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New Delhi: il batterio killer che fa paura in Toscana

New Delhi, così si chiama il batterio che negli ultimi giorni sta spaventando l’Italia e in particolar modo la Toscana. È proprio nella regione della torre pendente che si contano le vittime di un focolaio epidemico in rapida espansione.

L’agente infettivo

Le infezioni da Klebsiella pneumoniae resistente ai carbapenemi (antibiotici di ultima generazione) non sono una novità per il sistema sanitario nazionale e internazionale. Nello scenario globale rappresentano, infatti, una minaccia per la sanità pubblica già da diversi anni e i ceppi che circolano in Italia contribuiscono alla diffusione dell’emergenza. A sorprendere è che a colonizzare le strutture sanitarie della Toscana non siano gli ormai diffusi ceppi di K. pneumoniae KPC (produttori di enzimi carbapenemeasi che scindono l’antibiotico impedendogli di fare effetto) bensì quelli di K. pneumoniae NDM (produttori di enzimi New Delhi metallo-betalattamasi). In passato, i casi di infezione da ceppi NDM in Italia erano sporadici e riconducibili al ritorno da un viaggio all’estero da parte del paziente. Il nome ricorda, infatti, il primo ceppo di K. pneumoniae “New Delhi” isolato da un paziente svedese di ritorno da un viaggio, appunto, in Nuova Delhi. Oggi possiamo dire che si tratta di una vera e propria evoluzione del ceppo che si sta ritagliando il proprio spazio sul temuto palcoscenico dell’antibiotico-resistenza.

La notizia

In Italia, dal gennaio del 2018 al 31 agosto del 2019, sono stati riscontrati numerosi casi di batteriemie causate da ceppi di K. pneumoniae “New Delhi” . Delle morti registrate, 32 sono state localizzate in Toscana dove il numero dei soggetti ricoverati è salito a 709. I ceppi New Delhi responsabili di questi casi sono stati isolati dal sangue di 75 pazienti affetti da patologie gravi. L’infezione potrebbe avere una letalità così elevata per via dei quadri clinici già compromessi dei pazienti infettati. Tale relazione potrà essere smentita o confermata da tutti gli studi che sono in corso. La diffusione significativa registrata in questa regione è stata evidenziata anche da un comunicato dell’ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control) confermando la necessità di alzare l’attenzione e mettere in pratica programmi di sorveglianza per monitorare la rapida diffusione del fenomeno.

Cosa fare?

Ciò che si sta verificando in Toscana conferma la necessità di intervenire tempestivamente con misure efficaci per arginare il problema della resistenza agli antibiotici. Tra gli interventi adottati per limitare la diffusione dell’epidemia anche in altre aree della regione si elencano la ricerca microbiologica di ceppi “New Delhi” tra gli ospedalizzati dei reparti più a rischio e l’applicazione di misure igieniche sui pazienti risultati positivi.

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