Negli ultimi anni, il popolo del web è stato inondato da fake news di discutibile carattere scientifico. Tra i bersagli, i più colpiti sono stati i vaccini. In Italia, infatti, sono nati movimenti contro di essi (i famosi “no vax/ free vax”) e teorie complottiste (su fantomatici conflitti di interesse delle case farmaceutiche e circa l’insorgenza dell’autismo dopo la somministrazione). Ciò ha comportato un abbassamento della copertura, compromettendo l’immunità di gregge. Sanofi Pasteur ha così lanciato l’hackathon #Perchésì, giunta alla seconda edizione, con lo scopo di contrastare la disinformazione galoppante e sensibilizzare la società sul valore dei vaccini mediante linguaggio e strumenti originali e al passo coi tempi.
Quest’anno si è svolto nei giorni 1 e 2 ottobre 2019, presso la città di Roma. Per chi non lo sapesse (come me fino a qualche mese fa), per “hackathon” si intende l’unione di più menti che si pongono l’obiettivo di creare qualcosa di innovativo, in un tempo più o meno breve, riflettendo sulla strategia più idonea. Nonostante sia nato nel mondo dell’informatica, oggigiorno è un modello frequentemente adottato in diversi altri settori.
Le trenta persone selezionate, tra studenti, esperti e professionisti della comunicazione, hanno lavorato in gruppi da dieci per proporre progetti in poco meno di 24 ore.
Alla fine della manifestazione, i vincitori sono stati Andrea Giovinazzi, Giovanni Mosiello e Riccardo Arciulo con “Challenge in a Tok”, un progetto social con l’obiettivo di far promuovere ai teenager video sulla sensibilizzazione vaccinale mediante la piattaforma TikTok, rendendoli protagonisti attivi.
Oltre all’hackathon si è svolta la finale del contest #Perchésì, iniziato nei mesi passati, che ha premiato le migliori campagne di comunicazione sul valore dei vaccini in cui concorrevano due categorie cioè “ASL e distretti sociosanitari” e “Università, Società Scientifiche, Ospedali, Associazioni e Fondazione”, per un totale di dieci finalisti. I progetti vincitori sono stati, rispettivamente: “Noi e i vaccini una squadra vincente” e “Vaccinazione degli operatori sanitari dell’AOU di Sassari e non solo”.
Per me non è stato un semplice “laboratorio di idee” ma un vero e proprio tavolo di confronto. Eravamo tre perfetti sconosciuti, partiti da lontano e provenienti da settori di differenti, tutti al primo hackathon che, nonostante tutto, hanno instaurato il feeling necessario per lavorare in gruppo. Abbiamo scambiato opinioni senza sosta, parlando e scrivendo, per ore e ore.
Non è stato semplice realizzare un piano di comunicazione originale e presentarlo, poi, ad una giuria di esperti di fama nazionale. Il risultato non era scontato. Eppure, ce l’abbiamo fatta e possiamo ritenerci soddisfatti. A casa abbiamo portato altro: nuove conoscenze, nuovi spunti lavorativi e altri chilometri percorsi sulle spalle.
Al prossimo hackathon!