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Peptidi antimicrobici: nuove prospettive per le resistenze agli antibiotici?

Con la diffusione di sempre più ceppi batterici resistenti agli antibiotici, la ricerca si sta muovendo da tempo verso nuovi potenziali armi per combattere queste pericolosissime infezioni batteriche. I peptidi antimicrobici (Antimicrobial Peptides, AMPs) sono delle piccole molecole proteiche costituite da 12-50 aminoacidi largamente diffuse in natura. Peptidi con attività biologica sono stati infatti isolati da un elevato numero di organismi, quali batteri, piante, insetti, anfibi e mammiferi.

Attualmente ci sono 800 sostanze classificate come peptidi antimicrobici. I primi peptidi ad essere studiati sono stati le cecropine, isolate nel baco da seta (Hyalophora cecropia) agli inizi degli anni ’80 e la melittina, isolata dal veleno dell’ape da miele (Apis mellifera). Quest’ultima è uno dei peptidi studiati più a fondo e per questo motivo è utilizzata spesso come riferimento per lo studio di nuove molecole.

Gli AMPs svolgono un ruolo molto importante nella cosiddetta immunità innata, costituita da una serie di meccanismi di difesa non specifici, diretti verso un largo spettro di microrganismi e presenti in un individuo fin dalla nascita. Questi rappresentano la prima vera barriera di difesa dell’organismo agli agenti patogeni.

Il meccanismo d’azione degli AMPs è riconducibile all’alterazione della membrane cellulari delle cellule bersaglio a seguito della interazione tra il peptide, carico positivamente, e le strutture di membrana dotate di carica netta negativa.

Michael Zasloff Nature (January 2002)

Gli effetti che possono conseguire a tale interazione sono di 2 tipi:

  • Disorganizzazione della struttura della membrana, alterazione della permeabilità, fuoriuscita dei componenti del citoplasma e lisi (distruzione) della cellula.
  • Disposizione del peptide perpendicolarmente nella membrana, formazione di canali o “pori” e, anche in questo caso, morte della cellula.
  • Alcuni peptidi, come la buforina, si sottraggono a questo meccanismo generale ed interagiscono direttamente con bersagli intracellulari (DNA e/o RNA) inibendo funzioni vitali per la cellula.
  • Altri AMPs, agiscono con un meccanismo indipendente dal uccisione diretta dei microbi; sono in grado, infatti, di inibire la risposta proinfiammatoria dell’ospite e/o stimolare le reazioni immunitarie di difesa.
(Andrea Giuliani et al., 2008)

Le caratteristiche biologiche di queste molecole giustificano l’interesse suscitato nella comunità scientifica quali agenti terapeutici innovativi e alternativi, soprattutto nelle infezioni sostenute da microrganismi resistenti agli antibiotici.

Diverse caratteristiche dei peptidi antimicrobici li rendono particolarmente interessanti come potenziali strumenti terapeutici:

  • ampio spettro di attività: sono attivi contro virus, batteri, funghi e protozoi;
  • rapida attività battericida (uccisione del 99,9% dei batteri a seguito di esposizione per 20 minuti);
  • sono in grado di interagire in sinergia con gli antibiotici convenzionali;
  • sono efficaci nei confronti di batteri che hanno sviluppato antibiotico-resistenza, in quanto possiedono meccanismi d’azione differenti rispetto ad alcuni antimicrobici.

Questo ultimo aspetto ha stimolato l’attenzione dei Ricercatori, in particolare di coloro che si occupano di fibrosi cistica (FC), dove i ripetuti trattamenti antibiotici per la risoluzione degli eventi infettivi polmonari selezionano ceppi batterici multi-resistenti o pan-resistenti, cioè resistenti a tutti gli antimicrobici in uso nella pratica clinica.

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