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Linfoma di Hodgkin: cause, diagnosi e trattamento

Il linfoma di Hodgkin è una neoplasia che interessa soprattutto i linfonodi. È un tumore poco frequente ma non raro, infatti rappresenta il 10% di tutti i linfomi e solo lo 0,6% di tutte le neoplasie. Negli uomini è leggermente più frequente rispetto alle donne, con una maggior frequenza nella fascia di età tra i 15 e i 35 anni.

Tale neoplasia si origina dai linfociti B ovvero i globuli bianchi che sono presenti:

  • nel sangue;
  • nel midollo osseo;
  • nei linfonodi e in altri organi.

Il suo nome deriva dal medico inglese Thomas Hodgkin che lo descrisse per la prima volta nel 1832[5].

Sistema Linfatico e linfomi

Il sistema linfatico ha la funzione di trasportare la linfa in tutto il nostro organismo rappresentando, quindi, una parte fondamentale del nostro sistema immunitario. Esso, infatti, è deputato alla difesa dell’organismo da malattie o agenti esterni insieme ad altri organi come timo, midollo osseo, milza, tonsille, appendice e placche di Peyer nell’intestino tenue grazie alla produzione di globuli bianchi specializzati.

Il sistema linfatico è composto da:

  • vasi linfatici;
  • linfonodi;
  • dotti collettori.

I vasi linfatici drenano la linfa, un liquido ricco di proteine, minerali, cellule tumorali, batteri, virus e altro che si trova tra le pareti dei capillari. La maggior parte del liquido viene riassorbito in questi ultimi e il rimanente viene drenato dai vasi linfatici che lo riportano attraverso due dotti collettori al sistema venoso. Tutte le sostanze trasportate dalla linfa passano però per i linfonodi, piccolissimi organi dove le sostanze estranee vengono eliminate prima che la linfa giunga al sistema sanguigno.

I linfonodi non contengono solo linfociti B ma anche linfociti T, macrofagi e cellule dendritiche che operano in sinergia per eliminare cellule potenzialmente dannose per l’organismo. Molti dei linfonodi sono raggruppati sotto la pelle in prossimità del collo, delle ascelle e dell’inguine mentre altri ancora più in profondità nella cavità addominale.

Quando è proprio il sistema linfatico la sede di origine del tumore allora si parla di linfoma. L’insorgenza dei linfomi è dovuta alla proliferazione incontrollata dei linfociti B, ma possono insorgere anche a partire dai linfociti T. Pur non essendo ben noti i fattori che inducono tale eccessiva proliferazione, infezioni da virus o batteri possono aumentare il rischio di sviluppare un linfoma[5].

Cause

La causa principale da cui si origina il linfoma di Hodgkin non è ancora del tutto chiara. Difatti ad oggi sono state formulate diverse ipotesi dalla predisposizione genetica alle infezioni virali.

Sono considerate condizioni che favoriscono l’insorgenza di questo tipo di tumore:

  • la compromissione del sistema immunitario, ed è il caso dei soggetti immunodepressi, quindi trapiantati o affetti da AIDS;
  • le infezioni virali, in particolare da Epstein-Barr, appartenente alla famiglia degli herpes virus e responsabile della mononucleosi infettiva.

Tra le altre cause è possibile includere l’esposizione prolungata a erbicidi o alle polveri del legno[6].

Sintomi

Generalmente uno dei primi sintomi della malattia è l’ingrossamento dei linfonodi, soprattutto del collo e delle ascelle.

Tale sintomo è associato spesso a:

  • febbre persistente;
  • sudorazione eccessiva durante la notte;
  • carenza di appetito;
  • perdita di peso;
  • stanchezza generale.

Ulteriori sintomi variano in base alla localizzazione dei linfonodi interessati e sono:

  • tosse e difficoltà respiratorie, quando i linfomi si formano a livello del torace;
  • anemia ed emorragie, per la presenza di cellule tumorali nel midollo osseo;
  • dolori toracici e senso di occlusione, se posti a livello addominale;
  • splenomegalia (ingrossamento della milza);
  • dolori ossei, se si ha interessamento del sistema scheletrico.

È bene sottolineare che molte volte l’ingrossamento dei linfonodi, indice peculiare della malattia di Hodgkin, può essere causato da una banale infezione ed è per questo motivo che è necessario ricorrere alla loro biopsia[1, 6].

Diagnosi

Si possono distinguere due tipologie di linfomi:

  • linfoma di Hodgkin;
  • linfoma non Hodgkin;

La distinzione viene fatta sulla presenza, nel linfoma di Hodgkin, della cellula di Reed-Sternberg o delle sue varianti. Tale cellula si caratterizza dall’avere due nuclei distinti e di solito si trova vicino ad altre cellule infiammatorie.

Le cellule di Reed-Sternberg vengono impiegate come marker nella diagnosi durante l’esame istologico su di un linfonodo. Inoltre, le cellule tumorali presentano sulla loro superficie la proteina CD3, spesso usata come bersaglio per alcuni anticorpi monoclonali in alcune terapie. È fondamentale differenziare il tipo di linfoma per procedere con la terapia adatta.

Per il linfoma di Hodgkin sono stati identificati sulla base di differenze morfologiche e fenotipiche, 4 sottotipi istopatologici:

  • sclerosi nodulare;
  • cellularità mista;
  • ricco di linfociti;
  • povero di linfociti.

Una volta ottenuta la diagnosi di linfoma di Hodgkin con la biopsia, si procede alla stadiazione della malattia mediante una serie di esami strumentali quali:

  • Tomografia computerizzata (TC);
  • Radiografia (RX);
  • Tomografia a emissione di positroni (PET);
  • Ecografia;
  • Esami ematochimici.

La stadiazione necessaria per stabilire in maniera specifica l’andamento della malattia e la conseguente terapia va dallo stadio I allo stadio IV sulla base dell’entità della regione linfonodale interessata.

Per cui, i diversi stadi sono descritti come segue:

  • I, interessa un unico distretto linfonodale;
  • II, due o più distretti posti dalla stessa parte del diaframma;
  • III, sono interessati i linfonodi ad entrambi i lati del diaframma;
  • IV, metastasi diffuse nell’organismo.

Allo stadio si associa spesso anche un suffisso A o B, sulla presenza o meno di ulteriori sintomi sistemici[2].

Trattamento

La scelta della terapia dipende da una serie di fattori come lo stadio della malattia, l’età, il sesso e le condizioni generali del paziente.

In generale il trattamento del linfoma di Hodgkin si avvale della:

  • chemioterapia;
  • radioterapia;
  • trapianto di midollo;
  • immunoterapia.

Per i soggetti che rientrano nello stadio I e II, la terapia prevede solamente la radioterapia mentre negli stadi avanzati si ricorre ad una polichemioterapia. La terapia standard adottata nei casi più gravi è identificata con la sigla ABVD.

Questa prevede la somministrazione di 4 farmaci antitumorali:

  • Adriamicina o doxurubicina;
  • Bleomicina;
  • Vinblastina;
  • Decarbazina.

L’uso della radioterapia in combinazione con la chemioterapia permette che l’80% dei pazienti guarisca mentre una piccola percentuale necessita di ulteriori cure, ed in tal caso parliamo di soggetti con linfoma refrattario per i quali si ricorre all’immunoterapia.

Quando le precedenti terapie risultano insufficienti si ricorre all’immunoterapia con l’uso di farmaci biologici come Brentuximab-Vedotin o degli inibitori di PD-1 e PD-L1. L’anticorpo monoclonale contenente una tossina attacca in maniera le cellule tumorali riconoscendo la molecola CD30 presente su di essa.

Tale molecola è un recettore transmembrana per le citochine appartenente alla superfamiglia dei recettori del fattore di necrosi tumorale (TNF). Si caratterizza dall’avere un dominio intracitoplasmatico capace di attivare sia il fattore di trascrizione NF-KB  che di indurre i fenomeni di apoptosi. È coinvolto inoltre nella regolazione della funzione e delle proliferazione di cellule linfoidi normali. L’espressione di CD30 si ha nelle cellule di Hodgkin e Reed-Stemberg, nelle cellule dei linfomi anaplastici a grandi cellule e sui linfociti B e T attivati[3].

Durante il trattamento, i pazienti curati con questi farmaci presentano effetti collaterali quali nausea, vomito, anemia, ulcere del cavo orale, parestesie, cardiopatie, infertilità ma anche neoplasie secondarie[6].

Referenze

  1. Carde P.: Hodgkin’s disease-I: identification and classification. BMJ.
  2. Cheson BD et al.: Recommendations for initial evaluation, staging and response assessment of Hodgkin and non-Hodgkin lymphoma: The Lugano classification. J Clin Oncol.
  3. Connors JM et al.: Brentuximab vedotin with chemotherapy for stage III or IV Hodgkin’s Lymphoma. N Engl J Med.
  4. Kumar A., Younes A. Role of CD30 targeting in malignant lymphoma. Curr Treat Options Oncol 2014.
  5. Manuale MSD.
  6. Urba W.J. and Longo D.L.: Hodgkin’s disease. NEJ Med.
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