Fra tutte le famiglie che compongono il numeroso ordine dei carnivori (Carnivora), un posto di rispetto spetta senza dubbio ai mustelidi (Mustelidae). Carnivori molto più celebri di quanto si pensi. Abili approfittatori, veri maestri di sopravvivenza e opportunisti per definizione. Intanto cosa distingue i membri di questa famiglia da altri famosi carnivori selvatici come volpi, lupi e orsi?
Chi sono i Mustelidi?
Oltre a un’immancabile e temibile dentatura da predatore, caratterizzata da canini particolarmente affilati e molari appuntiti, i mustelidi presentano corpo spesso affusolato, agile e flessuoso. Ciò li rende capaci di correre, saltare e arrampicarsi agevolmente, nonchè di infilarsi senza problemi in stretti pertugi.
Sono mammiferi spesso plantigradi, di dimensioni medie o piccole, dotati di morbida pelliccia e spesso notturni. Molti mustelidi usano marcare il territorio con ghiandole anali particolarmente odorose, e si distinguono anche per il temperamento fiero e tenace. Non per niente, il battagliero ghiottone (Gulo gulo) o il bellicoso tasso del miele (Mellivora capensis) sono mustelidi. Precisamente, quante specie abbiamo in Italia e quali? Ebbene, nel nostro paese abbiamo la fortuna di ospitare sette specie di mustelidi autoctoni. Analizziamoli nel dettaglio.
DONNOLA (Mustela nivalis)
E’ davvero impossibile non conoscerla, se non altro per il nome e per la sua fama. Si tratta indubbiamente del più piccolo fra i mustelidi nostrani, e uno dei più piccoli in assoluto: è un animaletto dalle dimensioni davvero contenute, coi maschi lunghi mediamente 15 cm o poco più e le femmine leggermente più piccole.
La coda è corta, e la pelliccia è uniformemente bruna con parti inferiori bianche. Il muso è corto, gli occhi neri e vispi, e le orecchie piccole e arrotondate. Il corpo è lungo e affusolato, estremamente flessuoso, e le zampe sono molto corte: queste caratteristiche consentono alla donnola un’andatura veloce, e la rendono in grado di infilarsi praticamente dappertutto.
Alimentazione
E’ una feroce cacciatrice di qualunque animale dalle dimensioni inferiori, uguali o anche superiori: non di rado attacca specie considerevolmente più grandi, come conigli o uccelli di taglia media. I conigli possono venire inseguiti fino allo stremo e poi finiti con un morso alla nuca.
Le prede abituali, comunque, sono topi, ratti, piccoli uccelli, anfibi e piccoli rettili. Insomma, nonostante l’aspetto grazioso, la donnola è – in relazione alle dimensioni- forse il mustelide più gagliardo.
Distribuzione
E’ diffusa su tutta la penisola, in Sicilia e in Sardegna: su queste due isole potrebbe trattarsi di due sottospecie leggermente diverse dalla donnola continentale. Al di fuori dell’Italia, la donnola è diffusa in gran parte di Eurasia e Nord America.
Popola habitat boschivi, ma ben si adatta anche ad ambienti rurali e antropizzati, dove comunque è molto difficile da vedere per le sue dimensioni minute e per l’attività notturna. In alcune popolazioni montane è stata osservata una muta stagionale, con la pelliccia che diventa parzialmente (o completamente) bianca in inverno. A sua volta può essere preda di mammiferi carnivori più grandi o di uccelli rapaci.
ERMELLINO (Mustela erminea)
L’ermellino condivide il genere con la donnola, e infatti è molto simile ad essa. Si tratta di un piccolo mammifero, e a prima vista è molto difficile distinguerlo da Mustela nivalis laddove gli areali delle due specie si sovrappongono. Anche l’ermellino presenta un copo affusolato e flessuoso, zampe corte e orecchie arrotondate.
Tuttavia, M. erminea è leggermente più grande, con i maschi che spesso superano i 20 cm di lunghezza. La coda, inoltre, è leggermente più lunga rispetto a quella della donnola e d è sempre contraddistinta da una punta nera.
Distribuzione
L’areale dell’ermellino è molto più “nordico” rispetto a quello della donnola, e anche se è presente in gran parte d’Eurasia e in America settentrionale, nel nostro paese è diffuso solo sull’arco alpino. Si spinge solitamente molto più a nord della donnola, e non di rado può essere avvistato su prati e pascoli montani o su pietraie fino al limite dei ghiacciai.
Alimentazione
Come la donnola, è un fiero cacciatore che si nutre di micromammiferi (topi, arvicole, toporagni), piccoli rettili, anfibi e piccoli uccelli. Può attaccare con successo anche conigli e lepri. In inverno la pelliccia muta, e l’ermellino si presenta sempre bianco ad eccezione della punta della coda, che rimane nera. In estate, invece, il manto è bruno e molto simile a quello della donnola.
FAINA (Martes foina)
La faina è forse il mustelide più opportunista fra tutte le specie nostrane. Il corpo presenta spesso una lunghezza di 35-45 cm, con maschi più grandi delle femmine, e la coda misura 20-25 cm. Il muso è piuttosto corto, ma leggermente più allungato di quello del genere Mustela.
L’aspetto è simile grossomodo a quello di un gatto, ma la faina presenta un corpo leggermente più affusolato, collo più lungo e coda più voluminosa. La pelliccia è folta, soffice e di un bel color bruno, con sottopelo grigiastro (che dona alla faina un aspetto “chiaro”) e tartufo color nocciola o rosato.
Quasi tutti gli esemplari presentano un’inconfondibile ed evidente macchia di color bianco candido, che si estende sulla gola partendo dal mento e sfociando fino alla parte superiore delle zampe anteriori. Il suo areale conta buona parte d’Europa e parte dell’Asia centrale, in Italia è presente su tutta la penisola (ma assente sulle isole) in modo continuo.
Alimentazione e distribuzione
Trattasi di un predatore gagliardo e territoriale, che si nutre di uccelli, rettili, anfibi e mammiferi fino alle dimensioni di una lepre. Popola habitat di bosco, spingendosi occasionalmente fino ai 2000 metri di quota, ma si adatta perfettamente anche alla vicinanza con l’uomo: è estremamente opportunista e la si può incontrare pure nelle grandi città , dove si accontenta di un aiuola o di un giardino.
Si adatta a un grande numero di situazioni, e sovente mostra anche un lato più “onnivoro” ripiegando su frutta, bacche e uova. I centri urbani, con la loro abbondanza di ratti e colombi, possono rappresentare una ghiotta occasione per la faina, che si trova a meraviglia anche negli habitat rurali e spesso approfitta di polli e anatre di allevamento.
Grazie alla forma del suo corpo e alla sua agilità , può correre, arrampicarsi e saltare agilmente e silenziosamente, diventando una minaccia per un grande numero di specie. Rimane tuttavia difficile da incontrare, a causa delle sue abitudini notturne e della sua prudenza. Gli accoppiamenti avvengono alla fine dell’estate, con la femmina che “blocca” l’impianto dell’embrione nell’utero congelando di fatto la gravidanza per poterla poi riprendere in inverno e far nascere la prole in primavera.
LONTRA (Lutra lutra)
La lontra europea è un inconfondibile mustelide, ormai diventato assai raro nel nostro paese. Presenta dimensioni medie, con una lunghezza di 80-90 cm a cui va aggiunta una coda di 30-40 cm.
Si tratta di un mammifero perfettamente adattato a una vita anfibia, con pelliccia bruna impermeabile (le parti inferiori sono più chiare), orecchie piccole, zampe parzialmente palmate e coda muscolosa, perfetta per dare la spinta durante il nuoto. Inconfondibili anche le lunghe vibrisse.
Alimentazione
La lontra è un provetto pescatore, che si nutre quasi esclusivamente di pesce e solo occasionalmente di invertebrati acquatici (larve di insetti, gamberi e granchi di fiume) o di micromammiferi e nidiacei. Si tratta di una specie strettamente legata agli habitat fluviali.
Distribuzione
Frequenta ambienti boschivi, caratterizzati da corsi di acqua corrente sulle cui sponde costruisce una tana approfittando di anfratti e cavità sulle sponde o di dimore abbandonate di tassi o volpi. Diffusa in gran parte dell’Europa centrale e settentrionale, in Italia ha subito una drastica rarefazione: la lontra risente moltissimo dell’inquinamento e delle alterazioni ambientali apportate dall’uomo agli habitat di acqua dolce, ed è specie particolarmente fragile anche a causa della caccia a cui è stata sottoposta per la pelliccia.
Fino a qualche anno fa, la popolazione di Lutra lutra in Italia era stimata a non più di 660 esemplari distribuiti sull’Appennino centro-meridionale (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria), ma anche se la lontra ha ultimamente dato timidi segnali di ripresa, la strada per salvare questo animale dall’estinzione nel nostro paese è ancora lunga.
MARTORA (Martes martes)
La martora appartiene allo stesso genere della faina, e si vede: le due specie sono piuttosto simili, e non è sempre facile distinguerle dopo un’occhiata fugace. Predatore scaltro e particolarmente agile, la martora presenta dimensioni leggermente superiori a quelle di M. foina, con un corpo lungo mediamente 35-50 cm e una coda di circa 25 cm.
Le zampe sono leggermente più lunghe, e conferiscono alla martora un’altezza di poco superiore a quella della sua congenere. La pelliccia, morbida e lucente, è di un bel marrone scuro, con sottopelo nerastro (che, contrariamente alla faina, dona alla martora un aspetto in genere più “scuro”) e tartufo nerastro anch’esso.
La macchia golare, che nella faina è spesso molto estesa e color panna, nella martora è meno estesa (si limita alla gola e non scende mai fino alle zampe) e di un bel color giallo intenso. Affidarsi alla macchia golare per distinguere la martora dalla faina, però, può essere fuorviante: non si tratta di un carattere univoco.
Al di là delle (poche) diversità morfologiche, la martora si differenzia dalla faina soprattutto per lo stile di vita: si tratta di un predatore essenzialmente arboricolo, che grazie alla sua agilità e ai suoi artigli passa buona parte della vita sui rami degli alberi.
Alimentazione e distribuzione
Popola boschi misti o puri, di latifoglie o di aghifoglie, e la si trova soprattutto in collina e in ambienti montani. Sul livello del mare è invece piuttosto rara, e vi può essere rinvenuta solo laddove altre specie dalla nicchia ecologica simile siano assenti dal territorio.
Caccia uccelli, nidiacei e mammiferi arboricoli, ed è in grado di inseguire scoiattoli con successo fra le fronde. E’ meno opportunista della faina, e si adatta con molta più fatica a vivere a stretto contatto con l’uomo: il suo spettro alimentare è più ristretto rispetto alla sua congenere.
Diffusa in buona parte d’Europa, nel nostro paese può essere rinvenuta su tutta la penisola. Contrariamente alla faina, è diffusa anche in Sicilia e Sardegna. E come la faina, gli accoppiamenti avvengono alla fine dell’estate con le femmine che bloccano la gravidanza per poi dare alla luce i piccoli in primavera.
PUZZOLA (Mustela putorius)
La puzzola è l’antenato selvatico del domestico furetto, ben diversa da quella che viene chiamata impropriamente “puzzola” nei film e nei cartoni animati (in realtà quella è Mephitis mephitis, la moffetta, che non è nemmeno un mustelide).
Come tutti i membri del genere Mustela, la puzzola presenta un corpo muscoloso e affusolato, dalla forma allungata e dalle zampe corte. Il che la rende particolarmente adatta a cacciare piccoli mammiferi come topi, arvicole e conigli, nelle cui tane si infila agevolmente. Misura mediamente 30-45 cm, con coda corta (8-16 cm).
Le femmine sono più piccole dei maschi. Il muso è corto, e le orecchie piccole e arrotondate. La pelliccia è bruna e setosa, con sottopelo color crema e muso più chiaro e contraddistinto da un’inconfondibile mascherina scura sugli occhi, che le dona un aspetto da birbante.
Distribuzione
Diffusa in buona parte d’Europa, la puzzola nel nostro paese presenta un areale che si estende su tutta la penisola in modo molto discontinuo: negli ultimi anni ha subito una drastica rarefazione, e ad oggi risulta uno dei carnivori più difficili da vedere in Italia.
Frequenta habitat boschivi, ed è particolarmente legata ad ambienti fluviali: questo suo legame con le acque dolci è purtroppo la sua croce, poichè è specie molto fragile e risente enormemente dell’inquinamento delle acque e dell’alterazione di torrenti, fiumi e zone umide ad opera dell’uomo. Come se non bastasse, la puzzola soffre anche la competizione con il visone americano (Neovison vison), specie alloctona introdotta per la pelliccia e in preoccupante espansione, che presenta una nicchia ecologica molto simile.
TASSO (Meles meles)
Il tasso è, assieme alla faina, il mustelide nostrano più opportunista e che più si è adattato a una stretta convivenza con l’uomo. Si tratta del più grande mustelide europeo, con una lunghezza di 60-90 cm (a cui va sommata una breve coda di circa 12-15 cm), un’altezza alla spalla di circa 30 cm e un peso che varia da 7 a 17 kg a seconda del sesso e della stagione.
Presenta un corpo tozzo e massiccio, con zampe robuste munite di forti unghioni ricurvi atti a scavare e a difendersi/offendere. Il collo è invece piuttosto lungo, e il muso è abbastanza aguzzo. La pelliccia è folta e setolosa, di un tipico colore grigiastro “brizzolato”, con sottopelo più chiaro e punta dei peli più scura. Esistono anche esemplari “biondicci”.
Il capo è invece bianco, con due tipiche striature nere piuttosto marcate, che partono dal naso e attraversano gli occhi per poi arrivare dietro elle corte orecchie e fondersi nel grigio del corpo.
Alimentazione
Il tasso resta fondamentalmente un carnivoro, ma è in pratica un onnivoro opportunista che può mangiare di tutto: non caccia solo anfibi, piccoli rettili, uccelli e piccoli mammiferi, ma può cibarsi anche di nidiacei, uova, frutta, bacche, castagne, noci, nocciole, faggiole, ghiande, funghi, tuberi, insetti e altri invertebrati come lumache e lombrichi.
Svolge anche un ruolo di spazzino poichè se capita ripulisce volentieri anche carcasse e resti di predazioni altrui, ed è ghiotto di miele.
Distribuzione
Facile capire perchè un animale simile abbia una così ampia diffusione e si adatti così facilmente a ogni situazione: il tasso non frequenta solo habitat boschivi (spingendosi anche piuttosto in quota), ma può essere rinvenuto anche nelle grandi città . Gli basta un giardino, un parco pubblico, uno spazio verde possibilmente alberato.
Presenta attività notturna, e può abituarsi alla presenza umana al punto da diventare abbastanza confidente e avvicinabile. Diffuso in gran parte d’Europa e in parte del Medio Oriente, in Italia lo si ritrova su tutta la penisola (assente sulle isole) ed è comune un po’ dappertutto.
Vive in tane sotterranee strutturate in reti di cunicoli più o meno complesse, e contrariamente a quanto si crede non è un animale solitario: sovente condivide la tana con altre specie verso cui vige perlopiù una reciproca indifferenza e tolleranza (volpi, lepri), ma molto più spesso vive in gruppi coi suoi simili.
In tal caso si tratta di gruppi senza precise regole gerarchiche, coi tassi che si limitano a svolgere alcune attività in compagnia e altre da soli. Una volta, fino a non molto tempo fa, secondo la cultura popolare esistevano due specie di tassi: il tasso-cane, che si vedeva in primavera, snello e veloce, e il tasso-porco, grasso e lento, avvistabile in autunno.
CuriositÃ
La realtà è tuttavia ben diversa: il tasso è l’unica specie di mustelide nostrano ad andare in letargo in inverno, e logicamente i tassi che si svegliano in primavera sono smagriti dopo mesi di inattività e digiuno. In autunno, invece, questi animali sono in fase di ingrasso per prepararsi al sonno. Meles meles è una specie solitamente tranquilla, che di fronte al pericolo preferisce sempre la fuga. Tuttavia, se un tasso viene messo alle strette, è impaurito e non ha via di fuga, può scatenare una ferocia insospettata e diventare un avversario temibile, capace di sferrare colpi di artigli e morsi poderosi: eventuali predatori sono bene a conoscenza dell’indole indomita del tasso, e se possono evitano accuratamente di attaccarlo.
VISONE AMERICANO (Neovison vison)
Specie americana e alloctona, introdotta in Italia dagli allevamenti di pelliccia e ormai ampiamente diffusa su alcune porzioni di territorio. Il visone americano è presente e abbondante in Sardegna e in buona parte del nord (nonchè in varie parti d’Europa): si tratta di esemplari fuggiti dagli allevamenti o liberati deliberatamente dall’uomo, che hanno stabilito ormai popolazioni indipendenti e in grado di riprodursi e perdurare autonomamente.
L’impatto del visone americano è ecologicamente devastante, poichè se da un lato ha drasticamente ridotto le popolazioni di visone europeo (Mustela lutreola, con cui entra in competizione diretta per la nicchia ecologica quasi identica), dall’altra sta minacciando anche la sopravvivenza della puzzola (Mustela putorius), altra specie dalla biologia e dalle esigenze molto simili.
La mano dell’uomo
Se la puzzola si è rarefatta ma è comunque ancora presente sul nostro territorio, il visone europeo, un tempo diffuso in gran parte d’Europa e anche in Italia, è ormai estinto sul nostro territorio e considerato a rischio critico dalla IUCN (International Union for the Conservation of Nature). In parole semplici, c’è il concreto rischio che il visone europeo si estingua in tempi brevi. E a causa dell’uomo.
Conoscere tutti questi indomiti e interessanti carnivori significa rispettarli e proteggerli, poichè in quanto predatori operano un’importante pressione venatoria sulle loro prede, che si traduce in selezione naturale ed evoluzione. La presenza dei mustelidi (e di altri carnivori) è essenziale per la salute genetica delle popolazioni di prede. Forse è il caso di chiudere un occhio se ogni tanto sparisce un pollo dalla nostra fattoria.
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