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Linfoma di Burkitt: cause, diagnosi e terapia

Il linfoma di Burkitt è considerato uno dei tumori più aggressivi e a rapida progressione. Fa parte del gruppo di linfomi non-Hodgkin, ovvero di quei linfomi appartenenti a un gruppo eterogeneo di tumori che si sviluppano in diversi organi a partire dai linfociti. Questi ultimi fanno parte dei globuli bianchi e si suddividono in linfociti B e linfociti T. La loro funzione è quella di regolare e attuare una risposta immunitaria in seguito al riconoscimento di sostanze “estranee” all’organismo.

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Cos’è il linfoma di Burkitt?

Il linfoma di Burkitt origina dai linfociti B e deve il suo nome al Dr. D. Burkitt, che lo descrisse per la prima volta nel 1958 analizzando la comparsa di masse addominali e tumori della mandibola nei bambini dell’Uganda[1].

Si possono distinguere due forme di Linfoma di Burkitt:

  • linfoma endemico che è presente in particolari zone africane;
  • linfoma non endemico o sporadico che si presenta in diverse zone del mondo.

Epidemiologia ed eziologia

La forma endemica colpisce principalmente i bambini dai 4 ai 9 anni, per lo più di sesso maschile. Tuttavia, seppur in misura minore, si verificano dei casi in pazienti  fino ai 70 anni. La forma non endemica colpisce, invece, principalmente i bambini nei primi decenni di vita[2]. Questo tipo di linfoma è uno dei più diffusi nel continente africano, soprattutto in Uganda e in Nuova Guinea. Questa distribuzione geografica è simile a quella della malaria, motivo per il quale si è pensato alla zanzara come possibile vettore.

Ad oggi sappiamo esservi tre possibili fattori eziologici:

  • geografico e spazio-temporale;
  • virale;
  • genetico.

Fattore geografico e spazio temporale

Questa malattia è principalmente endemica: si sviluppa soprattutto nella fascia equatoriale del territorio africano; zone caratterizzate da specifiche condizioni di altitudine, temperature e abbondanti piogge. Un tipo analogo è il linfoma non endemico che si presenta sporadicamente in altre zone del mondo, come ad esempio negli Stati Uniti d’America (meno di un caso per milione all’anno)[1].

Fattore virale

Nella forma endemica esiste una forte associazione tra il linfoma di Burkitt e il virus Epstein Barr (EBV o HHV-4 ), il quale venne isolato per la prima volta proprio a partire da un tessuto con linfoma di Burkitt[3]. Nel siero dei pazienti affetti da questo tipo di linfoma sono presenti anticorpi anti EBV. Nella forma non endemica, invece, questa associazione è meno evidente, anche se negli ultimi anni si è verificato un aumento dell’incidenza della malattia in pazienti che hanno contratto la mononucleosi infettiva (causata da EBV).

Si è discusso molto anche dell’associazione tra linfoma di Burkitt e malaria. Infatti, uno studio effettuato dai tre principali ospedali del Mozambico ha dimostrato che l’incidenza del linfoma è maggiore in zone dove la malaria è largamente diffusa[4]. In Uganda, dove è comune l’infezione da EBV e dove la malaria è endemica, 12 bambini su 100.000 sono affetti da linfoma di Burkitt[6].

Fattore genetico

Nei casi di linfoma di Burkitt sono state identificate delle traslocazioni cromosomiche, principalmente tra i cromosomi 2, 8, 14 e 22. La traslocazione maggiormente frequente è tra il cromosoma 8 e 14. Queste traslocazioni coinvolgono una proteina detta c-Myc, la quale funge da fattore di trascrizione per alcuni geni coinvolti nella replicazione cellulare[1].

Caratteristiche cliniche e sintomi

Il linfoma di Burkitt viene chiamato anche “linfoma diffuso a piccole cellule non separate” per l’elevato numero di cellule linfoidi con nuclei rotondi e nucleoli evidenti. Il quadro istologico che si presenta è “a cielo stellato”, costituito cioè da linfociti B e da un considerevole numero di macrofagi di aspetto più chiaro.

Nella forma endemica, il 70% dei casi presenta una tumefazione della guancia di grosse dimensioni che parte dalla mascella e che può arrivare fino all’occhio. Nel 50% dei casi si ha una tumefazione addominale; gli organi più spesso coinvolti sono reni e ovaie, ma si può verificare anche un interessamento di fegato e milza. Nei casi sporadici prevale, invece, la tumefazione addominale rispetto a quella mascellare[2].

Come tutti i linfomi del tipo non-hodgkin B i sintomi più comuni sono[5]:

  • sudorazione notturna;
  • rialzo della temperatura serale;
  • considerevole perdita di peso.

Diagnosi

Per effettuare una diagnosi  è necessario eseguire una biopsia; in genere vengono analizzati il midollo osseo o un linfonodo[6]. Per la rapida crescita del tumore è fondamentale diagnosticare e iniziare un trattamento farmacologico il prima possibile.

Trattamento

Necessaria per questo tipo di linfoma è la polichemioterapia con ciclofosfamide, vincristina, doxurubicina e metotrexato. In pazienti dove la malattia è localizzata e si verifica con tumefazioni considerevoli si procede prima con la riduzione chirurgica del tumore. In seguito alla cura farmacologica si può presentare una sindrome acuta da lisi tumorale con un aumento dei livelli di potassio, fosfato, acidi urici e con una diminuzione del calcio. Per questo motivo si può intervenire in modo preventivo con un’ulteriore terapia per evitare una possibile nefropatia[2]. Nonostante la remissione dalla malattia dopo trattamento farmacologico sia molto frequente, altrettanto frequente è il rischio di una ricaduta. Nella forma endemica africana il tumore si può ripresentare anche dopo un lasso di tempo molto lungo dalla fine del trattamento.

Referenze

  1. Trattato di medicina interna, volume 1. Lloyd H.Smith, James B. Wyngaarden.
  2. Manuale di medicina interna sistematic, volume 2.
  3. Patogenesi ed epidemiologia dei tumori associati all’infezione da virus di Epstein Barr-EBV e tumori, volume 21, numero 1, 2006.
  4. Incidence of Endemic Burkitt Lymphoma in three regions of Monzambique. Pubmed.
  5. Linfomi non Hodgkin aggressivi. Fondazione malattie del sangue.
  6.  Linfoma di Burkitt-Ematologia ed oncologia-MSD Manuals.

Immagine di copertina a cura di Ed Uthman, MD, CC BY 2.0 (Wikipedia).

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