La Marine Strategy Framework Directive (MSFD, o Direttiva quadro 2008/56/EC) è il più importante strumento legislativo dedicato alla tutela della biodiversità marina. È una direttiva europea che mira a raggiungere il buono stato ambientale (GES, dall’inglese Good Environmental Status) nelle acque europee entro il 2020[3]. La Direttiva 2008/56/EC, o MSFD, è stata formalizzata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell’Unione Europea il 17 giugno 2008. In Italia, è stata recepita con il Decreto Legislativo n.190 nell’Ottobre 2010[6].
Dato il carattere innovativo della Direttiva, pur essendo stato di recente superato il limite temporale di attuazione, essa è il fondamento delle attuali e future politiche per la salvaguardia degli ambienti marini. Come vedremo nell’articolo, infatti, la Direttiva è stata implementata ed inclusa nei nuovi quadri legislativi (o per dirla con un anglicismo, nei nuovi framework) calendarizzati per il 2030.
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Obiettivi principali della Marine Strategy Framework Directive
La Marine Strategy Framework Directive è un atto legislativo che richiede agli Stati membri di porsi l’obiettivo ambizioso dell’inquinamento zero in mare. Più precisamente, la Direttiva richiede che gli Stati membri stabiliscano strategie coordinate a livello regionale per ottenere mari puliti, sani e produttivi. In questo caso, il termine “regionale” fa riferimento alle 4 regioni in cui sono state divise le acque marine europee: il Mar Mediterraneo, il Mar Baltico, il Mar Nero e l’Oceano Atlantico Nord-Orientale[6].
La Marine Strategy Framework Directive promuove la sinergia tra Stati, ma è anche uno strumento di integrazione per le normative già presenti in materia di tutela ambientale. Per riportare un esempio concreto di come questa Direttiva si compenetri con le altre normative italiane, è sufficiente citare le Aree Marine Protette (AMP). Ai sensi della MSFD, infatti, il raggiungimento del buono stato ambientale (GES) è ottenuto anche grazie alla tutela di specie e habitat in pericolo tramite la delineazione delle AMP, il cui disegno può ricalcare le aree già definite ai sensi della Direttiva Habitat e della Direttiva Uccelli.
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Il buono stato ambientale
La Marine Strategy Framework Directive definisce il buono stato ambientale (GES) come lo stato ambientale delle acque marine dove queste forniscono oceani e mari ecologicamente diversi e dinamici che sono puliti, sani e produttivi (Art. 3)[4].
Al fine di delineare in maniera chiara il significato di GES è stato istituito l’allegato I, che contiene 11 descrittori qualitativi (riportati di seguito con la sigla “D”), i quali descrivono come sarà l’ambiente una volta raggiunto un buono stato ambientale[1]. I descrittori sono:
- D1: la biodiversità è mantenuta;
- D2: le specie non indigene (o aliene) introdotte dalle attività umane non alterano negativamente gli ecosistemi;
- D3: gli stock ittici delle specie di interesse commerciale sono entro limiti biologicamente sicuri, quindi in buona salute;
- D4: tutti gli elementi della rete trofica marina sono presenti e abbondanti;
- D5: l’eutrofizzazione di origine umana delle acque (ossia l’accumulo di sostanze nutritive in acqua) è ridotta al minimo;
- D6: il livello di integrità dei fondali permette le funzionalità degli ecosistemi;
- D7: la modifica permanente delle condizioni idrografiche non influisce negativamente sugli ecosistemi marini;
- D8: le concentrazioni dei contaminanti presentano livelli che non danno origine ad effetti inquinanti;
- D9: i contaminanti presenti in prodotti di mare destinati al consumo umano non eccedono i livelli stabiliti dalla legislazione comunitaria;
- D10: le proprietà e le quantità di rifiuti marini non provocano danni all’ambiente;
- D11: l’introduzione di energia, comprese le fonti sonore sottomarine, è a livelli che non hanno effetti negativi sull’ambiente marino.
Il 17 maggio 2017, con una decisione della Commissione Europea, sono stati definiti per ciascun descrittore i criteri e gli standard metodologici per determinare il buono stato ecologico. La decisione contiene anche specifiche e metodi standardizzati per il monitoraggio e la valutazione delle acque marine[1].
Report 2020 e prossimi passi
Il rapporto del giugno 2020 (anno prefissato come termine per il raggiungimento degli obiettivi) dipinge un quadro non uniforme dei mari europei.
Sebbene si sia giunti ad una riduzione dei contaminanti, c’è stato un maggiore accumulo di plastica sia nell’ambiente che negli animali marini (a seguito di ingestione). Nonostante lo sforzo di pesca sia diminuito nell’Atlantico Nord-Orientale, circa il 79% dei fondali marini europei è fisicamente disturbato, principalmente a causa della pesca a strascico. Inoltre, il 46% delle acque costiere europee è ancora soggetto ad un’intensa eutrofizzazione.
In riferimento alla regione del Mar Mediterraneo, il report evidenzia che, sebbene alcune popolazioni di specie vulnerabili siano stabili, il 40% squali e razze (elasmobranchi) è in declino, l’85% delle tartarughe marine è minacciata dall’ingestione di plastica e l’87% degli stock ittici è sovrasfruttato[3].
La Commissione rivela che, sebbene il quadro dell’UE per la protezione dell’ambiente marino sia uno dei più ambiziosi e completi a livello mondiale, rimangono sfide persistenti, come l’eccesso di nutrienti, il rumore sottomarino, la plastica e la pesca sostenibile.
Ciò nonostante, la Direttiva non solo ha incrementato la cooperazione tra Stati, ma è stata la forza trainante per importanti cambi di rotta come quello riguardante la plastica monouso.
La nuova Strategia sulla Biodiversità per il 2030, adottata dall’ UE nel maggio 2020, mira a rafforzare la protezione degli ecosistemi marini e a ripristinarli per raggiungere un buono stato ambientale[2]. Echeggia quindi l’obiettivo della Marine Strategy Framework Directive, anche attraverso l’espansione delle aree protette e l’adozione di un approccio ecosistemico alla gestione delle attività umane in mare. Ciò significa contrastare le pratiche che danneggiano i fondali marini, affrontare il problema della sovrapesca ed eliminare le catture accessorie, al fine di proteggere gli organismi in via di estinzione o in pericolo[3].
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Contribuire alla MSFD: i progetti
Per contribuire al raggiungimento del GES, sulla base della Marine Strategy Framework Directive, sono al lavoro molte associazioni ed enti. Essi rappresentano un anello di congiunzione fondamentale tra la formulazione dei descrittori e la loro applicazione. Spesso, mediante il coinvolgimento di tutti gli interessati, sotto la guida del personale altamente specializzato, è possibile attuare concretamente gli obiettivi dei descrittori.
Tra la pletora di progetti italiani ed europei attivi nelle acque nazionali, ne sono riportati di seguito i più esemplificativi (e per ciascuno è indicata l’associazione di riferimento tra parentesi). Questi progetti si distinguono per le finalità , ma hanno come carattere comune la possibilità di coinvolgimento di tutti gli interessati.
Nate Libere (ENPA)
Le specie a rischio di estinzione sono tante e, in accordo con il descrittore 1, devono essere protette per mantenere la biodiversità . Tra gli animali marini che necessitano di protezione, una delle specie simbolo è sicuramente la tartaruga comune (Caretta caretta). A dedicarsi alla protezione di questa specie ci sono molte associazioni che attivano campagne di monitoraggio ogni anno.
Il progetto Nate Libere, nato nel 2017 dalla sezione ENPA di Salerno, tesse una rete di collaborazioni ad ampio raggio in continua espansione per individuare e monitorare i nidi di tartaruga comune. Proteggere le specie vulnerabili in prima persona è possibile: per farlo basta seguire le iniziative dell’ENPA presenti su tutto il territorio nazionale o dedicarsi a progetti specifici raggiungendo i responsabili del progetto tramite i social network. L’adesione volontaria è il motore di questi progetti! Grazie all’ampia adesione, ad esempio, il progetto Nate Libere è passato da 8 nidi monitorati in Campania nel 2019, a ben 33 nidi nel 2020 (da cui sono nate circa 1000 tartarughe).
AlienFish Project (Ente Fauna Marina Mediterranea)
Obiettivo della MSFD, in accordo al descrittore 2, è che le specie non indigene (o aliene) non danneggino quelle autoctone (o locali) e i loro habitat. È quindi fondamentale monitorare la presenza delle specie non indigene e valutarne le fluttuazioni in termini numerici e spaziali.
Il progetto AlienFish, dal 2012, studia e monitora le specie aliene e rare che compaiono nelle acque marine italiane. Il carattere innovativo del progetto è rappresentato dalla possibilità di collaborazione e coinvolgimento da parte di pescatori, subacquei e appassionati di mare. Parliamo quindi di “citizen science“, la scienza del cittadino, uno strumento sempre più diffuso e utile per il monitoraggio della biodiversità . Al progetto AlienFish, possono contribuire tutte le persone interessate. Sono già tanti, in tutta Italia, gli “scienziati cittadini” che inviano segnalazioni agli esperti del progetto, permettendo a questi ultimi di avere gli occhi su tutto il territorio marino italiano, contribuendo così alla ricerca. In sintesi, grazie alla raccolta di tutte le segnalazioni, il progetto AlienFish rappresenta un occhio attivo e vigile a tutela delle specie dei nostri mari[7].
Beach CleanUp (Marevivo)
I rifiuti in mare sono un noto ed ingombrante problema, che rientra nel descrittore 10 (le proprietà e le quantità di rifiuti marini non provocano danni all’ambiente).
MareVivo è un’associazione che dal 1985 organizza progetti e campagne a tutela del mare. Tra le altre, ogni anno, questa associazione promuove campagne per ripulire spiagge e coste italiane che recuperano tonnellate di rifiuti (poi differenziati e smaltiti in base alle regolamentazioni locali). Per tutti i lettori che guardano inorriditi i rifiuti sulle spiagge, è possibile aderire alle campagne di volontariato sul sito MareVivo o, perché no, farlo in maniera autonoma!
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Conclusioni
Delineate direttive ed obiettivi, risulta ancora molto il lavoro da fare. La Marine Strategy Framework Directive deve essere quindi intesa come un punto di partenza, che sostiene una legislazione dedicata all’ambiente marino. La protezione dell’ambiente marino risulta urgente e necessaria, così come ogni contributo individuale possibile. Un’azione sinergica a tutti i livelli è fondamentale perché, come disse Jurij Gagarin (il primo uomo a guardare il nostro Pianeta dallo spazio), la Terra è BLU!Â
Referenze
- European Commission – Achievement GES;
- European Commission – Biodiversity Strategy for 2030;
- European Commission – Marine Strategy Framework Directive;
- Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana – Direttiva 2008/56/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio;
- ISPRA – Natura e Biodiversità ;
- Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) – Marine Strategy Framework Directive;
- Tiralongo, F., et al. (2020). Snapshot of rare, exotic and overlooked fish species in the Italian seas: A citizen science survey. Journal of Sea Research, 164, 101930.