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Come reagire alla nuova estinzione di massa: la storia di Carmelo Isgrò e del Museo del Mare di Milazzo

Piero Angela, nel libro “A cosa serve la politica?” afferma: “la buona educazione consiste non soltanto nel comportarsi bene, ma anche nel fare in modo che gli altri si comportino bene”. Rispettare le regole, ma farle anche rispettare. Si sa che questo secondo aspetto è poco popolare da noi (“Ma di cosa ti impicci?”, “Lascia perdere”, “Vivi e lascia vivere” ecc.). Questo modo di agire, o meglio di non reagire, ha creato in un certo senso un’assuefazione ai piccoli (ma poi anche ai grandi) abusi”. Per fortuna, qualcosa sta cambiando.

Siamo in Sicilia, precisamente in provincia di Messina. È il 2017. Il 19 giugno l’ANSA dà notizia che un capodoglio è stato avvistato al largo delle Isole Eolie e, il giorno dopo, s’impiglia in una rete illegale. Un velista lancia l’allarme, attivando la macchina dei soccorsi di Sea Shepard e della Capitaneria di porto di Salina. Nonostante abbiano tagliato due terzi della rete in sole tre ore, non sono riusciti a salvarlo. Il capodoglio muore, arenandosi nell’Area Marina Protetta di Capo Milazzo.

Carmelo Isgrò
Carmelo Isgrò durante la scarnificazione

Carmelo Isgrò, giovane biologo e biochimico della zona, rimane molto colpito dalla tragedia. Vuole dare una seconda vita all’animale. Con molta determinazione, recupera e lavora la carcassa di Siso (è il nome del capodoglio, dato in onore del suo amico, scomparso proprio in quei giorni in un tragico incidente) trovando molta plastica al suo interno, compreso un vaso da giardino! Ma va oltre: vuole musealizzarlo. Grazie a donazioni da parte di privati e comuni cittadini, il 9 agosto 2019 inaugura il Mu.Ma (Museo del Mare al Castello di Milazzo), diventandone il direttore.

Non solo: continua a raccontare la ricchezza naturale del suo territorio ma anche l’impatto della plastica, e in generale dei rifiuti, sul nostro ecosistema, a grandi e piccini, divertendosi e con una certa naturalezza, ovunque. Insomma, un vero e proprio vulcano di idee. Per questo abbiamo deciso di intervistarlo.

Immagino che l’avvento di Siso ti abbia cambiato la vita. Chi eri prima?

R: Mi ha cambiato ma non tanto come si può pensare. Faccio divulgazione già da dieci anni, soprattutto ai bambini. Prima, parlavo soltanto della bellezza del mare e dell’ambiente (ho scritto anche un libro su Capo Milazzo). Con Siso, invece, ho un’altra storia da raccontare e un altro modo di raccontare: “Sì, il mare è bello ma è pur vero che ci sono criticità”, ad esempio le armi di pesca illegali.

Sono successe altre tragedie simili?

R: Quest’anno sono arrivati cinque capodogli in tutta la Sicilia, dallo Stromboli alle Isole Egadi. Probabilmente era un’unica famiglia. Insieme agli altri enti, siamo andati a recuperare le ossa e a svolgere necroscopia. In uno, in particolare, lo stomaco era riempito di plastica. La vicenda è stata pure ripresa da varie emittenti (CNN, BBC etc).

Quando è iniziato il lavoro sul progetto Siso?

R: Il giorno stesso del suo arrivo. Sono stati giorni emozionanti. Come al solito, nelle mie cose, mi butto senza pensare. Non bado alle conseguenze o al lavoro che potrebbe esserci in seguito. Mi trovo a percorrere strade nuove e assurde.

Quanto tempo hai impiegato?

R: Ho dedicato 15 giorni per scarnificare il capodoglio, facendo tutto in acqua e da solo. Poi ho recuperato le ossa che, utilizzando acqua calda e acqua ossigenata, ho sbiancato in modo da renderlo musealizzabile. In un solo anno, l’ho pulito dal grasso. Considera che normalmente sono necessari cinque o sei anni. Bisogna sotterrarlo, far sì che i batteri lo metabolizzino. Comunque, in totale, tra promozione, raccolta fondi e conoscenze delle tecniche, ho impiegato due anni.

Mu.Ma
L’interno del Mu.Ma

Dove si trova e com’è composto il museo?

R: Siamo a Milazzo. Il museo si trova all’interno della chiesa di Santa Maria al Castello della città mamertina, risalente al ‘500 (di cui ancora si conserva l’arco trionfale). Col tempo, ha subìto diverse trasformazioni: bastione, prigione e infine museo. Ancora oggi, mantiene il suo valore spirituale. Il capodoglio è posizionato al posto dell’altare che rappresenta il baluardo dell’ecologia (la fortezza). La rete illegale è rappresentata dagli stessi uomini: sono sia i responsabili della sua morte e sia gli autori della sua salvezza mediante la campagna crowdfunding, facendo rete.

Tutto ciò è apprezzabile lungo il percorso museale. Nella prima parte, è possibile ammirare le opere d’arte che aiutano a saper leggere, in maniera non noiosa, la scienza; interagire con i monitor touch o i pannelli con quiz molto divertenti. Nella seconda parte, andiamo all’inferno dove è possibile vedere i danni che l’uomo ha inflitto all’ambiente. Se ti penti, vai in purgatorio dove potrai migliorarti con la cultura, crescendo ulteriormente.

Non ho lasciato nulla al caso! Negli ultimi due anni, ho girato un po’ nei vari musei (Parigi, Milano, Barcellona) e conosciuto i direttori scientifici per capire come poterlo migliorare e dargli una valenza internazionale. Il Mu.Ma, infatti, è in bilingue (italiano e inglese), prossimamente ci saranno supporti per chi non vede e non sente. È quindi un museo accessibile a tutti, super interattivo e divertente, soprattutto per i bambini.

Mu.Ma
Piccola esposizione

Hai avute molte difficoltà durante la costruzione?

R: Sì, però sono state scavalcate dalla determinazione. Sin da subito, ho avuto le idee ben chiare e ho fatto di tutto per realizzarlo. Sono stato appoggiato dal Museo della Fauna dell’Università degli Studi di Messina che mi ha dato la possibilità di poterlo esporre al pubblico (non è scontato), facendone parte fieramente del comitato tecnico scientifico. In più, il comune di Milazzo mi ha concesso questo posto incredibile.

Cosa organizzerete in futuro al museo?

R: Ci saranno sempre degli eventi, dalle conferenze scientifiche a due concerti tra dicembre e gennaio. È un punto d’incontro tra arte e scienza mediante musica, pittura, scultura e fotografia.

Quali risultati hai ottenuto?

R: Tra i tanti, il risultato più bello è la sensibilizzazione dei bambini. Sono loro che insegnano ai propri genitori a non buttare la plastica e rispettare il mare. Un giorno cresceranno e magari creeranno leggi in grado di tutelare l’ambiente, anche su quello che hanno imparato qui dentro, mediante la loro professione.

Come avrete compreso da quanto letto, il dott. Carmelo Isgrò rappresenta un chiaro esempio dello scienziato moderno, che oltrepassa i confini di un laboratorio con l’obiettivo di curare una società disattenta alle politiche ambientali mediante una corretta divulgazione e comunicazione scientifica. Ci auguriamo con tutto il cuore che sia solo l’inizio di un’impresa eccezionale che già promette molto bene!

In bocca al lupo Capitano!

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