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Manager della Qualità in Ricerca e Sviluppo: un Lavoro da Biologo

La ricerca biomedica non si svolge solo in università e centri di ricerca. Esistono, anzi, aziende farmaceutiche e biotecnologiche che proseguono le ricerche di base più promettenti e le concretizzano in applicazioni per il bene dei pazienti. Gli scienziati impiegati nei reparti Ricerca e Sviluppo (R&D) delle maggiori aziende sono affiancati da una figura specializzata nel rafforzarne il metodo secondo criteri di rigore e riproducibilità: la Manager della Qualità in Ricerca e Sviluppo. In inglese, R&D Quality Manager.

Ci racconta di questa professione Arianna Romina Maffey, che lavora in un’azienda biotecnologica internazionale di medie dimensioni specializzata in patologie immunologiche e oncologiche.

In che ambito opera un Manager della Qualità in R&D

Rispetto alle aziende farmaceutiche, le aziende biotecnologiche che svolgono ricerca di base non accademica sono generalmente più piccole, spesso anche solo delle startup. Il loro scopo è, principalmente, individuare nuovi farmaci per varie patologie. La ricerca e lo sviluppo di un farmaco è, però, un processo lungo, complesso e, soprattutto, costoso.

Ogni linea di ricerca, infatti, inizia con la fase preclinica, nella quale passano migliaia di composti candidati a divenire nuovi principi attivi, detti “lead”. Talvolta, questioni di esperienza o risorse disponibili richiedono di appaltare alcuni passaggi della ricerca preclinica ad altre aziende specializzate, dette Contract Research Organization (CRO).

Solo una decina dei lead iniziali, poi, saranno abbastanza promettenti da passare alle successive fasi di ricerca clinica, condotte sugli esseri umani. Nel migliore dei casi, questo lungo processo porta all’approvazione di un solo principio attivo da parte degli enti regolatori. Solo con la sua commercializzazione ci potrà essere un ritorno economico che ripagherà gli sforzi profusi e anche gli investimenti nella Ricerca e Sviluppo.

Arianna ci racconta di un ambiente molto vicino a quello noto agli studenti di biotecnologie. In un’azienda biotecnologica come la sua, che si occupa di molti aspetti preclinici fino ai primi studi della fase clinica, i First In Human (FIH), sono presenti diversi laboratori di ricerca. Nei laboratori chimici vengono sintetizzati nuovi composti, nei laboratori biologici studi in vitro verificano i meccanismi molecolari e nei laboratori bioinformatici si studiano pathway farmacocinetici.

Qual è la funzione della R&D Quality Manager

In ogni azienda è molto importante soddisfare le aspettative dei clienti in termini di qualità dei prodotti e dei servizi offerti. Per rispondere a questa esigenza, si sono via via sviluppati due approcci metodici e tra loro sinergici, che corrispondono a due funzioni aziendali:

  • il Controllo Qualità (Quality Control, CQ) è ispettivo, cioè valuta le caratteristiche di ciò che è già stato prodotto e se raggiunge le specifiche richieste;
  • l’Assicurazione Qualità (Quality Assurance, QA) è preventiva. Garantisce che i processi operativi e di verifica siano tali da asicurare che il prodotto raggiunga le specifiche.

Nel caso delle aziende farmaceutiche e biotecnologiche, qualità significa garantire ai pazienti un farmaco sicuro ed efficace. Questo ha portato al fiorire di una serie di “buone pratiche”, cioè raccolte di regole operative con valore anche legale dettate dalle autorità sanitarie. Ciascuna di esse si riferisce a una diversa fase del lavoro aziendale:

  • Buone Pratiche di Laboratorio (Good Laboratory Practices, GLP);
  • Buone Pratiche Cliniche (Good Clinical PracticesGCP).
  • Buone Pratiche di Produzione (Good Manufacturing PracticesGMP);
  • Buone Pratiche di Distribuzione (Good Distribution Practices, GDP);
  • Buone Pratiche di Farmacovigilanza (Good pharmacoVigilance Practices, GVP);

In ogni specifico contesto aziendale queste Buone Pratiche vengono trasposte e applicate con lo strumento delle SOP (Standard Operating Procedure). Le SOP sono protocolli che dettagliano a ogni operatore come procedere nello svolgimento di ciascuna mansione.

Le autorità sanitarie hanno a lungo posto minore attenzione, in questo senso, alla ricerca di base per le sue ricadute indirette sulla salute dei pazienti. Dal suo esito, però, dipendono tutte le altre fasi precliniche e cliniche. Per questo motivo, in anni recenti gli enti regolatori richiedono che anch’essa raggiunga in modo documentabile una qualità sempre maggiore. La figura del Manager della Qualità in R&D serve proprio a rispondere a questo bisogno.

Cosa fa una R&D Quality Manager

A differenza di altri ambiti come la manifattura, la ricerca di base ha un carattere “creativo” e mal si presta all’imposizione di pratiche uniformi. Assicurarne la qualità, quindi, riguarda piuttosto porre maggiore attenzione al processo sperimentale che porta alla produzione dei risultati della ricerca: i dati. Il principale problema di qualità della ricerca di base biomedica, nelle scienze naturali e sociali, è infatti proprio la crisi della riproducibilità dei dati. Un Manager della Qualità in R&D, dunque, ha in primo luogo la missione di garantire l’integrità dei dati (data integrity) prodotti dal reparto R&D della sua azienda.

Per farlo, agisce sui processi coinvolti nella ricerca in senso più largo come la definizione di ruoli e responsabilità, la progettazione della ricerca e la gestione della documentazione. Promuove, inoltre, la messa in atto di buone pratiche scientifiche come descrivere e definire correttamente lo studio, spiegare chiaramente l’ipotesi e, infine, riportare e documentare la fase sperimentale in modo da assicurare la veridicità e la riproducibilità dei risultati. Qualora la gestione dei laboratori non è già stabilita e assodata dovrà anche definire i programmi di validazione dei processi e di taratura degli strumenti, le procedure di stoccaggio dei materiali e di pulizia di ambienti e strumenti utilizzati.

In un certo senso, quindi, una R&D Quality Manager non fa solamente Assicurazione Qualità, ma affianca chi lavora nella ricerca per aiutarlo, passo dopo passo, a seguire standard operativi che assicurano un determinato risultato o le aspettative aziendali.

Come lavora un Manager della Qualità in R&D

Come ci racconta Arianna, una Manager della Qualità in R&D deve conoscere le dinamiche aziendali e lavorative, come anche le dinamiche interne a ogni laboratorio. In un certo senso, è autorizzata e incoraggiata a sapere molte cose per poter supportare e creare connessioni, portando allo scoperto eventuali rischi per l’azienda.

Questa cognizione le consente di analizzare l’intero contesto, schematizzarlo ed elaborare modi alternativi per assicurare la data integrity. Per farlo, collabora strettamente con i gruppi di ricerca in una sorta di coaching sistematico per migliorare i processi lavorativi.

I fondamentali sono le convenzioni sulla tenuta dei quaderni di laboratorio, che devono essere costituiti da template e schemi che permettano di riportare correttamente gli esperimenti. Sono inoltre necessarie regole per identificare in modo univoco e associare tra loro gli esperimenti e i dati da loro utilizzati e prodotti nel corso del tempo. Importantissimo è anche stabilire come immagazzinare e controllare i dati grezzi, per limitarne la manipolazione.

Spesso, questo approccio va affiancato da una supervisione più attiva. Arianna, ad esempio, collabora con chi gestisce una biobanca, una collezione di campioni biologici anche umani e quindi sottoposti a linee guida europee e leggi nazionali. Assieme a loro, definisce adeguati processi di tracciabilità e stoccaggio dei campioni e in seguito ne supervisiona il rispetto. Nel caso di ricevimento campioni esterni, ad esempio, si assicura che le condizioni di trasporto siano adeguate, che la documentazione di accompagnamento sia completa e correttamente compilata e che i campioni siano univocamente identificabili attraverso la fase di registrazione in azienda.

Un lavoro di relazioni

Questo lavoro è decisamente non convenzionale perché richiede la capacità di osservare e ideare soluzioni per problemi organizzativi a differenti livelli aziendali.

Fondamentale è, quindi, mantenere quotidianamente le relazioni con colleghi di diversi reparti per investigarne i metodi di lavoro e le difficoltà che incontrano in relazione alla qualità della ricerca. Le giornate di un R&D Quality Manager della Qualità in Ricerca e Sviluppo cominciano proprio con la visita dei laboratori o reparti oggetto di accertamenti interni, oppure con ispezioni di tipo documentale, e continuano con incontri a vario livello, dal tecnico di laboratorio al direttore scientifico (CSO, Chief Scientific Officer), che servono a riportare e discutere gli aspetti critici rilevati.

Se può capitare che questi siano già percepiti direttamente dagli operatori, c’è anche il caso in cui è la Manager della Qualità in R&D ad accorgersi di potenziali criticità. Arianna fa l’esempio dell’adozione di un nuovo e migliore software gestionale, che però è fornito come servizio dall’azienda produttrice. Sarà l’occhio del R&D Quality Manager ad accorgersi che, se i dati inseriti vengono detenuti dai produttori del software, questo potrà costituire un problema di accesso ai dati in scenari futuri.

Sempre per via del suo punto di vista più ampio, un Manager della Qualità in R&D fa anche da tramite tra le varie parti coinvolte nei processi per armonizzarne le attività. Nell’esempio della biobanca, Arianna si interfaccia con tutte le funzioni aziendali per preservarla durante eventuali opere di ristrutturazione dell’edificio in cui è alloggiata.

Una R&D Quality Manager, infine, è la figura chiave che permette di monitorare gli esiti delle iniziative di miglioramento della qualità partecipando alle ispezioni interne e aiutando a valutare se le metriche di qualità (KPI, Key Performance Indicator) siano state raggiunte o se, invece, sia stato registrato un numero eccessivo di non conformità. Un esempio: in esperimenti di espressione genetica, si verifica la qualità dei campioni in termini di contenuto proteine-RNA-DNA per rilevare non conformità scientifiche. Una non conformità procedurale potrebbe essere l’evidenza che non sono stati rispettati alla lettera i passaggi prescritti da una SOP:

Questa dimostrazione della qualità ottenuta, a maggior ragione, viene esibita rispetto agli audit provenienti da attori esterni come le agenzie regolatorie. Tipicamente gli ispettori vanno a ritroso, partendo dalla valutazione di uno studio clinico per poi risalire alla ricerca di base, ed è compito del Manager della Qualità in R&D fornire loro ogni evidenza che li convinca dell’autenticità e riproducibilità dei dati prodotti riguardo al principio attivo.

Chi può fare la R&D Quality Manager

Per lavorare in Qualità serve sicuramente un percorso di studi affine alla pratica di ricerca dell’azienda. Quindi si parla, a seconda dei casi, di lauree scientifiche come Chimica, CTF, Biologia o Biotecnologie. Sicuramente ogni approfondimento post-laurea è un vantaggio, e perfetti allo scopo sono i master sulla Qualità in ambito clinico o farmaceutico. Anche i vari corsi introduttivi alla ricerca clinica, però, offrono buone basi.

Se è vero che per un Manager della Qualità in R&D è importante avere la capacità di risolvere problemi in modo anche creativo, la migliore caratteristica che dovrebbe possedere è una mentalità logico-matematica. Questa permette di analizzare i vari scenari e schematizzarli in una serie di meccanismi da ottimizzare. Il suo lavoro, inoltre, richiede una buona dose di pignoleria e di perfezionismo.

Cosa aspettarsi

Le crescenti aspettative delle autorità sanitarie e l’ottima salute del settore biomedicale porteranno a una sempre maggiore richiesta di questo genere di figure. La pandemia, poi, ha intensificato il ricorso alla digitalizzazione nella ricerca clinica. La richiesta agli strumenti informatici è di megliorare lo stoccaggio e, soprattutto, l’elaborazione dei dati. Soprattutto quest’ultimo rappresenta un nuovo ambito di applicazione per le nuove leve che si vogliono approcciare al mondo della Qualità. Anche i sistemi di immagazzinamento e analisi dei dati, infatti, devono essere validati (computer system validation) per essere fit for purpose come ogni altro strumento biomedicale.

Una particolarità del ruolo della Manager della Qualità in R&D è il rapporto che ha con i ricercatori, che talvolta possono vedere le sue attività come una sorta di ingerenza nel loro lavoro e come un atto di sfiducia nella loro capacità. Questo problema parte dalle università, che non sottolineano a sufficienza l’importanza della qualità e della metodologia. Viene perpetuato, inoltre, dall’attuale sistema di peer review delle pubblicazioni scientifiche, focalizzato più sui risultati che sulla riproducibilità dei dati alla loro base. È da questioni di metodo come queste che nasce uno dei maggiori problemi della ricerca, la crisi della riproducibilità dei dati.

Le aziende, rispetto al mondo accademico, si difendono un po’ meglio da questo punto di vista ma capita ancora spesso che, alle richieste di dimostrazione della qualità dei dati da parte di un R&D Quality Manager, chi fa ricerca risponda “Ti ho già detto come ho fatto, perché non ti fidi?”. A volte, quindi, c’è la sfida del far comprendere ai ricercatori che adattarsi a nuove pratiche sarebbe molto di aiuto al loro lavoro, al loro prestigio e alla loro carriera. Si tradurrebbe, infatti, in maggiore affidabilità e robustezza dei dati che producono.

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