Le Baleari sono un arcipelago spagnolo situato nel mar Mediterraneo. La loro fauna è molto ridotta e poco variegata, sia per le rada vegetazione, sia per l’impatto antropico che per la sua condizione insulare. Pochi sanno però che queste isole, fino a poco millenni fa, erano la patria di uno strano ungulato, con occhi frontali e sangue freddo: la capra delle caverne balearica (Myotragus balearicus).
Isolata dal resto del mondo
Myotragus balearicus colonizzò le Baleari nel Messiniano, quando l’arcipelago si riunì all’Europa a causa dell’essiccamento del Mediterraneo, circa 5,7 milioni di anni fa. In un primo momento, la specie si trovava solamente sull’isola di Maiorca; quando però nelle fasi glaciali pleistoceniche l’isola si congiunse temporaneamente con Minorca, la specie si espanse nella nuova isola. A quel tempo, Minorca era popolata da una specie gigante di coniglio, Nuralagus rex; con l’arrivo della capra balearica, la specie si estinse rapidamente per l’eccessiva competizione.
Una capra che capra non è
La capra balearica era un ungulato di piccola taglia, mostrando un marcato nanismo insulare; l’altezza al garrese era attorno a 50 cm, mentre il peso non doveva superare i 35 kg.
La testa era munita di due piccole corna, che la facevano assomigliare a quella di una capra; analizzando però a fondo la sua anatomia, si è scoperto che Myotragus fosse più imparentato con gli ovini (pecore) che con i caprini. La lunghezza delle articolazioni suggerisce che l’animale non fosse un grande corridore, ma che avesse una buona stabilità su terreni accidentati.
Il cranio è sicuramente la parte più caratteristica dell’animale: le orbite oculari non erano laterali, come in tutti gli ungulati, ma rivolte frontalmente, come quelle di un uomo. Questo permetteva a Myotragus di avere una visione binoculare, con un senso di profondità spaziale migliore. Non è il primo animale insulare noto con questo adattamento: anche i kakapo, giganteschi pappagalli incapaci di volare, possiedono un’ottima visione stereoscopica. Le cause di questo adattamento si potrebbero andare a rintracciare nell’assenza di grandi predatori sulle Baleari; non necessitando più di guardarsi alle spalle, i Myotragus hanno cominciato a evolvere un muso frontale per muoversi al meglio nelle aree dissestate dell’isola.
Un mammifero a sangue freddo
Le Baleari erano e sono ancora tutt’oggi poco adatte ad ospitare grandi animali. Tralasciando la superficie ridotta (Maiorca e Minorca sono rispettivamente 7 e 34 volte più piccole della Sicilia), l’arcipelago è particolarmente roccioso e con forti periodi di siccità durante l’anno. Questo causa un basso sviluppo delle specie erbacee, che lasciavano spazio invece a gigantesche foreste e arbusteti mediterranei, oggi purtroppo limitati.
Per far fronte a queste aspre condizioni, la specie aveva sviluppato un metabolismo lento, inusuale per un mammifero; le ossa lunghe mostrano infatti ampie zone lamellari, tipiche dei rettili. Questa caratteristica suggerisce che Myotragus fosse ectotermico, con uno sviluppo ontogenetico lento e incostante. In caso di siccità, l’animale poteva arrestare la crescita corporea, attendendo condizioni migliori e consumando meno energia; l’incapacità di mantenere la temperatura costante non sembra essere stato un grosso impedimento alla specie, grazie al clima caldo delle Baleari.
Arriva l’uomo: estinzione e (forse) domesticazione
La capra balearica si estinse circa 5000 anni fa, probabilmente per l’arrivo di popolazioni umane dall’entroterra. All’interno delle caverne baleariche infatti sono stati trovati accumuli di ossa di Myotragus, con segni di consumazione da parte dell’uomo.
Certi resti però suggeriscono che le capre non fossero state subito uccise, ma che venissero mantenute vive per un certo lasso di tempo; alcuni crani possiedono difatti corna segate apparentemente da uomini, con segni di rimarginazione. Questo fece ipotizzare in passato che ci fu un tentativo fallito di domesticazione della specie, prima che si estinguesse.
Attualmente però questa teoria è molto dibattuta, in quanto le corna potrebbero essere state smussate in vita non dagli uomini ma da altri Myotragus; pare infatti che la specie presentasse un comportamento di osteofagia, molto documentato anche nei cervidi attuali. Sembra comunque che l’animale convisse con l’uomo per quasi 2 millenni. Sopravvivendo a molti cambiamenti climatici e per vario tempo all’impatto umano, Myotragus balearicus può essere sicuramente dichiarato come uno dei mammiferi insulari più tolleranti della storia.
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Bibliografia
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