Dei ricercatori dell’Istituto Pasteur di Parigi sono riusciti a isolare ed identificare una sostanza con azione antidolorifica presente nella saliva umana. Erano già note alcune molecole simili alla morfina presenti nella saliva dei topi ma niente del genere era ancora stato trovato in quella umana. Almeno fino al 2006, anno in cui questa nuova molecola è stata scoperta.
L’hanno chiamata Opiorfina[1], è un oppioide e potrebbe avere applicazioni farmacologiche molto interessanti in più di un ambito, anche se la ricerca è ancora lunga e per il momento l’Opiorfina è ben lontana dal potersi trovare nelle nostre farmacie.
Struttura chimica e meccanismo di azione
L’Opiorfina, isolata dalla saliva umana tramite tecniche di cromatografia liquida ad alta pressione, è stata studiata e ne è stata individuata la struttura. Si presenta come un Pentapeptide composto dagli amminoacidi Gln-Arg-Phe-Ser-Arg, con la Glicina come estremità N-terminale[1].
Inibisce il meccanismo di degradazione dell’encefalina, neurotrasmettitore appartenente alla famiglia delle endorfine prodotte dal Sistema Nervoso Centrale. Le endorfine sono implicate nella regolazione degli stimoli dolorosi e in generale nella risposta a fattori di stress.
In particolare l’Opiorfina agisce su alcuni enzimi proteasi (le Zn-ectopeptidasi, endopeptidasi neutra e aminopeptidasi N) che in vivosono implicati nella rapida inattivazione degli agonisti endogeni degli oppioidi circolanti, come le encefaline appunto. Le encefaline vengono rilasciate in base all’intensità e alla natura dello stimolo doloroso nelle vie nervose, in particolare quelle coinvolte nel controllo della nocicezione, cioè lo stimolo doloroso fisiologico[1, 2].
L’Opiorfina, aumentando l’emivita delle encefaline circolanti a livello sistemico o centrale, produce un effetto analgesico nei modelli di dolore dei roditori[2]. Inoltre, pur agendo in maniera simile alla Morfina nella regolazione dello stimolo doloroso, l’Opiorfina non sembra sviluppare gli effetti di abuso e tolleranza che si possono invece riscontrare in altri oppioidi, pur se somministrata a dosi analgesiche ugualmente efficaci[3, 4].
Ricerche più recenti
L’Opiorfina umana endogena sembra intervenire nel processo di adattamento mediato da encefaline, che sono associate alla regolazione della trasmissione del dolore e anche dell’equilibrio omeostatico emotivo.
Questo ha portato molti ricercatori a ipotizzare che il potenziamento da Opiorfina del percorso encefalinergico potrebbe anche influenzare gli stati emotivi e indurre comportamenti simili a quelli ottenuti tramite antidepressivi. Nonostante alcuni risultati che potrebbero sembrare promettenti, ancora nessuna conclusione è stata tratta circa questo effetto da parte dell’Opiorfina[4].
La ricerca allo stato attuale si sta preoccupando maggiormente di come poter utilizzare in modo efficace questa molecola a scopo terapeutico. L’Opiorfina tal quale, infatti, non è resistente alla degradazione intestinale, quindi non può essere somministrata per via orale[1, 2]. Inoltre è una sostanza idrofila e ad alto peso molecolare[2].
La sua alta capacità di formare legami con le proteine plasmatiche, il suo grago di ionizzazione e il suo coefficiente di ripartizione lipidi/acqua le impediscono di penetrare le membrane e di entrare efficacemente nel Sistema Nervoso Centrale mediante diffusione passiva, necessitando pertanto di un carrier[2].
Un’altra strategia potrebbe essere quella di modificarne la struttura per aumentarne la lipofilicità, la stabilità metabolica e la biodisponibilità., pur tuttavia senza comprometterne la funzionalità. Per il momento, quindi, l’Opiorfina non è altro se una molecola estremamente interessante e, in qualche modo, promettente, ma la sua strada per diventare un farmaco sembra ancora essere piuttosto in salita[2].
Referenze
- Wisner, Anne, et al. “Human Opiorphin, a natural antinociceptive modulator of opioid-dependent pathways.” Proceedings of the National Academy of Sciences 103.47 (2006): 17979-17984.
- Kotynia, Aleksandra, et al. “The synthesis of opiorphin and studies on its binding ability toward Cu (II).” Tetrahedron Letters 51.18 (2010): 2486-2488.
- Systemically active human opiorphin is a potent yet non-addictive analgesic without drug tolerance effects – Journal of Physiology and Pharmacology
- Popik, Piotr, et al. “Human opiorphin: the lack of physiological dependence, tolerance to antinociceptive effects and abuse liability in laboratory mice.” Behavioural brain research 213.1 (2010): 88-93.