La Community italiana per le Scienze della Vita

Macaone: la farfalla più bella d’Italia

Chi è il Macaone? – Protagonista di innumerevoli poesie e racconti, simbolo di grazia, leggerezza e fragilità la farfalla è forse l’animale più amato proprio per questa sua capacità di evocare stati d’animo e sentimenti diversi. In realtà per i biologi la farfalla è un lepidottero, insetto olometabolo provvisto allo stato adulto di ali, dalle molteplici colorazioni, che vive lo stato larvale sotto forma di bruco. Le larve, nate dalle uova deposte dagli adulti sulle piante nutrici, dopo quattro mute si trasformano in crisalidi, libere o riparate da un bozzolo sericeo, che dopo un periodo più o meno lungo di ninfosi schiudono, liberando l’adulto che asciuga le ali ed’è pronto per il volo e l’accoppiamento.

Esistono diverse specie di farfalle, da quelle con caratteristiche più primitive, a quelle dalle livree più belle e colorate 

Le prime appartengono al sottordine degli Omoneuri; le restanti al sottordine degli Eteroneuri che si divide in due sezioni: quella degli Eteroceri che comprende le farfalle notturne, e quella dei Rapaloceri a cui appartengono le farfalle diurne. In Italia, tra le farfalle diurne, spicca per dimensioni e bellezza il Macaone, nome comune del Papilio machaon, specie appartenente alla famiglia Papilionidae.

Farfalla molto comune, il macaone raggiunge l’apertura alare massima di 8 cm, si distingue per il colore giallo e nero delle ali e soprattutto per le macchie rosse e azzurre presenti sulle ali inferiori.

Con l’inizio della primavera le crisalidi di macaone, ibernate dallo scorso autunno, schiudono, e gli esemplari adulti sfarfallati vanno in cerca di un partner con il quale copulare, per poi deporre le uova sulle piante nutrici, quali finocchio, carota, prezzemolo e ruta. Le uova, dal diametro di 1 mm circa, sono inizialmente di colore giallo; dopo alcuni giorni esse diventano sempre più scure, passando dall’arancio al marrone, fino a raggiungere il nero, poche ore prima della schiusa che avviene dopo una settimana circa dalla deposizione. Il bruco appena nato è lungo 2 mm circa, è di colore nero, ed’ è ricoperto da minuscoli peli e piccole escrescenze. Esso possiede tre paia di zampe toraciche e cinque paia di ‘false zampe’ addominali, terminate ad anello-ventosa; inoltre è dotato di apparato masticatore.

Prima di avventurarsi sulla pianta nutrice, esso si ciba dei resti proteici dell’uovo, che lo forniscono delle prime energie. Dopo pochi giorni è pronto alla prima muta necessaria all’accrescimento del bruco. Così la piccola larva di macaone cerca un punto sulla pianta sul quale rimane fermo alcune ore.

Dopodiché inizia ad avere delle contrazioni, che permettono al bruco di disfarsi dell’esuvia. Ma anch’essa come per l’uovo, non è da buttare; infatti il bruco, a digiuno da 24 ore circa, se ne ciba per riacquistare energie. Il macaone effettua, come gli altri lepidotteri, 4 mute che gli permettono di crescere e cambiare livrea, fino a raggiungere l’ultimo stadio larvale, in cui il bruco ha ormai perso tutte le escrescenze e ha una colorazione verde chiara percorsa da strisce nere e macchie rosse.

Al bruco non resta che nutrirsi, fino al raggiungimento delle dimensioni massime di circa 4-5 cm.

Peculiarità dei Papilionidi è la presenza sul capo di un organo erettile biforcuto chiamato osmeterio che, in caso di pericolo, viene estroflesso dal bruco emanando un odore acre che allontana i predatori. Solo alcuni di essi quali ragni, uccelli o parassiti sono immuni all’effetto dell’osmeterio, per cui il bruco deve vedersi bene dal starne al riparo, posizionandosi ad’esempio nelle zone inferiori delle piante durante le ore più calde del giorno. Molti sono i parassiti del macaone.

Alcuni parassitano le uova, determinando la morte del bruco ancor prima della nascita; altri invece parassitano il bruco o la crisalide, dal quale fuoriescono poi i parassiti adulti.

3Tra gli insetti invece ricordiamo la cimice assassina che ne succhia l’emolinfa causandone la morte. Ma questi incontri non sono molto frequenti, e i bruchi rimasti sono pronti, dopo una settimana circa dall’ultima muta, alla crisalide. Il macaone si libera perciò di tutto il contento dell’intestino, defecando e secernendo un liquido verdognolo, e si reca alla ricerca di un appiglio sicuro.  Dopo essersi ancorato ad esso con della seta, tesse attorno alla vita un cinturino dello stesso materiale, che sosterrà la crisalide.

Dopo circa 24 ore, come per la muta, inizia a contrarsi e ciò fa si che, grazie ad un taglio presente sul capo, la pelle scivoli via dalla crisalide già pronta sotto di essa. Le contrazioni continuano per circa un’ora e finalmente la crisalide, che tende dal verde brillante al beige, si ferma nella posizione che manterrà per circa due settimane. Al termine dello stato di ninfosi, la crisalide inizia a schiarirsi mostrando i colori del macaone al suo interno che, dopo poche ore, sfarfalla. Sono necessari circa 50 minuti affinché la farfalla pompi l’emolinfa nelle ali e che queste si induriscano. A questo punto il macaone ormai adulto è pronto al volo e alla ricerca di un partner per potersi accoppiare e continuare questo splendido ciclo, per poi continuare a vivere per pochi giorni e morire lasciando spazio alla prossima generazione.

Quello che il bruco chiama fine del mondo, il resto del mondo lo chiama farfalla” (Lao Tse)

Articolo redatto da Luca Messina.

Articoli correlati
Commenta