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Margay e ocelot: caratteristiche ed evoluzione

Il margay e l’ocelot sono due specie di felidi appartenenti al genere Leopardus che abitano la parte centro-settentrionale del Sud America. Si tratta di due predatori molto abili, di taglia ridotta, con un manto maculato, piuttosto simili nell’aspetto e nelle abitudini. Tali similitudini sono legate ad un passato evolutivo comune, che rivela come queste due specie siano strettamente imparentate[4].

Margay (Leopardus wiedii)

Il margay, o gatto di Wied, ha una taglia comparabile a quella di un gatto domestico. La sua pelliccia folta ha in genere una base color ocra disseminata di grandi macchie nere piuttosto irregolari e di rosette con all’interno una tonalità di ocra o marrone più scuro, simili a quelle del giaguaro. Presenta una lunga coda tubolare ed una testa compatta e arrotondata, dominata da grandi occhi. Le zampe anteriori sono molto robuste, con dita grandi e divaricate[3].

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Margay, immagine da wikimedia

Tale mosaico di caratteristiche anatomiche è dettato da uno stile di vita particolare, che può sembrare strano se si pensa ai suoi cugini più grandi, come tigri e leoni, spesso protagonisti di documentari naturalistici. Il margay si è infatti adattato a vivere in foreste caratterizzate da una vegetazione molto fitta e ricca, divenendo un abile arrampicatore. Si tratta probabilmente della specie maggiormente adattata alla vita sugli alberi (arboricola) di tutta la famiglia dei felini (Felidae).

I margay sono infatti in grado di scalare tronchi in verticale, scendere dagli alberi a testa in giù e correre tra i rami, grazie agli arti anteriori robusti, alle dita allungate, e alla lunga coda utile al bilanciamento. In aggiunta, l’articolazione della caviglia negli arti inferiori è modificata, permettendo una torsione di 180° verso l’interno, che rende questa specie capace di ancorarsi agli alberi e rimanere sospesa a testa in giù mentre manipola oggetti con gli arti anteriori. Tale singolarità delle caviglie posteriori permette anche al piccolo felide di correre a testa in giù lungo i rami più esili, attività che è solitamente associata, nel nostro immaginario, più ad una scimmia che ad un gatto[3].

L’agilità nel muoversi fra le chiome degli alberi permette al margay di cacciare una vasta gamma di piccoli vertebrati tipici di questo habitat, quali roditori, scoiattoli, uccelli o tamarini, anche se in alcune zone del Brasile la dieta è principalmente composta da piccoli mammiferi cacciati a terra. La taglia media delle prede è di circa 250 g[1].

Comportamento

Non esistono molti dati sul comportamento di questa specie: si crede che sia un predatore tendenzialmente solitario e piuttosto mobile, che concentra gran parte delle sue attività nelle ore notturne, trascorrendo il giorno a riposare tra le chiome degli alberi[3]. Alcuni studiosi suggerirebbero che i margay siano prevalentemente attivi al suolo e si sposterebbero nella volta della foresta solo per sfuggire a minacce o riposare[1]. Altri studi, invece, evidenzierebbero un tempo trascorso al suolo piuttosto limitato[2], ulteriore prova di quanto poco si sappia delle attitudini comportamentali di questo felide.

Riproduzione

Per ciò che riguarda la riproduzione, i margay non sembrano preferire un particolare periodo dell’anno per accoppiarsi, come avviene invece in molte altre specie di mammiferi. La gestazione è piuttosto lunga (76-84 giorni) e le femmine danno alla luce un solo piccolo per parto, raramente due. Le dimensioni delle cucciolate sono contenute e danno vita ad una caratteristica piuttosto insolita tra i mammiferi: le femmine di margay presentano un solo paio di mammelle[3].

Ocelot (Leopardus pardalis)

L’ocelot, detto anche ocelotto o gattopardo americano, è più grande del suo stretto parente e presenta una distribuzione simile. Mentre il margay in genere non supera i 5 kg di peso, l’ocelot può giungere ai 15 kg ed è il terzo felide sudamericano per dimensioni (dopo il puma e il giaguaro). Si tratta di un animale piuttosto robusto, con zampe anteriori tozze e più sviluppate delle posteriori. La coda è massiccia e tubolare, ma corta, e in genere non arriva a toccare il suolo. Il muso è grosso, con occhi molto più piccoli rispetto al margay e orecchie più grandi[3]. Per ciò che riguarda il manto, è di base non troppo differente da quello dell’altra specie, ma mostra macchie e rosette più irregolari.

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Ocelot, immagine da wikimedia

Anche l’ocelot può vivere in foreste pluviali molto fitte, ma si tratta di una specie più generalista, che è possibile incontrare anche in habitat differenti quali savane alberate, aree aride dominate da cespugli, foreste di mangrovie e foreste paludose.

Alimentazione

La struttura corporea massiccia e possente, unitamente alle dimensioni considerevoli, permette a questo felide di cacciare prede più grandi della sua specie sorella. In particolare, un’anatomia del cranio che presenta inserzioni più evidenti per muscoli robusti, dota questo predatore di un morso più forte, che lo rende capace di predare bradipi, scimmie urlatrici, piccoli cervi e pecari. Fanno parte della dieta, che si presenta dunque molto varia e diversificata, anche mammiferi di più piccole dimensioni, di peso inferiore ai 600 g. La caccia avviene principalmente al suolo, ma anche l’ocelot è in grado di arrampicarsi e cacciare sugli alberi[3].

Comportamento

Si tratta di un predatore solitario, con territori dei maschi molto più grandi di quelli delle femmine. Come il margay, anche questa specie mostra attività prevalentemente notturno-crepuscolare. Alcuni individui sono attivi anche nelle ore diurne, dipendentemente dall’habitat e dalla disponibilità di prede[3].

Riproduzione

L’ocelot ha tassi riproduttivi bassi con riproduzione non stagionale e poco frequente. La gestazione dura 79-82 giorni e le femmine danno solitamente alla luce uno o due piccoli, caratterizzati da uno sviluppo lento. Particolare curioso, i piccoli alla nascita hanno occhi blu, che divengono marroni dopo il primo mese di vita[1].

Alle origini delle specie sorelle

Come già detto in precedenza, il margay e l’ocelot sono due specie molto simili perché strettamente imparentate. Il processo che ha dato alla luce queste due specie a partire da un progenitore comune è infatti relativamente recente, databile a 1,58 milioni di anni fa[4].

L’antenato dei due felidi odierni era probabilmente un piccolo felino non troppo dissimile dalle specie attuali. Il fattore che ha condizionato la nascita del margay e dell’ocelot come li vediamo oggi fu forse una specializzazione di alcuni individui della specie ancestrale, che si adattarono ad utilizzare risorse differenti per limitare la competizione. Probabilmente un gruppo di individui  iniziò a spendere più tempo tra le chiome degli alberi, sviluppando adattamenti da arrampicatore, mentre un altro gruppo rimase al suolo, dove iniziò a frequentare ambienti con vegetazione meno fitta. Con il passare del tempo la selezione naturale ha agito indipendentemente sulle due popolazioni, da cui si sono sviluppate le due specie attuali.

Comunque sia avvenuto il processo di speciazione, ovvero di nascita delle due specie, la loro derivazione recente da un antenato comune è evidenziata da numerosi caratteri condivisi. Questi sono detti caratteri omologhi. Si definiscono omologhi dei tratti simili in specie differenti che derivano da una stessa caratteristica ancestrale presente nell’antenato comune alle specie considerate. Per fare un esempio relativo a margay ed ocelot, un carattere definibile omologo potrebbe essere il manto. Quest’ultimo è molto simile nelle due specie perché probabilmente era il manto maculato tipico della specie ancestrale da cui i due felidi derivano, ed è rimasto pressoché inalterato durante la speciazione.

Il termine omologia si contrappone al termine analogia, il quale indica caratteristiche comuni a due o più specie per effetto dell’evoluzione convergente.

Un’ulteriore prova della stretta parentela dei due felidi è nascosta nelle loro cellule. Analisi sul DNA mostrano infatti evidenti similitudini, che confermano la separazione a livello evolutivo avvenuta in tempi relativamente recenti[4]. I fratelli, si sa, spesso non vanno d’accordo.

Quali sono i rapporti attuali fra margay ed ocelot?

I due felidi vivono in habitat simili nelle zone settentrionali del Sud America, e i loro areali sono quasi identici[2]. Tuttavia alcuni studi dimostrerebbero come i margay tendano ad evitare le zone a maggiore densità di ocelot[1], probabilmente per diminuire la competizione per le prede presenti. Nelle aree in cui le due specie coesistono, infatti, la “convivenza” è resa possibile dalla specializzazione per prede di taglia differente (gli ocelot cacciano le prede più grandi sul terreno, mentre i margay si cibano di animali più piccoli che catturano tra le chiome degli alberi)[5].

Filogenesi del genere Leopardus

Dopo aver chiarito la stretta parentela delle due specie e i loro rapporti sul territorio, definiamo alcuni aspetti evolutivi più tecnici legati alla loro posizione nel contesto della famiglia di cui fanno parte. Il margay, nome scientifico Leopardus wiedii (Schinz, 1821), e l’ocelot, nome scientifico Leopardus pardalis (Linnaeus, 1758), sono due mammiferi dell’ordine Carnivora e della famiglia Felidae. Occorre precisare che, nonostante afferiscano entrambi ad un genere chiamato Leopardus, con i Leopardi veri e propri (Panthera pardus) hanno poco a che vedere.

Naturalmente anche il leopardo fa parte della famiglia Felidae, ma appartiene ad un altro genere, Panthera appunto, assieme al leopardo delle nevi (P. uncia), alla tigre (P. tigris), al giaguaro (P. onca) e al leone (P. leo). Il genere Panthera raccoglie tutti quelli che sono comunemente definiti come “grandi felini”, in contrapposizione alle restanti specie di felidi accomunate invece dal nome di “piccoli felini“. Tale divisione tra grandi e piccoli felini non fa parte della tassonomia ufficiale, per la quale la famiglia Felidae è un unico gruppo che racchiude 40 specie[1]. Il genere Panthera è tra l’altro piuttosto distante filogeneticamente dal genere Leopardus che è più strettamente imparentato al gatto domestico.

Il genere Leopardus si è distaccato dalla linea filetica che ha portato poi al gatto circa 8 milioni di anni fa e comprende, oltre al margay e all’ocelot, altre 7 specie:

  • il gatto di Geoffroy (L. geoffroyi)
  • il gatto delle Ande (L. jacobita)
  • il gatto delle Pampas (L. colocolo)
  • il kodkod (L. guigna)
  • il gatto tigre del nord (L. tigrinus)
  • il gatto tigre del sud (L. guttulus)

Il genere Leopardus è inoltre l’unico genere di felidi a possedere 36 cromosomi anziché 38[3].

Similitudini e differenze

Giunti a tal punto, risulta evidente perché nel titolo ci si è riferiti a margay ed ocelot come due specie sorelle. Esse infatti abitano le stesse aree, sono entrambe efficienti predatori notturni e si presentano molto simili. Le loro similitudini sono essenzialmente costituite da caratteri omologhi, risultato della derivazione recente da un antenato comune. Le differenze fra le due specie in morfologia e attitudini sono invece legate alla specializzazione per cacciare prede diverse in contesti diversi, riducendo così la competizione. In tal modo, sebbene tendano ad evitarsi, è possibile imbattersi in queste due specie nelle stesse foreste sudamericane, dove coesistono anche con altri felidi, alcuni dei quali appartenenti anche allo stesso genere (Leopardus).

Referenze

  1. IUCN – SSC – Cat specialist group
  2. Adrados et al. «Non-Invasive Genetic Identification of Two Sympatric Sister-Species: Ocelot (Leopardus Pardalis) and Margay (L. Wiedii) in Different Biomes». Conservation Genetics Resources 11, n. 2 (2019): 203–17.
  3. Hunter, Luke. «Guida ai felidi selvatici del mondo». Tradotto da M. Traini. Ricca editore (2018).
  4. Johnson et al. «The Late Miocene Radiation of Modern Felidae: A Genetic Assessment». Science 311, n. 5757 (2006): 73–77.
  1. Nagy-Reis et al. «Temporal and dietary segregation in a neotropical small-felid assemblage and its relation to prey activity». Mammalian Biology 95 (2019): 1–8.
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