Marie Sklodowska Curie è sicuramente una delle figure femminili più note non solo nell’ambito scientifico, ma più in generale in tutto il campo del sapere. Non solo, la Curie è divenuta quasi simbolo dell’emancipazione della donna nella scienza, una figura quasi di culto, vincitrice di due premi nobel e prima donna a ricevere questo premio.
Chi era Marie Curie?
Marie nasce il 7 Novembre 1867, a Varsavia, ultima di cinque figlie. Sua madre era una cantante e pianista (e morì di tubercolosi quando Marie era ancora piccola), mentre il padre insegnava matematica e fisica. Nonostante la sua decisione fosse fortemente osteggiata, anche Marie decise di studiare fisica e, insieme alla sorella, si trasferisce a Parigi per frequentare la Sorbona, poiché l’università di Varsavia era interdetta alle donne, lavorando come istitutrice per potersi mantenere gli studi. Qui conosce Pierre Curie, un professore della scuola di Fisica, che il 26 luglio 1895 diventa suo marito e poi, successivamente, “compagno di laboratorio” nella ricerca scientifica.
Due nuovi elementi: Polonio e Radio
Studiando la radioattività con mezzi rudimentali, i due coniugi scoprono due nuovi elementi chimici: il radio e il polonio. Marie comprende, inoltre, che la radioattività è un fenomeno atomico, demolendo con questa geniale intuizione la convinzione della fisica di allora che l’atomo fosse la particella più piccola della materia.
Analizzando sistematicamente il comportamento dell’ uranio in diversi composti e in diverse condizioni scopre che la radiazione è una proprietà atomica dell’elemento uranio stesso. A questo punto, inizia uno studio su moltissime altre sostanze per accertare se esistano altri elementi chimici che, oltre all’uranio, mostrino quello strano comportamento. Decide intanto di dare un nome a questo fenomeno e lo chiama “radioattività“.
Durante la ricerca per scoprire altre sostanze radioattive, dunque, le capitano fra le mani altri due minerali: la torbenite e la pechblenda, le quali si dimostrano essere molto più radioattive di quanto dovrebbero essere in base al contenuto di uranio, addirittura più radioattive dell’uranio puro. La torbenite e la pechblenda, pensa Marie, devono dunque contenere un altro elemento chimico, fino ad allora sconosciuto.
Prepara quindi una comunicazione per l’Accademia delle Scienze francese, che il 12 aprile 1898 viene presentata da Gabriel Lippmann, suo ex professore e membro dell’Accademia e avente pertanto diritto di parola in assemblea.
Dalla primavera del 1898, Marie decide di concentrarsi sulla sola pechblenda, e comincia il lungo lavoro per isolare il nuovo elemento con un metodo di ricerca chimica basato sulla radioattività.
Nella sua pubblicazione del luglio 1898, che appare contemporaneamente in Francia nel bollettino dell’Accademia delle Scienze e in Polonia sulla rivista “Swiatlo”, annuncia la sua ipotesi: “Crediamo che la sostanza che abbiamo tratto dalla pechblenda contenga un metallo non ancora segnalato, vicino al bismuto per le sue proprietà analitiche. Se l’esistenza di questo metallo verrà confermata, noi proponiamo di chiamarlo polonio, dal nome del paese di uno di noi.”
Molto presto si accorge con il marito che nella pechblenda c’è un’altra sostanza sconosciuta, ancora più radioattiva del polonio: lo battezzano radio.
La scoperta viene annunciata il 26 dicembre 1898 all’Accademia delle Scienze a Parigi e, nel 1902, riceve il premio Nobel per la Fisica insieme al marito Pierre e al fisico Antoine Henri Becquerel per i loro studi sulla radioattività, prima donna nella storia a ricevere il prestigioso riconoscimento.
Nel 1911, inoltre, viene nuovamente insignita del Nobel, questa volta per la Chimica e da sola, grazie proprio alla scoperta del radio e del polonio.
“La storia e la scoperta di questa sostanza (radio) ha fornito la prova della mia ipotesi, secondo cui la radioattività è una proprietà atomica della materia e può fornire un metodo di ricerca per nuovi elementi. L’ipotesi ha condotto alle attuali teorie sulla radioattività”
[discorso nobel per la chimica 1911]
Una donna anticonvenzionale
Marie Curie è stata una donna grandiosa, la prima a ricevere un premio Nobel, una delle primissime donne a dimostrare che la scienza non è un lavoro per soli uomini, anzi, che le donne possono eccellere in questo campo.
Grande merito va dato anche a suo marito Pierre, un uomo che ha sempre appoggiato sua moglie e che le ha sempre riconosciuto i suoi meriti, senza mai offuscarla, anzi, la loro collaborazione ha portato grandissime scoperte e prestigio a entrambi. Tuttavia Marie ha avuto la straordinaria capacità di essere moglie e madre senza rinunciare al suo lavoro, in un’epoca in cui alle donne non era concessa questa libertà
Nel 1906 Pierre Curie morì in un incidente stradale, lasciandola in un grave stato depressivo da cui uscì dedicandosi al lavoro. Le fu offerta, infatti, la cattedra del marito all’università Sorbona di Parigi e dopo due anni diventò la prima donna a essere professore ordinario in quella università.
Dovette anche affrontare uno scandalo: la relazione con Paul Langevin, un collega più giovane, sposato e padre, che invase i giornali trasformandola in una “straniera ladra di mariti” e avvalorando l’ipotesi diffusa all’epoca che la scienza rendesse le donne immorali e pericolose per la società. La vicenda fu così nota che per poco non le costò il nobel del 1911!
Nonostante i suoi meriti, per tutta la vita si vide osteggiata da molti, le fu negato l’accesso all’Académie Française des Sciences e dovette faticare per ottenere la costruzione di un laboratorio di ricerca presso la Sorbona, l’Institut du Radium, oggi noto come Istituto Curie, dove assunse la direzione della sezione di fisica.
Nel 1914, dopo l’inizio della prima guerra mondiale, Marie fondò e organizzò un servizio di radiologia per il fronte, istruendo a questo scopo un centinaio di infermiere in questa tecnica. Aveva installato una apparecchiatura a raggi X su una piccola vettura chiamata la Petite Curie e con questa girava per i campi di battaglia della Marna, insieme alla figlia Iréne, facendo radiografie ai feriti.
La morte e l’eredità culturale
La salute di Marie Curie risentì molto del lavoro di ricerca che l’aveva esposta per lunghi anni alle sostanze radioattive. Negli ultimi anni della sua vita, fu colpita da una grave forma di anemia perniciosa, malattia molto probabilmente contratta a causa delle lunghe esposizioni alle radiazioni, di cui si ignorava la pericolosità.
Morì nel sanatorio di Sancellemoz di Passy nell’ Alta Savoia, nel 1934 mentre preparava il suo ultimo esperimento con l’attinio e ancora oggi tutti i suoi appunti di laboratorio successivi al 1890, persino i suoi ricettari di cucina, sono considerati pericolosi a causa del loro contatto con sostanze radioattive e vengono conservati in scatole di piombo. La loro consultazione, infatti, richiede l’uso di specifiche precauzioni.
La figlia maggiore, Irène Joliot-Curie, vinse anch’essa un premio Nobel per la chimica insieme al marito Frédéric Joliot-Curie nel 1935, per la scoperta della radioattività artificiale.
La secondogenita, Eve Denise Curie, scrittrice e redattrice della prima biografia della madre, fu invece tra l’altro consigliere speciale del Segretariato delle Nazioni Unite e ambasciatrice dell’UNICEF in Grecia.
Bibliografia
- Marie Curie – The Nobel Prize
- Capire la Scienza vol 11 – G. Bruzzaniti – Maria Curie e la radioattività [Gruppo Editoriale L’Espresso]