Per parassitosi intestinale si intende un quadro clinico correlato a un’infezione causata da parassiti presenti a livello intestinale. Un parassita è un microrganismo che non è in grado di vivere autonomamente ma sfrutta un altro organismo per poter sopravvivere.
Tali parassiti intestinali possono essere suddivisi in due gruppi:
- protozoi, ovvero organismi unicellulari (flagellati, amebe, coccidi, ciliati, microsporidi);
- elminti o vermi, di dimensioni maggiori e pluricellulari (cestodi, trematodi, nematodi);
I protozoi sono capaci di moltiplicarsi all’interno dell’uomo mentre i vermi producono delle uova che si sviluppano nell’ambiente prima di essere in grado di infettare l’uomo. Quelli maggiormente coinvolti nelle infezioni umane sono nematodi, protozoi e cestodi. L’incidenza di queste infezioni è maggiore nei paesi poveri, dove sono tipiche le infezioni pluri-parassitarie. In Italia, le infezioni parassitarie sono causate frequentemente dagli ossuri, da qui il termine ossiuriasi. Quest’ultima è la più comune delle infezioni parassitarie in età pediatrica, causata dall’Enterobius vermicularis[2, 3].
Cause e trasmissione
Le parassitosi intestinali sono frequenti nei bambini in età scolare per via della poca attenzione alle norme igieniche. Di fatti le uova dopo esser state depositate dal verme possono essere trasportate con le mani su superfici, giocattoli, indumenti e così via. Di conseguenza, mettendo in bocca mani o eventuali oggetti si può contagiare tutta la famiglia. In tal caso parliamo di trasmissione di tipo oro-fecale. Una volta ingerite le uova si schiudono liberando le larve che, una volta maturate a livello intestinale, migrano verso il colon, rimandovi all’incirca per un mese[2, 3].
Sintomatologia
I sintomi correlati all’infezione da parassiti intestinali sono in genere:
- diarrea acuta o cronica;
- prurito perianale;
- vaginiti;
- disturbi del sonno;
- eosinofilia;
- meteorismo;
- dolori addominali.
Spesso tali sintomi possono essere correlati ad altri disturbi e manifestarsi con entità differente nelle persone[3].
Diagnosi
L’identificazione del tipo di parassita viene effettuata mediante indagine microscopica, utilizzando criteri morfologici come la dimensione o la presenza di flagelli. Per realizzare una ricerca generica di parassiti nelle feci occorre effettuare il cosiddetto esame coproparassitologico al fine di individuare trofozoiti, cisti e oocisti di protozoi e sia larve che uova di elminti. Dal momento che tale esame include tecniche differenti di conseguenza saranno diverse le indicazioni per i singoli pazienti. Tutto questo in quanto vi sono tecniche capaci di rilevare sia protozoi che elminti mentre altre le singole specie. Per effettuare una corretta diagnosi difatti può essere necessario analizzare più campioni fecali, raccolti in giorni alterni.
Le principali tecniche impiegate nei laboratori sono le seguenti:
- esame microscopico diretto (elminti e trofozoiti);
- esame macroscopico (elminti);
- esame dopo concentrazione (elminti e protozoi);
- scotch Test (Taenia);
- colorazione Tricromica (protozoi);
- colorazione Ematossilina ferrica (protozoi);
- colorazione Tricromica modificata (spore).
Un esame coproparassitologico standard include l’esame microscopico diretto, microscopico dopo concentrazione e la colorazione permanente. Al concludersi dei test verrà redatto un referto nel quale andranno indicati tutti i parassiti osservati e i loro stadi vitali con indicazione o meno della patogenicità[4].
Approccio terapeutico
Il trattamento delle parassitosi non è limitato al singolo soggetto infetto ma si estende a tutta la famiglia. La cura prevede l’uso dei farmaci definiti antiparassitari o antielmintici, previa prescrizione da parte del medico. Tali farmaci possono avere azione locale nel lume intestinale, causando l’espulsione dei vermi dal tratto gastrointestinale oppure sistemica quando gli elminti non sono presenti nell’intestino.
Tra i farmaci antiparassitari impiegati, si annoverano:
- ivermectina;
- mebendazolo;
- albendazolo;
- pirantel pomoato;
- praziquantel;
- doxiciclina.
L’Ivermectina ha la capacità di bloccare gli organismi colpiti inducendo una paralisi tonica della muscolatura del parassita, mentre il Praziquantel a basse concentrazioni ne causa paralisi tonica. Mebendazolo e Albendazolo, della classe dei Benzimidazoli agiscono invece bloccando la polimerizzzazione dei microtubuli dei nematodi. In genere si somministra un’unica dose giornaliera che va ripetuta dopo 15 giorni, al fine di garantire l’eradicazione dei parassiti nati dalle uova che sono sfuggite al primo trattamento. Tuttavia alcune infezioni necessitano invece di un trattamento di 7 giorni. Può succedere che si verifichi una re-infestazione perché le uova depositate nell’ambiente prima della terapia possono sopravvivere sino a 3 settimane. Nei casi di infezioni parassitari un punto cruciale è limitare la diffusione dell’infezione per cui anche se asintomatici ma aventi casi in famiglia è necessario avvisare scuola, lavoro, palestra e così via[1].
Prevenzione
Quando si parla di parassitosi intestinale è fondamentale ricordare il concetto di prevenzione.
Per prevenire l’infezione o la re-infezione da parassiti è bene seguire alcune norme igieniche:
- lavare le proprie mani e quelle del bambino prima di toccare del cibo;
- lavare accuratamente le mani dopo aver usato la toilette o dopo aver cambiato il pannolino al bambino;
- evitare di mettere le dita in bocca;
- tenere corte le unghie per evitare accumuli di sporco;
- cambiare spesso le lenzuola e la biancheria intima e sottoporli a lavaggi caldi e disinfettanti;
- fare almeno una doccia al giorno per rimuovere eventuali uova depositate;
- igienizzare frequentemente i componenti del bagno dopo l’uso in caso si è infetti[3].
Referenze
- Goodman & Gilman. Le basi farmacologiche della terapia.
- Human Intestinal Parasites. Health Popul Nutr.
- Kucik CJ., et al.: Common intestinal parasites. Am Fam Physician.
- Palmieri F., et al.: Linee Guida Operative per la diagnosi delle Parassitosi Intestinali. AMCLI-CoSP.
- Panoramica sulle infezioni parassitarie. Manuale MSD.