È ormai partito il progetto Life LETSGO Giglio, che vuole promuovere la biodiversità dell’isola del Giglio nell’arcipelago toscano. Il progetto è coordinato dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e supportato da Unione Europea e il Dipartimento di Biologia dell’Università degli Studi di Firenze. Attivo già dal luglio 2019, è però diventato sempre più conosciuto a partire dal 22 novembre 2021, in quanto prevede l’eradicazione di mufloni. Il motivo? Trattandosi di una specie aliena e invasiva sono pericolosi per l’ecosistema dell’isola, minacciandone l’habitat e la biodiversità presente.
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Cosa sono i mufloni e come sono arrivati sull’isola del Giglio?
Il muflone (Ovis aries musimon) è un mammifero della famiglia degli ungulati. In realtà non è altro che un parente stretto delle pecore, Ovis aries, appunto. Al momento la parentela esatta è oggetto di dibattito tra gli esperti, ma una delle ipotesi è che si tratti di una sottospecie delle pecore domestiche che è tornata a inselvatichirsi migliaia di anni fa. Il muflone come varietà distinta dagli ovini domestici sembra nascere appunto in tempi antichi sulle grosse isole del Mediterraneo, in particolare Corsica e Sardegna. Successivamente il suo areale si è ampliato andando a occupare quasi tutta l’Europa.
Presente anche nelle altre isole dell’arcipelago toscano, come l’isola d’Elba, i mufloni sono arrivati sull’isola del Giglio perché importati da un privato, successivamente autorizzato ad avviare un allevamento per popolare l’isola a scopo venatorio. A causa della fuga di questi esemplari i mufloni si sono successivamente diffusi in tutta l’isola[1].
Cos’è una specie aliena?
Le specie aliene, anche dette alloctone, sono delle popolazioni di esemplari che per un qualsiasi motivo vengono a trovarsi in un habitat nuovo, diverso da quello di origine. Può capitare che queste specie riescano a integrarsi nel nuovo ambiente, tanto da riprodursi fino a minacciare gli organismi preesistenti. In genere questo succede quando i nuovi esemplari non hanno predatori naturali, trovano un clima favorevole e abbondanza di cibo. In questo caso diremo che una specie, oltre ad essere aliena, è anche invasiva.
Sono molti i motivi per cui una specie, animale o vegetale, può ritrovarsi in un ambiente diverso da quello a cui è abituata. Se nel corso della storia del Pianeta la maggiore causa sono stati eventi naturali come l’originarsi di connessioni tra continenti o mutamenti climatici ed ecologici, negli ultimi anni l’uomo non ha fatto altro che accelerare artificialmente questo processo.
L’inserimento di una nuova specie da parte dell’uomo può essere intenzionale, come nel caso dei mufloni all’isola del Giglio, o anche accidentale. È il caso ad esempio delle acque di zavorra immagazzinate nella stiva delle navi e rilasciate una volta arrivati a destinazione. In queste acque sono spesso presenti esseri viventi, come alghe o fasi larvali di organismi animali, che possono quindi proliferare in zone anche molto distanti da quella di origine.
Quali sono i danni causati da una specie aliena all’ecosistema?
Le isole molto piccole, tra cui appunto l’isola del Giglio (24 km2), hanno ecosistemi veramente molto fragili. Una specie alloctona e invasiva come il muflone può causare quindi un danno elevato alla biodiversità dell’ambiente. Più un habitat è piccolo e più sarà facile per una specie aliena alterare gli equilibri presenti. Queste modifiche sono la causa della perdita di biodiversità e della scomparsa di specie preesistenti.
Il muflone è considerato un organismo pericoloso per 103 diverse altre specie[2], molte delle quali endemiche a livello delle piccole isole. Nello specifico il progetto ha l’obiettivo di proteggere diverse specie che rischiano di scomparire dall’arcipelago toscano: si tratta di 7 specie animali e 3 vegetali. La salvaguardia di queste popolazioni passa quindi dall’eradicazione delle specie aliene che hanno alterato un equilibrio molto delicato come quello dell’isola.
Le specie alloctone non vengono infatti eradicate senza motivo, ma perché sono particolarmente impattanti sulle popolazioni preesistenti[3].
A causa dei danni causati all’ecosistema, il progetto Life LetsGo Giglio si è proposto di eradicare i mufloni dall’isola del Giglio. Il progetto prevede, in realtà , anche l’eradicazione di altre specie animali, come la tartaruga dalle orecchie rosse (Trachemys scripta elegans), e vegetali, come il fico di mare (Carpobrotus edulis) e il pino di Aleppo (Pinus halepensis), ma è stato proprio il caso dei mufloni a far notizia, originando accese critiche.
In che modo saranno eradicati i mufloni?
La principale critica che viene mossa a questo progetto di salvaguardia della biodiversità riguarda la modalità di eradicazione dei mufloni. Gli esemplari presenti sull’isola verranno infatti abbattuti. Perché quindi non si è deciso per un loro trasferimento in altre aree dove è presente, come ad esempio la Sardegna o la Corsica?
Trasferire una specie aliena e invasiva non è mai semplice: non si può infatti catturare e spostare in toto gli esemplari presenti. Gli animali prima di essere trasferiti devono essere attentamente selezionati secondo vari criteri: adeguata composizione della popolazione per sesso ed età , idoneità genetica e assenza di microrganismi patogeni. In questo caso verrebbe trasferita soltanto una piccola percentuale dei mufloni presenti sull’isola, irrilevante ai fini del progetto di salvaguardia dell’habitat. Oltre ad essere un lavoro molto lungo e costoso sarebbe quindi anche decisamente inutile[4]. La cattura e il trasloco di questa popolazione, seppur meno cruenta, causerebbe inoltre traumi stress correlati agli esemplari trasferiti[5].
L’abbattimento risulta invece essere una pratica decisamente più accessibile e incisiva. Inoltre secondo le linee guida dell’IUCN, le traslocazioni di popolazioni a scopi di conservazione sono necessarie solo nei casi in cui non vi siano interventi alternativi, sia necessario salvaguardare la specie e non vi sia alcun rischio di conseguenze non desiderate, ad esempio dal punto di vista sanitario[6].
Come si può contenere l’invasione da parte di specie aliene?
Bisognerebbe sempre agire alla base per evitare che specie invasive si stabiliscano in un habitat diverso da quello originario. La lotta alle specie aliene passa quindi attraverso un comportamento consapevole che può essere così sintetizzato:
- conoscere e saper riconoscere quali sono le specie aliene e quali quelle autoctone
- evitare l’uso e la vendita di specie aliene, nonché privilegiare l’impiego di specie autoctone
- evitare comportamenti che possono favorire la diffusione delle specie aliene
- fare divulgazione ed educazione sul tema, sensibilizzando la popolazione sul tema della biodiversitÃ
- segnalare la presenza ed il ritrovamento di una specie aliena, anche se soltanto presunta
- evitare di importare e detenere esemplari di qualsivoglia specie aliena.
Referenze
- Life LETSGO Giglio – Protocollo Muflone
- IUCN Global Invasive Species Database – Ovis aries
- Valutazioni dell’ISPRA sul piano di controllo del muflone nel Parco nazionale dell’arcipelago toscano
- IUCN – Linee guida per le reintroduzioni ed altre traslocazioni a scopo di conservazione
- Genovesi P., Shine C. European strategy on invasive alien species Convention on the Conservation of European Wildlife and Habitats (Bern Convention). 2004
- Marco I et al. The stress response to repeated capture in mouflon (Ovis ammon): physiological, haematological and biochemical parameters. Zentralbl Veterinarmed A, 1998 May;45(4):243-53.