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Physalis: Usi e proprietà

Le piante sono una inesauribile fonte di sostanze benefiche e rappresentano molto spesso un punto di partenza per la scoperta e lo sviluppo di nuovi farmaci da applicare nel trattamento delle diverse forme di malattia. L’interesse nelle piante selvatiche come fonti di antiossidanti naturali è rivolto alla ricerca di sostanze più salutari ed economiche rispetto ai prodotti chimici sintetici, percepiti come tossici o cancerogeni.

La famiglia delle Solanaceae è una delle più significative fonti di sostanze bioattive e comprende la bellezza di 2300 specie tra le quali sono incluse importanti piante da coltivazione come il chili (Capsicum anuun), i pomodori (Lycopersicon esculentum) e le patate (Solanum tuberosum). La famiglia include tra le sue fila numerose specie selvatiche molte delle quali appartengono al genere Physalis, il quinto genere più grande della famiglia con 70-90 specie complessive.

Physalis: Usi e proprietà

Il Messico è il loro centro d’origine con circa 50 specie di Physalis che crescono naturalmente sul suo territorio. I frutti di molte specie di Physalis sono stati per secoli alla base della tradizione culinaria delle popolazioni dell’America Centrale, consumati sia cotti che crudi, mentre le foglie ed i calici di queste piante sono stati utilizzati come fonte di medicamento prima ancora che il continente venisse scoperto.

I composti fenolici del genere Physalis sono stati fino a questo momento poco studiati. Una ricerca pubblicata su Botanical Studies si è presa il compito di analizzare le proprietà antiossidanti dei composti fenolici di ben cinque specie di piante selvatiche appartenenti a questo genere. Il risultato della ricerca avrà una inevitabile ricaduta commerciale e presto potremmo trovare prodotti a base di Physalis in farmacia o in erboristeria.

La specie con il più alto numero di composti fenolici è la Physalis subulata

I suoi calici sono ricchi di flavonoidi e acidi fenolici ma è nelle foglie che risiedono i composti antiossidanti più potenti. Complessivamente i composti fenolici riscontrati nelle cinque specie di genere Physalis sono stati 28 nelle foglie, 16 nei frutti e 16 nei calici. I composti sono stati categorizzati come specie-specifici, vale a dire che non esistono in nessun’altra pianta a parte quella dove sono stati trovati.

Come al solito la biodiversità si manifesta ampiamente persino all’interno dello stesso genere e rappresenta di conseguenza una grande ricchezza dal punto di vista medico. Ogni specie di pianta esaminata ha manifestato proprietà uniche rispetto alle altre. Alle variazioni dipendenti dalle singole specie si aggiungono le variazioni dipendenti dai tessuti: in una singola pianta si producono sostanze diverse a seconda del tessuto analizzato.

Dati così diversificati dovrebbero essere la norma per un ricercatore eppure non smettono mai di sorprendere e di ricordare quanti tesori si lasciano scappare gli esseri umani ogni volta che una specie vivente, grande o piccola, animale o vegetale, finisce con l’andare incontro all’estinzione. Purtroppo a causa delle deforestazioni e dei cambiamenti climatici sono sempre di più gli organismi che dicono addio al pianeta Terra con un enorme danno per la conoscenza in generale ma soprattutto per la medicina.

  • Articolo redatto da Flavio Alunni.

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