Con olio di palma si intende comunemente un insieme di oli vegetali ricavati dai frutti di alcune specie di palme, in particolare da Elaeis guineensis. Questa specie, originaria dell’Africa occidentale (golfo di Guinea) è stata largamente introdotta in molte aree tropicali dell’america centro-meridionale e del sud-est asiatico.
A cosa serve?
L’olio di palma è usato come alimento quotidiano nelle zone di origine della palma da olio, ma negli ultimi decenni ha conosciuto un notevole incremento del suo utilizzo anche nei paesi occidentali, dove ha sostituiti i grassi tradizionali (burro e altri olii vegetali) nell’industria alimentare e in quella cosmetica.
Il suo vasto utilizzo ha recentemente destato in Italia vive proteste nell’opinione pubblica, tanto che numerose aziende alimentari ne hanno annunciato la rimozione dai propri prodotti. Le cause di questa protesta sono fondamentalmente due, legate ad una presunta pericolosità per la salute dell’olio di palma ad uso alimentare e al danno ambientale legato alla coltivazione della palma da olio. Su entrambi questi temi girano molte leggende e molte bufale: cerchiamo di chiarire realtà e miti riguardo all’olio di palma.
Alcuni numeri
- 56: milioni di tonnellate di olio di palma prodotte nel 2013
- 3,7: tonnellate di olio prodotte in media da un ettaro di palme da olio (soia 0.4, girasole 0.6, colza 0.7)
- 7%: la superficie agricola dedicata a colture per olii vegetali coltivata a palme da olio (soia 61%, colza 18%, girasole 14%)
- 39%: la quantità di olio di palma nel totale degli olii vegetali prodotti al mondo.
- 87%: la percentuale di olio di palma prodotto dai due maggiori paesi produttori, Malesia e Indonesia.
Sicurezza alimentare
Una delle questioni per cui negli ultimi tempi l’olio di palma è stato ampliamente criticato riguarda una sua possibile pericolosità per la salute. In realtà, come riferito da varie fonti (ad esempio: Associazione italiana per la ricerca sul cancro) il consumo di olio di palma non presenta specifici problemi di salute, ne tanto meno aumenta il rischio di cancro rispetto ad altri olii vegetali.
Un problema di salute legato all’olio di palma deriva dalla maggiore quantità di grassi saturi, dannosi per l’apparato circolatorio, rispetto ad altri olii vegetali come quello d’oliva, di girasole o di colza.
E’ tuttavia questa elevata quantità di grassi saturi che rende l’olio di palma adatto all’utilizzo alimentare, soprattutto nell’industria dolciaria: in questo tipo di produzioni, l’olio di palma ha fondamentalmente sostituito il burro, altrettanto ricco di grassi saturi, e non altri olii vegetali. Il problema non è quindi legato specificatamente al consumo di olio di palma, ma ad un eccessivo consumo di prodotti preconfezionati ricchi di grassi saturi, che può essere dannoso per la salute.
Fa infine sorridere il fatto che la diffusione dell’olio di palma sia stata anche dovuta alla necessità di trovare nell’industria alimentare un sostituto dei grassi idrogenati, fino a pochi anni fa largamente impiegati. I grassi idrogenati sono stati riconosciuti come dannosi per la salute e progressivamente sostituiti, specialmente dall’olio di palma, ironicamente più sicuro.
Olio di palma e sostenibilità ambientale
La questione più importante sollevata dai detrattori dell’olio di palma riguarda la sua sostenibilità ambientale. Le coltivazioni di palma da olio sono infatti impiantate al posto della foresta tropicale, specialmente nel sud-est asiatico, determinando la perdita di uno degli ambienti più ricchi di biodiversità del pianeta, e distruggendo foreste che hanno un ruolo fondamentale nel mitigare il cambiamento climatico.
La questione è certamente complessa, e quanto segue è un’opinione personale dello scrivente.
Il problema della deforestazione causata dalle piantagioni di palma da olio sussiste di certo, ma andrebbe analizzato secondo un’ottica diversa. Ipotizziamo di sostituire l’olio di palma con altri olii vegetali: la deforestazione nelle aree tropicali cesserebbe, ma andrebbero individuate nuove aree dove coltivare girasoli, colza, soia per sostituire l’olio di palma. Queste aree verrebbero sottratte comunque alla natura, o ad altre coltivazioni che a loro volta verrebbero spostate in altre aree naturali.
Sostituire l’olio di palma non risolverebbe il problema della deforestazione, ma lo sposterebbe semplicemente altrove. Anzi, per certi versi il problema potrebbe peggiorare: la palma da olio è infatti molto più produttiva delle altre colture (produce più olio a parità di superficie coltivata), e la sua sostituzione richiederebbe quindi una maggiore quantità di superficie strappata alla natura.
Si potrebbe obiettare che la coltivazione di palma da olio distrugga un ambiente, quello della foresta tropicale, più importante di quelli dove si trovano le altre coltivazioni da olio. Questo ragionamento è in parte vero, ma seguendolo si ricadrebbe nello stilare una assurda lista mondiale degli habitat per importanza in termini di biodiversità, al fine di trasferire tutte le colture mondiali in quelli meno “importanti”.
D’altronde quello che sta accadendo negli ambienti tropicali a causa della palma da olio (ma anche di altre attività, tra cui l’allevamento e l’estrazione minerarie, specialmente in sud America) è simile a quanto accaduto da noi nei secoli passati: la sostituzione della natura (i boschi) con ambienti non naturali (coltivazioni), con conseguente perdita di biodiversità. In Italia e in Europa questo trend si è oggi invertito, proprio a causa dell’abbandono di vaste aree coltivate ricolonizzate dalla natura (ne ho parlato negli articoli sui boschi italiani).
Il problema non è quindi l’olio di palma in se, ma la più complessa questione del consumo di risorse da parte dell’uomo, risorse che provengono da terreni tolti alla natura.
Quindi qual è la soluzione?
Sicuramente non boicottare l’olio di palma, perchè questo trasferirebbe semplicemente il problema da un’altra parte. La soluzione potrebbe invece essere la creazione di filiere sostenibili di olio di palma, che garantiscano il mantenimento di una certa quantità di aree naturali e l’utilizzo di tecniche meno invasive possibili. Questo fenomeno è già in atto: sono molte le aziende che garantiscono la sostenibilità, per quanto possibile, dell’olio di palma utilizzato. Parallelamente, i paesi produttori dovrebbero effettuare politiche ambientali di protezione della natura, attraverso la creazione, ad esempio, di aree protette, al fine di conciliare la salvaguardia della natura con l’inevitabile sviluppo economico.
E noi consumatori?
Per noi le soluzioni sono le stesse: scegliere ed esigere prodotti che certificano la sostenibilità delle materie utilizzate, e non marche che semplicisticamente (a mio parere) sostituiscono ingredienti sgraditi al pubblico con altri che probabilmente presentano gli stessi problemi.