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Polmone di mare (Rhizostoma pulmo)

La più grande medusa del Mediterraneo

Domanda classica del bagnante che si accinge al mare, rivolto a chi è già in acqua: “Ci sono meduse?”. Parte così la spasmodica ricerca dei temuti abitanti delle acque marine, con occhi che simulano rivelatori hi-tech. Ma questo non è l’unico scenario comune. Purtroppo, si vedono spesso meduse tirate fuori dall’acqua, abbandonate a seccare sulla sabbia, per “rendere il mare più sicuro”. Che sia eticamente o legalmente discutibile, per analizzare e commentare questi cliché, non ci resta che andare alla scoperta del polmone di mare (Rhizostoma pulmo), la medusa più grande di tutto il Mar Mediterraneo.

Cos’è il polmone di mare?

Rhizostoma pulmo (Macri, 1778), chiamata comunemente polmone di mare, è un’incantevole medusa facente parte della classe degli Scyphozoa[1]. È inclusa nell’ordine Rhizostomeae, dove ci sono 10 famiglie con rappresentanti molto diversi tra loro, e nella famiglia Rhizostomatidae: un esempio di una sua parente inaspettatamente prossima è Cassiopea andromeda (famiglia Cassiopeidae), la cosiddetta “medusa che vive a testa in giù” (upside-down jellyfish) diffusa nell’Indo-Pacifico.

Attenzione però ai nomi comuni, che in questa fitta rete di tentacoli e meduse possono trarre in inganno. La medusa comunemente chiamata “cassiopea mediterranea”, non appartiene alla famiglia Cassiopeidae ma alla famiglia Cepheidae: di fatti, il nome scientifico del genere non è Cassiopea ma Cotylorhiza e, nello specifico della cassiopea mediterranea, Cotylorhiza tuberculata.

Tornando alla nostra Rhizostoma pulmo, oltre a “polmone di mare”, è stato validato come nome comune anche “medusa barile“, in accordo all’Allegato I del Decreto Ministeriale n°19105 del 22 settembre 2017 (Denominazioni in lingua italiana delle specie ittiche di interesse commerciale)[2].

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Caratteristiche generali del polmone di mare

Il corpo del polmone di mare è formato da una grande campana, l’ombrella, e da una struttura inferiore allungata, il manubrio, che si divide in otto braccia terminanti con delle clave tricuspidate.

Il colore è trasparente negli esemplari più giovani e diviene lattiginoso negli esemplari adulti, che presentano i lobi marginali dell’ombrella di un blu-violetto acceso[3].

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Alla forma del manubrio si deve probabilmente la denominazione comune di “polmone di mare”: la forma delle braccia orali, infatti, ricorda i polmoni umani[4]. L’altro nome comune, quello di “medusa barile” (da alcuni tradotto dall’inglese come botte di mare) è dovuto invece alle dimensioni che può raggiungere la sua ombrella a forma di campana: si parla di dimensioni davvero considerevoli per un organismo planctonico, fino a 80 cm di diametro! È quindi indiscussamente la più grossa medusa del Mediterraneo[5].

Pur essendo una specie pelagica, la si incontra generalmente nei primi metri della colonna d’acqua e comunque mai molto al largo. Si nutre di plancton che aspira attraverso piccole aperture presenti sulle otto braccia orali.

Inoltre, non è raro trovare fra i tentacoli del polmone di mare dei casi di commensalismo (cioè di un’associazione tra due organismi in cui vi è scambio di alimenti senza alcun danno) con stadi giovanili di pesci pelagici come Trachurus e Seriola (entrambi Carangidi).

Oltre ad essere la più grande del Mediterraneo è anche una delle meduse più comuni di questo mare, descritta come endemica del Mediterraneo[5], mentre la parente più stretta dell’Atlantico è Rhizostoma luteum[6] .

Bloom di meduse

In biologia, il termine bloom è stato adottato dal dizionario anglosassone per indicare delle fioriture di popolazioni, ossia degli aumenti copiosi e talvolta inaspettati del numero di individui. Questo termine viene spesso utilizzato per indicare gli incrementi delle popolazioni di microalghe o di organismi di piccole dimensioni, ma in realtà può essere utilizzato anche per gli incrementi episodici del numero di meduse[7].

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In riferimento al nostro polmone di mare, i bloom si possono verificare in risposta a diversi fattori ambientali (come variazione di temperatura e salinità). I bloom di meduse sono eventi massicci che possono determinare effetti su larga scala, addirittura al livello di ecologia della comunità. Uno studio del 2019 di Lorena Basso e dei suoi collaboratori[8] si è focalizzato proprio sui bloom del polmone di mane, per capire se tali eventi potessero rappresentare un pericolo per la salute umana, animale e la salubrità ambientale.

Lo studio analizza il microbiota in tre macro-sezioni anatomiche di Rhizostoma pulmo (ombrella, braccia orali e muco interno). Ciascuna delle tre sezioni ha un microbiota diverso, ma tra i generi ricorrenti ci sono Chryseobacterium, Flavobacterium, Tenacibaculum, Coxiella e Vibrio. Questi batteri potrebbero rappresentare un pericolo per la salute umana ed ambientale nel caso di bloom in quanto il loro numero è verosimile che aumenti all’aumentare del numero di individui del polmone di mare.

Composti bioattivi del polmone di mare

Tra gli invertebrati marini, le meduse potrebbero rappresentare anche un’abbondante fonte di nuovi peptidi bioattivi. Tra questi composti di possibile interesse umano c’è il collagene, che rappresenta fino al 40-60% del peso secco.

Il collagene delle meduse condivide diverse caratteristiche con la sua controparte nei vertebrati, il che lo rende altamente biocompatibile. Alcuni recenti studi si sono concentrati non a caso sul collagene delle meduse e sulla sua forma idrolizzata[9]. Ad esempio, è stato scoperto che, nei topi, gli idrolizzati enzimatici del collagene di medusa hanno un effetto protettivo sul fotoinvecchiamento cutaneo indotto dalle radiazioni UV superiore al collagene di medusa non idrolizzato[7]. È stato anche dimostrato che questi idrolizzati enzimatici hanno attività biologiche, come un’azione inibitoria dell’enzima di conversione dell’angiotensina, effetti immunostimolanti e proprietà antiossidanti.

È reato uccidere le meduse?

Come necessaria introduzione all’argomento è utile riportare l’articolo 554 ter del Codice Penale: “Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione (da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro) […]. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell’animale”.

Alla luce di quanto riportato, è immediato dedurre che, essendo le meduse animali, si applica ad esse la stessa definizione. È dunque vietato commettere nei confronti delle meduse, polmone di mare incluso, atti di crudeltà come il confinamento, che sia in secchielli o sulla sabbia.

La considerazione del loro ruolo ecologico[8] e il loro potenziale utilizzo[7] ne giustificano la tutela. Inoltre, come desumibile dalla Marine Strategy Framework Directive, le meduse sono riconosciute tra i principali gruppi trofici, che risponderanno rapidamente al cambiamento dell’ecosistema. Tale risposta sarà possibile grazie ai loro rapidi tempi di generazione e le loro “esigue” esigenze alimentari. In uno scenario futuro di cambiamento climatico e impoverimento delle risorse, non saranno i grandi cetacei ad aumentare, ma le meduse.

Che diventeranno i pesci del domani?

Referenze

  1. WoRMS – Rhizostoma pulmo;
  2. Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (MASAF) – Decreto Ministeriale n°19105 del 22 settembre 2017;
  3. Museo di Storia Naturale di Venezia Giancarlo Ligabue – Polmone di mare;
  4. La valle del Metauro – Rhizostoma pulmo.
  5. Stabili, L., et al. (2020). The microbial community associated with Rhizostoma pulmo: ecological significance and potential consequences for marine organisms and human health. Marine drugs18(9), 437;
  6. Kienberger, K., Prieto, L. (2016). Citizen science: a tool to the past and present occurrence of the sporadic Rhizostoma luteum in the NE Atlantic and Alboran Sea;
  7. Leone, A., Lecci, R. M., Durante, M., Meli, F., & Piraino, S. (2015). The bright side of gelatinous blooms: Nutraceutical value and antioxidant properties of three Mediterranean jellyfish (Scyphozoa)Marine Drugs13(8), 4654-4681;
  8. Basso, L., et al. (2019). Jellyfish summer outbreaks as bacterial vectors and potential hazards for marine animals and humans health? The case of Rhizostoma pulmo (Scyphozoa, Cnidaria). Science of the Total Environment692, 305-318;
  9. De Domenico, S., De Rinaldis, G., Paulmery, M., Piraino, S., & Leone, A. (2019). Barrel jellyfish (Rhizostoma pulmo) as source of antioxidant peptidesMarine drugs17(2), 134.

Immagine di copertina di Federico Stefanelli.

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