Per spiegare la concezione di medicina ecologica, consideriamo il Modello Ecologico di Bronfenbrenner secondo cui l’ambiente ecologico di ogni individuo è costituito da strutture incluse l’una nell’altra come una serie di Matrioske al centro delle quali sta il microcosmo affettivo e cognitivo della persona, poi quello delle relazioni e stimoli sociali quotidiani, poi quello delle aspettative della società e della cultura cui appartiene, poi quello del tempo in cui egli vive e così mano a mano fino ad arrivare alla struttura più esterna rappresentata dalle prospettive future e dal legame con l’umanità ed il pianeta.
Questa articolata costruzione rappresenta l’Ambiente Ecologico dell’individuo ed il suo ’potenziale’ evolutivo aumenta parimenti all’aumento del grado di coerenza, armonia ed integrazione tra le sue diverse parti. Aumenta cioè quanto più la persona diventa in grado di muoversi in modo integrato e motivato all’interno del proprio ambiente ecologico elaborando un’immagine positiva e stimolante di sé e del proprio cambiamento, in una prospettiva migliorativa ed evolutiva. In questo quadro, la costruzione di un bagaglio personale di cultura medica e della salute, aiuta l’individuo ad auto-alimentare la propria evoluzione attingendo alle sue energie e potenzialità per costruire percorsi motivazionali personali tesi alla salvaguardia del suo benessere psicofisico.
Secondo la concezione olistica del sapere, l’uomo è un piccolo Microcosmo debitamente fornito di tutti gli elementi necessari a sopravvivere: la rottura dell’equilibrio tra le parti del sistema produce un danno od un disagio funzionale che protratto alla lunga può portare alla malattia. Ristabilire l’equilibrio ottimale nel sistema, è lo scopo di una medicina capace di occuparsi dell’uomo nella sua globalità. Secondo la concezione olistica della medicina ecologica, ogni risposta del corpo è globale e il corpo umano è psicosomatico per definizione. Pertanto ogni malessere è la risposta ad un disagio che se fissato troppo a lungo porta alla malattia e ogni manifestazione corporea o psicologica non deve essere sottovalutata perchè può essere un importante fenomeno segnalatore.
Una medicina ecologica, quindi, è una medicina dell’alleanza uomo-medicina, alleanza tesa alla ricerca del benessere, prima che alla ricerca della malattia, e orientata allo sviluppo delle potenzialità auto-riparative dell’individuo secondo quanto segue:
- ascolto dei propri bisogni
- vivere un buon rapporto con il proprio universo ecologico
- costruire una dimensione esistenziale di autorealizzazione, serenità e speranza
- creare opportunità di disintossicazione
- creare opportunità di ricarica energetica dell’organismo
o rivitalizzando le varie parti dell’individuo dimenticate o assopite facendole comunicare tra loro permettendo così di far circolare energia dall’una all’altra
o usufruire di nuove fonti di motivazione e stimolo attraverso qualsiasi atto creativo che possa essere fonte di gioia - recupero di una dimensione di equilibrio globale
Medicina Ecologica nella malattia
Per la Medicina Ecologica la malattia è frutto dell’interazione tra ambiente e stile di vita, pertanto l’interesse della medicina in questo caso va oltre alla specificità della malattia per valutare le ragioni che hanno portato l’organismo a sviluppare la patologia per lavorare su di essi in termini preventivi oltre che curativi.
Secondo la concezione ecologica, ogni individuo risponde alla malattia con una sintomatologia in parte soggettiva che dà ragione della specificità personale e ambientale. Per questo la malattia rappresenta indubbiamente un momento di crisi ma anche una possibilità di opportunità correttiva ed evolutiva dello stile di vita e dell’ambiente.
La malattia gravita inevitabilmente intorno all’anima perché è attorno all’anima che gravita la vita. In quest’ottica la malattia non viene interpretata in alternativa alla salute, esclusione dal ciclo produttivo e privazione della dignità, ma come un tratto di vita nel quale vengono tracciate nuove regole.
Accettare le nuove regole tracciate dalla sofferenza e dalla malattia, rappresenta la vera dimensione attiva dell’individuo nella sofferenza. Quando combattere direttamente la malattia risulta inutile, risparmiare l’energia di un ostinato accanimento contro la situazione spostandola invece sulla modificazione del proprio atteggiamento e volgendo cioè l’attenzione all’interno di sé piuttosto che all’esterno, può essere un modo per dare senso positivo alla degenza.
Già un primo potenziale curativo del rapporto uomo-medicina consisterebbe nel fornire elementi che aiutino a far emergere la funzione e il compito evolutivo della malattia:
- lasciare o negare una parte di sè per aprirsi al cambiamento
- condizione di rinascita psicofisica, dare alla luce qualcosa di nuovo
- rielaborare nuove modalità di conduzione della propria quotidianità ai fini del mantenimento e prevenzione
- rielaborare legami e modalità di rapporto all’interno del proprio mondo relazionale
- restituzione dell’in
dividuo ad una dimensione di vita nuova, altra, differente dalla precedente
Una cultura ecologica della medicina, quindi, si prodiga per spostare il focus della percezione della malattia dal senso di perdita della condizione di salute a quello dell’inizio di una nuova e diversa condizione di vita, evolvendo il vissuto della patologia da malattia subìta ad agìta in un duplice cammino: sofferenza e rielaborazione.
Medicina Ecologica nella sofferenza
Il secondo potenziale curativo del rapporto uomo-medicina consiste nella capacità di individuare e fornire segnali di alleanza da e tra le parti, per ridurre il senso di impotenza e frustrazione nella malattia e far emergere gli elementi che aiutino tutti i soggetti (rete sanitaria, paziente, Caregivers, rete dei cari) a sviluppare strategie compensative o evolutive nella sofferenza. L’esperienza dice che il dolore è meglio contenuto se vissuto in ambito collettivo.
La miglior sopportazione del dolore si realizza dove c’è scambio di energie, comunicazione, espressione, contatto e calore umano. La solidarietà di fondo non dichiarata vissuta tra le persone nelle situazioni di emergenza sociale, dovrebbe scattare nella rete in termini di fratellanza già a livello preventivo, ben prima della situazione estrema.
Una medicina dell’alleanza uomo-medicina può aiutare a prevenire lo sviluppo di un blocco nella comunicazione e nel flusso di informazioni, evitando la perdita di preziosi dati che possano aiutare ognuno nel proprio ruolo. Alleanza uomo-medicina significa stabilire la “giusta distanza” tra le parti funzionale ad accompagnare il percorso della malattia in una condivisione sempre produttiva all’interno della propria rete sociale e medica:
- alleviando il dolore senza pretendere di eliminarlo se non è possibile
- unendo una forza all’altra
- incentivando il protagonismo del paziente nella rielaborazione della sofferenza
- accettando la scelta adattiva dell’individuo intrapresa per vivere la sua malattia
Per quanto possa sembrare altamente contraddittoria o controproducente la scelta adattiva individuata dal paziente per vivere la propria malattia, accettarla da parte di tutta la rete in quanto diritto del soggetto ad auto-determinare il proprio cammino evolutivo, allontana il pregiudizio e favorisce l’apertura alla presenza e vicinanza nella sofferenza.
L’adattamento alla malattia o alla coscienza della fine, spesso arriva a modificare radicalmente i rapporti con il mondo relazionale circostante.
Forti ripensamenti e decisioni improvvise magari latenti da tempo, possono emergere con forza in proporzione al senso di minaccia della propria vita e di mancanza di tempo per concluderla coerentemente alle proprie aspirazioni inespresse. Per abbandonare la vita o anche solo una parte di essa o una parte di sé compromessa dalla malattia, spesso si possono attivare meccanismi di “maleficio” che tendono a rendere “cattivo” ciò da cui ci si separa.
Reazioni di forte rifiuto verso la malattia o di forte rancore prima che di accettazione, rappresentano fasi di rielaborazione che a volte possono fossilizzarsi e necessitano di aiuto per sbloccarsi. Qualora invece rappresentino la scelta definitiva e consapevole dell’individuo, sono per lo meno da rispettare.