Spostiamoci sull’Isola di Flores, una piccola isola dalla superficie di circa 14.300 km² nell’arcipelago Indo-Malese. Tra i 95.000 e i 13.000 anni fa essa era abitata dagli “Hobbit“, insieme a una discreta quantità di “draghi”, che probabilmente non si facevano pregare per mangiarseli. Lo Hobbit… E se ve lo state chiedendo, no, non sto scherzando. In quel periodo infatti, si trovava sull’Isola un ominide ai molti sconosciuto: Homo floresiensis, chiamato anche “Uomo di Flores” o proprio “Hobbit“. La scoperta è avvenuta nel 2003 in una caverna sull’Isola. Il ritrovamento consiste in alcuni scheletri abbastanza completi appartenenti ad almeno otto individui. L’anno successivo, sulla rivista scientifica Nature, il team di paleoantropologi (P. Brown, M. Morwood, T. Sutikna, R. P. Soejono, E. W. Saptomo e R. A. Due) descrive il ritrovamento e lo interpreta come la scoperta di una nuova specie di ominide: Homo floresiensis. La curiosità del ritrovamento è il fatto che gli individui non superavano il metro di altezza, risultando così appartenenti alla specie del genere Homo più piccola conosciuta.
È probabile che gli antenati di questa specie siano degli Homo erectus arrivati per mare, su zattere primitive. Homo erectus infatti già fabbricava utensili primitivi, e fu anche il primo ominide a lasciare l’Africa, raggiungendo l’Asia Orientale proprio 1-1,3 milioni di anni fa… poco prima dei ritrovamenti più antichi di Homo floresiensis (datati 95.000 anni fa). Sebbene Homo erectus raggiungeva anche 1,60 m di altezza, perché lo “Hobbit” era così basso? Si pensa infatti che Homo floresiensis fosse una forma di nanismo insulare di Homo erectus. Una qualsiasi isola, inclusa l’Isola di Flores, è più difficilmente colonizzabile da parte di piante e animali rispetto a una qualsiasi regione del continente. Infatti, le acque che circondano le isole sono una sorta di “barriera” per gli individui in dispersione delle varie specie. Dunque il numero di specie che popolano un’isola è limitato, e da ciò deriva che l’ecosistema risulta semplificato.
Il nanismo insulare è un adattamento conseguente al fatto che il più semplice ecosistema insulare presenta risorse limitate: le taglie piccole sono immediatamente favorite durante le crisi alimentari dovute a siccità, periodi di freddo, ecc. … infatti, mentre nel continente gli animali possono migrare altrove alla ricerca di condizioni più favorevoli, ciò è precluso agli abitanti delle isole.
… e Smaug. Un fenomeno opposto al nanismo, è proprio il gigantismo insulare, tipico soprattutto dei rettili. Molte specie di rettili che vivono sulle isole presentano infatti dimensioni maggiori rispetto alla media (si pensi solo alle tartarughe delle Isole Galápagos). Il motivo si ricollega a quello scritto sopra: un ecosistema insulare è un ecosistema semplificato, e spesso mancano i grandi carnivori e i grandi erbivori (impossibilitati a colonizzare l’isola); dunque altre specie di animali occupano la loro nicchia ecologica, cioè “prendono il loro posto”, il loro ruolo nell’ecosistema, come grandi predatori… per esempio è il caso del Drago di Komodo (Varanus komodoensis), la più grossa specie di lucertola vivente, che può raggiungere i 3 m di lunghezza e 70 kg di peso.
Ed è proprio sempre sull’isola di Florens che vive ancora (sebbene non così diffuso come un tempo) questo animale, che, se vogliamo, può essere ricondotto a “Smaug”, il drago del romanzo “Lo Hobbit” di Tolkien. Grazie alle sue enormi dimensioni, il Drago di Komodo infatti domina come predatore nelle aree in cui vive. Cattura le sue prede, invetebrati, uccelli e mammiferi (anche cervi), sia inseguendole che tendendo loro imboscate, spesso cacciando in gruppo. E come se non bastasse, questi “draghi”, sebbene non sputano fuoco dalle fauci, hanno in bocca una sostanza velenosa, prodotto dalle ghiandole velenifere, capace di portare alla morte la preda in poco tempo.
Tuttora diffuso solo nelle isole indonesiane di Flores, Komodo, Rinca, Gili Motang e Gili Dasami, i primi fossili di Drago di Komodo risalgono a più di 1,5 milioni di anni fa, e sono stati trovati un po’ in tutto l’arcipelago indonesiano e anche l’Australia. Tuttavia, ricerche recenti hanno rivelato come il nostro “Smaug” sia solo l’ultimo rappresentante di altre specie di Varani molto grandi che un tempo (da 3,8 milioni di anni fa) erano diffusi tra l’Indonesia e l’Australia, la maggior parte dei quali, si estinse circa 11.000 anni fa.
Alla fine, anche Homo floresiensis si estinse. Accadde circa 13.000 anni fa a causa di un’eruzione vulcanica, che avrebbe fatto estinguere anche gran parte della fauna che costituiva la fonte di sostentamento degli ominidi.
Non solo fantasy
Dunque, il nostro “Hobbit” di Flores e il Drago di Komodo hanno vissuto insieme. Ma non solo! Probabilmente Homo floresiensis incontrò altri “draghi”, gli altri Varani giganti che probabilmente non disdegnavano nel predarlo. Le fantasie del romanzo di Tolkien forse hanno davvero preso vita un tempo. E non potevano farlo altrove se non su un’isola, un ambiente ideale dove l’evoluzione può lavorare nei modi più inaspettati e straordinari.