Due lavori pubblicati di recente stanno rivoluzionando la microbiologia industriale. Partendo dai dati genetici oggi disponibili, i ricercatori hanno infatti rianalizzato due dei generi batterici più utilizzati dall’industria, Bacillus e Lactobacillus, riorganizzandoli e riclassificandoli. Il risultato? I generi da 2 sono diventati oggi 30. Un cambiamento che mette finalmente ordine tra le centinaia di specie che tra loro avevano davvero poco in comune, ma che allo stesso tempo richiede un importante aggiornamento della documentazione per le aziende. Un aggiornamento che in diversi casi arriva fino all’etichetta del prodotto finito.
L’uso di microrganismi risale a migliaia di anni fa, ma è solo negli ultimi due secoli, dopo Pasteur, che abbiamo imparato a riconoscerli e dar loro un nome. La tassonomia, la scienza che si occupa proprio di dare un nome a tutte le cose e ad organizzarle in modo gerarchico, ha così permesso di orientarci tra la biodiversità esistente e di distinguere generi e specie sicure e utili da generi e specie potenzialmente pericolose, così come di usarne altre come indicatori di salute o di qualità . Tra i generi batterici, due sono diventati particolarmente famosi per le loro applicazioni: Bacillus e Lactobacillus. Ceppi che vi appartengono vengono diffusamente utilizzati in probiotici, in alimenti fermentati (yogurt, formaggi, salumi), prodotti per l’agricoltura e per l’ambiente.
Negli anni questi due generi si sono via via arricchiti di sempre nuove specie, superando complessivamente le 170 per Bacillus e le 270 per Lactobacillus. Nel frattempo si sono accumulate informazioni sul loro DNA che hanno evidenziato come in questi generi esista una variabilità molto più ampia di quella inizialmente ipotizzata, con specie tra loro molto diverse.
Nei mesi scorsi, per cercare di mettere un po’ d’ordine, sono stati pubblicati due lavori:
-  Bacillus (Patel and Gupta (2020) Int. J. Syst. Evol. Microbiol. 2020;70:406–438)
- Lactobacillus (Zheng et al (2020) Int. J. Syst. Evol. Microbiol. 2020;70:2782–2858)
In essi, i ricercatori hanno quindi provveduto a riorganizzare le varie specie, riclassificandole alla luce delle conoscenze più recenti. Questo ha portato così alla nascita di 6 nuovi generi per Bacillus e ben 22 per Lactobacillus.
Se da un lato la riclassificazione consente di descrivere meglio la biodiversità microbica e aiuta a comprendere meglio le caratteristiche di questi microrganismi, dall’altro richiede però di adottare qualche accortezza in più da parte di chi li utilizza.
L’aggiornamento richiede infatti di identificare correttamente i nuovi nomi dei ceppi in uso e aggiornarli sulla documentazione tecnica, scientifica, legale e commerciale, a partire dalle etichette e i documenti di controllo qualità  per arrivare fino alla rianalisi dei dati metagenomici.
Per aiutare ad orientarsi in questa rivoluzione, Microbion, start-up italiana che si occupa di microbiologia industriale, ha sviluppato delle schede di conversione tra vecchi e nuovi nomi, che ha reso disponibili gratuitamente a questo indirizzo.
Articolo di Davide Ederle – Microbion srl.