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Perché si sbadiglia?

Le ragioni evolutive dietro un comportamento molto familiare ma poco conosciuto

Spesso, quando sentiamo un discorso noioso, sentiamo una necessità impellente: quella di sbadigliare. Un impulso che dobbiamo assecondare, a costo di sembrare maleducati, perché se non lo facciamo ci sentiremo frustrati. Reprimere questo comportamento, infatti, ci restituisce una fastidiosa sensazione di incompletezza. Ma perché si sbadiglia? È la noia a spingerci, o c’è qualcos’altro sotto? Perché questo comportamento è presente in tantissime specie diverse ma sembra avere funzioni molto differenti? La questione non è affatto semplice: le possibili funzioni di questo comportamento sono molte[1].

Tigre che sbadiglia
Tigre che sbadiglia. Le foto sono di Mathias Appel, condivise secondo la licenza CC0 1.0.

Cos’è lo sbadiglio? Questo comportamento consiste in un’apertura della bocca seguita da una profonda inspirazione, una breve apnea e una breve espirazione. Talvolta, nell’atto, ci capita anche di stiracchiarci. Lo fanno anche altri animali; questi movimenti sono noti come pendiculazione[1].

In base a cosa lo scatena, si parla di sbadiglio spontaneo quando è dovuto a meccanismi fisiologici come cause interne (come gli ormoni) e fattori ambientali (come il calore) e si parla, invece, di contagio di sbadiglio[1] quando è provocato dalla percezione di un altro animale che sbadiglia. È quindi un comportamento contagioso, come il sorriso!

Lo sbadiglio spontaneo

È presente in tutte le classi di vertebrati: lo manifestano mammiferi, pesci, rettili, uccelli e anfibi. Per questo motivo si pensa che sia un comportamento di antica origine evolutiva (si dice che è plesiomorfico). Pur essendo un comportamento comune, tuttavia, sembra avere funzioni diverse a seconda della specie: ad esempio, nei primati e in alcune specie di pesci (come Betta splendens) è usato come segnale aggressivo, mentre in altri animali non ha funzioni note[1].

Lo facciamo fin da prima di nascere
Feto che sbadiglia. Foto di jencu, condivisa secondo la licenza CC BY 2.0.

Lo sbadiglio spontaneo si ha anche durante lo sviluppo: l’uomo sbadiglia già nel ventre materno, sin dalla dodicesima settimana di gestazione. Al contrario, la sua versione contagiosa è presente solo in alcune specie e si manifesta più tardi: negli umani, in genere non manifestiamo contagio di sbadiglio prima dei quattro anni. Per questi motivi si pensa che la forma spontanea sia un comportamento dalle basi più semplici del contagio di sbadiglio[1].

In ogni caso, entrambi sono un po’ avvolti nel mistero. Mentre si sta facendo sempre maggior luce sul significato del contagio di sbadiglio, i meccanismi e le funzioni di quello spontaneo non sono ancora stati scoperti con certezza. In effetti, sono decine le ipotesi riguardanti la sua possibile funzione[1]. 

Pesce istrice e scorpena che sbadigliano
Pesce istrice (sinsitra) e scorpena (destra) che sbadigliano. Foto di Christian Gloor condivise secondo la licenza CC BY 2.0.

Aiuta l’ossigenazione cerebrale?

Una delle ipotesi sulla funzione dello sbadiglio spontaneo più note al pubblico è l’ipotesi respiratoria (Respiratory Hypothesis). Secondo questa, lo sbadiglio si presenterebbe maggiormente in caso di poca ossigenazione cerebrale, compensando a questa mancanza con un apporto di sangue ossigenato. Tuttavia, studi dimostrano che le persone non hanno maggiore ossigenazione cerebrale in seguito a uno sbadiglio[1].

Sbadigliare è sintomo di noia?

In alcune parti del mondo, lo sbadiglio è considerato un gesto maleducato perché viene associato alla noia. In effetti, studi dimostrano che si sbadiglia di più quando siamo più stanchi, in particolare nelle prime ore della giornata e in quelle prima di andare a dormire[2]. Tuttavia è stato visto che gli sportivi sbadigliano più frequentemente poco prima di una gara, situazione in cui di certo non si annoiano e non sono sonnolenti[3]. Come si conciliano queste osservazioni?

I Gorilla lo fanno quando sono ansiosi
Nei gorilla è stata osservata una correlazione tra lo sbadiglio e l’ansia, una manifestazione comportamentale dello stress. La foto, di randychiu, è condivisa secondo la licenza CC BY 2.0.

Alcuni autori supportano l’ipotesi dell’eccitamento (Arousal Hypothesis), secondo la quale lo sbadiglio riattiverebbe l’attività cerebrale[1]. Altri autori sostengono, invece, che lo sbadiglio spontaneo sarebbe correlato allo stress. In effetti, è emerso che gli sbadigli sono correlati ai livelli di cortisolo (la “molecola dello stress”) nell’organismo dell’essere umano[4] In altri primati, inoltre, si è osservato che lo sbadiglio è più frequente in situazioni di stress psicosociale, per esempio in seguito a minacce da parte del membro dominante del gruppo[1]. 

A mettere pace tra queste supposizioni vi sarebbe l’ipotesi del cambiamento di stato (State Change Hypothesis), secondo la quale lo sbadiglio si presenterebbe prima di transizioni comportamentali. Questa sta accumulando prove che la supporterebbero[5]. Tutte queste ipotesi, però, necessitano di ulteriori indagini, poiché spesso hanno prove contrastanti a proprio carico. Inoltre, il fatto che lo sbadiglio sia associato a dati fenomeni non vuol dire che essi ne siano causa (meccanismo) o producano come effetto la riattivazione dell’attività cerebrale (funzione)[1].

Abbassa la temperatura cerebrale?

Il calore ambientale fa sbadigliare di più. Secondo l’ipotesi termoregolatoria, questo comportamento sarebbe utile per diminuire la temperatura cerebrale in caso di surriscaldamento. Tuttavia, questa diminuzione non è ancora stata riscontrata sperimentalmente. Per quanto possiamo affermare, le alte temperature potrebbero indurre lo sbadiglio semplicemente perché portano una sensazione di sonnolenza[1].

Rettili che sbadigliano
Rettili che sbadigliano. Coccodrillo fotografato da Claire Rowland e iguana fotografata da Jay Tamboli: immagini condivise secondo la licenza CC BY 2.0.

Sincronizzazione e contagio di sbadiglio

Alcuni animali possono sbadigliare “in coro”. Talvolta questo si deve a uno stesso stimolo che induce lo sbadiglio contemporaneamente in individui diversi. Ad esempio, uno stesso gruppo risponde sbadigliando all’alta temperatura (stimolo esogeno[1]), oppure ha simili cicli di attività durante la giornata (stimolo endogeno, ad esempio, stessi cicli sonno-veglia[5]). Quando, invece, due individui sbadigliano in un breve arco di tempo perché è lo sbadiglio di uno a scatenare lo sbadiglio nell’altro, si parla di contagio[2].

Questo fenomeno si ha anche quando due individui non si trovano nelle stesse condizioni ambientali. Nell’uomo e in altre specie, come i cani, esso si verifica anche quando lo sbadiglio che scatena la risposta è registrato in video o audio[6]. A noi umani, spesso, è sufficiente leggere la parola “sbadiglio” per essere contagiati[1]! Ma perché gli sbadigli sono contagiosi?

Leggi anche: Perché si russa?

Qual è la funzione del contagio di sbadiglio?

Alcuni scienziati sostengono che questo comportamento derivi da una semplice mimica motoria: la replicazione involontaria dell’azione (dovuta, ad esempio, all’azione dei neuroni specchio). Altri, invece, sono convinti del fatto che vi sia, alla base, anche un contagio emotivo, ovvero una sincronizzazione fra gli stati d’animo di chi sbadiglia. In tal caso si avrebbe un PAM (Perception-Action Mechanism): l’animale riproduce l’azione che vede e, così facendo, prova le emozioni dell’altro individuo[7].

I comportamenti imitativi sono vantaggiosi in specie dove esistono rapporti sociali, perché cementano le relazioni e consentono risposte più adeguate in certe situazioni. In effetti, tutte le specie in cui è stato riscontrato il contagio di sbadiglio sono fortemente sociali oltre che complesse dal punto di vista cognitivo: questo fenomeno è presente in esseri umani, scimpanzé (Pan troglodytes), bonobo (Pan paniscus), macachi di Tonkean (Macaca tonkeana), gelada (Theropithecus gelada), lupi (Canis lupus), cani (Canis familiaris), maiali (Sus scrofa), elefanti marini del Sud (Mirounga leonina), pecore (Ovis aries) e parrocchetti ondulati (Melopsittacus undulatus). Al contrario, non manifestano il fenomeno animali cognitivamente complessi ma non molto sociali, come Gorilla gorilla, il macaco giapponese (Macaca fuscata) e alcuni lemuri[1, 2].

È sintomo di empatia?

Avete mai notato che lo sbadiglio dei vostri familiari è più contagioso di quello degli sconosciuti? Anche in altre specie, come i cani, il contagio di sbadiglio è più frequente tra individui che hanno rapporti più stretti. Talvolta avviene anche tra specie diverse, purché i due animali siano legati! Secondo l’Emotional Bias Hypothesis (EBH), questo avviene perché alla base del contagio di sbadiglio vi sarebbe il contagio emotivo, una sincronizzazione degli stati emotivi tra individui[1, 2]. Ad esempio, se lo sbadiglio spontaneo indicasse stress, il contagio porterebbe a una condivisione di questa emozione[4].

Alcuni scienziati, tuttavia, sollevano una questione: non è forse necessario un grado di consapevolezza troppo elevato perché si parli di sincronizzazione emotiva? Secondo altri, no. Frans De Waal e altri rigettano il dubbio sostenendo che il contagio emotivo è inconscio, e quindi non richiede capacità di immedesimazione[7].

È sintomo di attenzione?

Massen e Gallup, criticando l’EBH, hanno formulato una seconda ipotesi che spiegherebbe il contagio di sbadiglio. Secondo la ABH (Attentional Bias Hypothesis), le differenze nella frequenza di contagio di sbadiglio in base alla familiarità potrebbero dipendere da differenze di attenzione sociale. Ovvero, secondo questa ipotesi, si sbadiglia di più vedendo sbadigliare un familiare piuttosto che uno sconosciuto perché prestiamo maggiore attenzione al parente[8].

Tuttavia, alcuni studi mettono in crisi questa ipotesi. Ad esempio, in una ricerca di Campbell e de Waal del 2011 sugli scimpanzé, il contagio di sbadiglio avveniva maggiormente tra individui che si conoscevano di più anche quando i soggetti concentravano lo sguardo sui video di soggetti non familiari.

Le due ipotesi non sono necessariamente in contrasto l’una con l’altra. Tuttavia, sempre più studi – sia comportamentali, sia sociali, sia di imaging – stanno favorendo l’Emotional Bias Hypothesis[2].

Scimpanzé che sbadiglia
Scimpanzé che sbadiglia. Foto di 1ivia condivisa secondo la licenza CC0 1.0.

Referenze

  1. Guggisberg AG, Mathis J, Schnider A, Hess CW, 2010. Why do we yawn?. Neurosci. Rev. 34 (8) pp. 1267-1276. DOI: 10.1016/j.neubiorev.2010.03.008.
  2. Norscia I, Coco E, Robino C et Al., 2021. Yawn contagion in domestic pigs (Sus scrofa). Sci Rep 11, 1851. DOI: 10.1038/s41598-020-80545-1.
  3. Zilli I, Giganti F, Uga V, 2008. Yawning and subjective sleepiness in the elderly. Sleep Res. 17 pp. 303–308. DOI: 10.1111/j.1365-2869.2008.00666.x.
  4. Thompson SB, 2017. Hypothesis to explain yawning, cortisol rise, brain cooling and motor cortex involvement of involuntary arm movement in neurologically impaired patients. Neurol. Neurosci. 8 (1) pp. 167. DOI: 10.21767/2171-6625.1000167
  5. Zannella A, Norscia I, Stanyon R, Palagi E, 2015. Testing yawning hypotheses in wild populations of two strepsirrhine species: Propithecus verreauxi and Lemur catta. J. Primatol. 77 (11) pp. 1207-1215. DOI: 10.1002/ajp.22459.
  6. Silva K, Bessa J, de Sousa L, 2012. Auditory contagious yawning in domestic dogs (Canis familiaris): first evidence for social modulation. Cogn. 15 pp. 721–724. DOI: 10.1007/s10071-012-0473-2.
  7. de Waal FBM, Preston S. D., 2017. Mammalian empathy: behavioural manifestations and neural basis. Nature 18 pp. 498-509. DOI: 10.1038/nrn.2017.72.
  8. Massen JJ, Gallup AC, 2017. Why contagious yawning does not (yet) equate to empathy. Biobeh. Rev. 80 pp. 573-585. DOI: 10.1016/j.neubiorev.2017.07.006.
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