Il Morbo di Crohn (MC) è principalmente una malattia infiammatoria recidivante che colpisce il tratto gastrointestinale. Presenta, frequentemente, dolore addominale, febbre, perdita di peso e segni clinici di ostruzione intestinale o diarrea con sangue e/o muchi nelle feci. Poiché la sua incidenza e la sua prevalenza sono in aumento in tutti i gruppi etnici e per via della natura sistemica della malattia, il Morbo di Crohn riguarda un gruppo sempre più diversificato di rami di ricerca. Tuttavia, studi sistematici di analisi geografica hanno riportato un’incidenza maggiore nelle zone rurali.
Nonostante la malattia colpisca l’intero tratto gastrointestinale, in circa il 90% dei casi viene interessata l’ultima parte dell’intestino tenue (ileo) e il colon. A causa dell’infiammazione si possono creare delle ulcere che, se non vengono trattate in modo adeguato, possono provocare dei restringimenti intestinali oppure, nei casi più gravi, approfondirsi fino a danneggiare l’intestino “bucandolo” interessando così gli organi circostanti.
Cause
Diverse sono le cause coinvolte nello sviluppo del Morbo di Crohn, da quelle genetiche ai fattori ambientali; il microbiota stesso ha un ruolo importante nella malattia.
Cause genetiche
La familiarità è nota già dagli anni settanta e gli studi condotti sui gemelli (nel 2005 in nord Europa) sono stati i primi indicatori di una componente genetica nella malattia di Crohn. Con altri studi condotti in diversi paesi, tra cui la Germania che ha condotto degli studi su gemelli omozigoti, è arrivata la conferma dei dati. Grazie a studi genomici su vasta scala sono stati identificati e confermati 71 loci, su 17 cromosomi, di suscettibilità genetica per il MC. Ad esempio, l’omozigosi per il gene NOD2 ha mostrato un aumento di 20-40 volte del rischio di sviluppare il morbo. L’identificazione di questi loci ha aiutato nella comprensione dei disturbi fornendo importanti indizi sul ruolo del sistema immunitario intestinale.
Anche modificazioni a carico dei TLR (Toll-like Receptor, una famiglia di recettori di membrana a cui è deputato il riconoscimento di determinate parti batteriche), presenti sulle cellule endoteliali intestinali e sulle cellule presentanti l’antigene sembrerebbero essere implicate nella malattia. Gli scienziati ora ritengono che più di trenta geni giochino un ruolo in essa, sia direttamente attraverso causalità che indirettamente come una variabile mediatore.
Fattori ambientali
Oltre alla componente genetica, sono coinvolti diversi fattori legati allo stile di vita. L’industrializzazione ha fortemente influenzato la vita delle persone così come la sedentarietà , l’esposizione all’inquinamento atmosferico, la dieta occidentale ricca di cibi pronti (spesso contenenti elevate quantità di zuccheri) e l’elevato consumo di tabacco.
Sebbene tutti questi fattori siano implicati nello sviluppo della malattia, l’uso precoce di tabacco è stato identificato come uno dei fattori principali che aumentano significativamente lo sviluppo.
Altri fattori osservati e associati allo sviluppo della malattia sono:
- l’uso di contraccettivi orali;
- l’assunzione di antibiotici;
- l’uso regolare di farmaci antinfiammatori non steroidei.
I fattori associati alla riduzione del rischio comprendono, invece:
- l’esposizione agli animali domestici e di fattoria;
- la condivisione della camera da letto;
- un elevato apporto di fibre;
- il consumo regolare di frutta;
- l’esercizio fisico.
L’importanza del microbiota
La malattia di Crohn si manifesta spesso dopo una gastroenterite infettiva, presenta una flora mucosale diversa da quella fisiologica (disbiosi), con un incremento dei batteri intramucosali, e spesso si tratta di specie adesive. Questa patologia sembra derivare da un’interazione scompensata del microbiota intestinale, che è normalmente in uno stato di mutualismo simbiotico con l’ospite umano.
La ricerca metagenomica suggerisce che fino a quattro principali phyla batterici (Bacteroides, Firmicutes, Actinobacteria e proteobatteri) consistenti in migliaia di specie che colonizzano l’intestino umano attraverso il gradiente prossimale-distale guidato dall’acido dello stomaco, siano coinvolti in questa patologia. Studi comparativi hanno mostrato il raggruppamento e la riduzione della diversità , specialmente per i phyla Firmicutes e Bacteroides nei pazienti con malattia di Crohn.
Ruolo dell’immunità adattativa
Si è delineato fin da subito il ruolo dell’immunità adattativa in questa malattia. Molti ritengono questa patologia una malattia autoimmune causata da una risposta abnorme alle citochine da parte dei linfociti. Il gene, che gli studi hanno fortemente correlato alla malattia, è l’ATG16L1 il quale può indurre l’autofagia ed è in grado di ostacolare la capacità del corpo di attaccare i batteri invasivi.
Il disturbo, inoltre, è caratterizzato da uno squilibrio delle cellule T effettrici (prevalentemente T helper Th1 o Th16 che difendono la mucosa contro batteri, funghi o virus attraverso la secrezione dell’interferone gamma, TNF-α e interleuchine) e le cellule T regolatorie (che secernano interleuchina 10 e fattore di crescita TGFβ) provenienti dal timo.
Diagnosi
I test di laboratorio hanno molteplici scopi per la valutazione della malattia di Crohn, compresa la diagnosi, il monitoraggio della malattia, il monitoraggio degli effetti avversi e l’efficacia dei farmaci. La calprotectina fecale è un test che permette di escludere il morbo di Crohn per gli adulti e i bambini che presentano sintomi equivoci e può evitare test più invasivi.
La diagnosi della malattia viene considerata effettuando anche un’analisi del sangue completo, proteina C-reattiva, velocità di sedimentazione eritrocitaria. Possono essere utili test sulle feci per Clostridium difficile, uova e parassiti. I risultati possono fornire informazioni a supporto della diagnosi, identificare la gravità della malattia e potenzialmente limitare la necessità di effettuare una endoscopia.
L’anemia è molto comune quindi l’emoglobina e l’ematocrito dovrebbero essere monitorati periodicamente. Carenza di folati, di ferro e della 25-idrossivitamina D sono comuni. I pazienti con resezione intestinale estesa hanno un rischio di carenza anche della vitamina B12. Lo screening per la tubercolosi dovrebbe essere considerato prima di usare agenti biologici.
L’imaging e l’endoscopia sono strumenti essenziali per la diagnosi e il monitoraggio della malattia. Le tecniche di imaging, comprese la tomografia, la risonanza magnetica e l’ecografia sono utili nella gestione della patologia. Queste forniscono un’accuratezza per la diagnosi iniziale, il monitoraggio e l’identificazione di complicanze.
Procedure endoscopiche consentono la visualizzazione diretta e l’accesso al lume intestinale. La loro visualizzazione diretta consente l’identificazione di lesioni caratteristiche, il monitoraggio del successo o insuccesso della terapia, e screening per il cancro colon-retto.
Farmaci e trattamento
I farmaci prescritti per il Morbo di Crohn possono essere gli antibiotici, come il Metronidazolo e la Ciprofloxacina, o i corticosteroidi, oppure aminosilicati. Altro tipo di terapia è quella che prevede il trattamento con soppressori del sistema immunitario, tra cui c’è la ciclosporina A, le tiopurine e il metotexato.
Oggi vengono utilizzati anche i farmaci biologici e i dati scientifici hanno evidenziato una maggiore rapidità d’azione e una durata dell’effetto più lunga nel tempo. Quando per il trattamento vengono utilizzati metotrexato, tiopurine e/o biologico, si effettua un ematocrito completo e i test di funzionalità epatica e renale periodicamente.
Alimentazione consigliata
Quando si parla di dieta per un paziente affetto da morbo di Crohn bisogna fare una distinzione tra paziente in fase acuta e paziente in remissione. Molti studi hanno evidenziato che i bambini e gli adolescenti affetti dalla malattia seguono un’alimentazione ricca di carni, dolci e cibi grassi. Consumano, invece, poca frutta, verdura, pesce e cereali integrali. Gli studi condotti sugli adulti mostrano che i malati hanno uno stile alimentare ricco di zuccheri e bevande gassate. Il consumo eccessivo di cibi confezionati e ricchi di grassi idrogenati e grassi saturi è un altro punto messo in evidenza.
Risulta ancora oggi difficile stabilire se la mancanza di frutta, verdura e cereali integrali sia effettivamente una causa della malattia o una conseguenza.
Le indicazioni per la fase acuta prevedono il consumo di centrifugati o passati di verdura per evitare l’interazione provocata dall’attrito meccanico che le verdure potrebbero esercitare sulla mucosa infiammata. Indicate in questo periodo sono le ricette a base di creme di cereali e pseudo cereali (come la quinoa, il miglio, il grano saraceno), passate però al setaccio in modo da eliminare la componente fibrosa.
Il pesce azzurro, per via della sua elevata concentrazione di acidi grassi essenziali della serie Omega 3, è un alimento molto indicato nell’alimentazione di un paziente affetto da morbo di Crohn. Alcune spezie, come la curcuma che ha proprietà antinfiammatorie, aggiunte al cibo possono essere funzionali nel trattamento della patologia.
Referenze
- Crohn’s disease. Baumgart DC and Sandborn WJ. Lancet 2012 – Review.
- Crohn’s Disease: Diagnosis and Management. Veauthier B and Hornecker JR. Am Fam Physician 2018 – Review.
- Crohn disease: pathophysiology, diagnosis, and treatment. Mazal J. Radiol Technol 2014.