scientifici. In questi casi bisogna rimanere scettici e chiedersi: dove è stato pubblicato lo studio? Chi lo ha finanziato? A che concentrazioni si è manifestato l’effetto presunto? E’ uno studio in vitro o in vivo? Se in vivo su animali o su umani? A quanti individui si riferisce e per quanto tempo? E così via…

In linea di massima gli studi in vivo sugli esseri umani sono difficili sia da progettare che da finanziare per via dei costi. Questi problemi si riflettono sugli studi che effettivamente vengono realizzati limitando la numerosità dei partecipanti e/o il periodo sperimentale. Visto che non è richiesto dimostrare l’efficacia dei dimagranti, studi sufficientemente ampi e scientificamente validi sono veramente rari in questo settore mentre sono all’ordine del giorno per quello farmaceutico ed in generale per la sanità.

Chi usufruisce di prodotti dimagranti, se particolarmente motivato, li associa ad una dieta ipocalorica o comunque non eccessivamente calorica e ad esercizio fisico moderato. Quindi, risultati tangibili possono anche esserci, sarebbe però sbagliato attribuire a questi prodotti l’effetto dimagrante che si è osservato quando il merito è dell’esercizio fisico e della dieta controllata.

I claims riportati sulle etichette dei prodotti dimagranti devono essere approvati dal Ministero della Sanità e dall’EFSA. La dicitura “brucia-grassi” non è consentita per nessun dimagrante, nemmeno il termine “dimagrante” è utilizzato sebbene il marketing legato a questi prodotti spinga indirettamente il consumatore a credere che questi prodotti abbiano questa capacità. In genere, i claims approvati riguardano il drenaggio dei liquidi, il normale funzionamento del metabolismo, l’azione antiossidante oppure fanno riferimento alla funzionalità del microcircolo e ad un aiuto contro gli inestetismi della pelle. I produttori stanno attenti a non commettere infrazione in materia di etichettatura mentre un gran numero di dichiarazioni non approvate sono riscontrabili a livello pubblicitario, soprattutto online. Per verificarlo è sufficiente aprire un qualunque sito di e-commerce.

Conclusioni

L’ambiente dove viviamo e le abitudini che abbiamo preso rendono sempre più facile la deposizione e l’accumulo di grasso. In una cultura come la nostra che celebra la fisicità magra e longilinea, per molte persone questo è un problema. Le aziende propongono i prodotti dimagranti come una soluzione facile, veloce e alla portata di tutti ed il consumatore medio ne è inevitabilmente attratto. Il fatto che i canali di vendita di questi prodotti possano essere anche farmacie e parafarmacie, in qualche modo nobilita agli occhi dei consumatori questi prodotti il cui prezzo di vendita consente alle aziende produttrici di realizzare ampi margini. L’efficacia di questi strumenti è del tutto infondata se ci riferiamo all’azione “brucia-grassi” ed è da dimostrare per qualunque altra azione che coadiuvi il dimagrimento vero e proprio con studi in vivo ad hoc sul principio attivo a cui si vogliono attribuire presunti effetti significativi sul corpo umano.

 Leggi anche: Dieta online: pro e contro dell’utilizzo delle app per perdere peso

Bibliografia

  1. FINE, Eugene J.; FEINMAN, Richard D. Thermodynamics of weight loss diets. Nutrition & metabolism, 2004, 1.1: 15.
  2. NICKLAS, Jacinda M., et al. Successful weight loss among obese US adults. American journal of preventive medicine, 2012, 42.5: 481-485.
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