L’essere vivente più grande che il nostro pianeta abbia mai visto non è la balenottera azzurra, ma nemmeno un dinosauro sauropode o la sequoia gigante. Il record spetta infatti ad un albero, un pioppo americano (Populus tremuloides) chiamato Pando.
Un pioppo fuori dal comune
Pando (dal latino “Espandersi”) è situato nella Fishlake National Forest, nello Utah. Nonostante il pioppo americano non superi generalmente i 25 metri di altezza, ha delle capacità pollonanti fuori dal comune, ossia la possibilità da parte di una pianta di creare una moltitudine di nuovi fusti a partire dalla base del tronco o dalla radice. Tra le varie colonie presenti, Pando è sicuramente la più grande conosciuta: con un peso stimato attorno alle 6.000 tonnellate, questo pioppo è 3 volte più pesante del Generale Sherman, una delle più grandi sequoie giganti conosciute.
L’individuo è composto da oltre 40.000 alberi clone, tutti connessi da un unico e gigantesco apparato radicale, che potrebbe avere oltre 80.000 anni. Se questa stima si rivelasse vera, a Pando spetterebbe anche il titolo di organismo più vecchio al mondo[1]. La colonia si distribuisce su ben 43 ettari di terreno ed è una forte attrazione turistica nel periodo autunnale, quando le foglie di tutti i pioppi-clone si colorano di un giallo molto acceso.
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Pando è riuscito a raggiungere le sue dimensioni titaniche grazie a un insieme di fattori; in primis, un inaridimento della regione, avvenuto 10.000 anni fa, rese difficoltosa la germinazione da seme di molte piante arboree. Pando poté così crescere, senza alcuna competizione da parte di altri pioppi e altre specie. Oltre che da questo shift climatico, Pando beneficiò degli occasionali incendi nella zona, che distruggevano la sua parte aerea ma lasciavano l’apparato radicale della pianta intatto. In questo modo Pando rimaneva illeso, mentre piante non pollonanti come le conifere venivano eliminate.
Un esemplare a rischio
Recentemente, secondo uno studio del 2018, si è notato che Pando non sta rigenerando polloni da circa 30-40 anni. Il motivo di questo recente dietrofront è esclusivamente l’impatto umano sul territorio. Nonostante Pando non subisca azioni di disboscamento significanti, la riduzione dei predatori dalla zona ha portato ad un aumento esponenziale dei cervi mulo (Odocoileus hemionus) che, mangiando i giovani polloni, non permettono la rigenerazione della foresta[2]. Oltre ai cervi si sono aggiunte anche le attività di pascolo, che hanno aggravato le condizioni già precarie della colonia.
Per risolvere il problema sarebbe necessario limitare la caccia ai grandi carnivori della zona (puma e orsi neri) e, se possibile, reintrodurre quelle storicamente eradicate (come il lupo e il grizzly)[3]. Un altro metodo per limitare il sovrappascolo potrebbe anche essere l’utilizzo di recinzioni, già sperimentato dall’ecologo Paul Rogers; dopo aver recintato 7 ettari della colonia, Rogers ha stimolato la crescita di nuove piante, estirpando o bruciando plantule di conifera che crescevano nel sottobosco. Vennero tagliati anche alcuni fusti di pioppo anziani, in modo da far passare più luce attraverso le chiome di Pando. Dopo soli 3 anni, le plantule cresciuti nell’area recintata erano 8 volte in più rispetto alle aree esterne[4]. Salvare Pando quindi non è impossibile; serve solo gestire il territorio in maniera appropriata, senza sfruttarlo eccessivamente.
Referenze
- Grant, Michael C. (October 1993). “The Trembling Giant”. Discover. Vol. 14 no. 10. Chicago. pp. 82–89. Retrieved 2008-05-08
- Rogers, Paul C., and Darren J. McAvoy. “Mule deer impede Pando’s recovery: Implications for aspen resilience from a single-genotype forest.” PloS one 13.10 (2018).
- Funes, Yessenia (October 17, 2017). “The Biggest Organism on Earth Is Dying, and It’s Our Fault”. Earther. Retrieved 2018-10-17
- Emily Benson, Save the World’s Largest Living Thing: Build a Fence Around It. New Scientist, London, Reed Business Information, 2016