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LIFE Lynx: un progetto per salvare la lince su Alpi e Dinaridi

La lince eurasiatica (Lynx lynx) è il mammifero più a rischio in Italia. Attualmente, l’unica popolazione vitale sulle Alpi è quella svizzera, che conta poco più di 200 individui. All’estremo opposto, sui Dinaridi, è invece presente un altro piccolo nucleo; a causa della bassa variabilità genetica però, la loro sopravvivenza è altamente a rischio. Il progetto LIFE Lynx, partito nel 2017, ha come scopo la reintroduzione della lince sulle Alpi orientali e sui Dinaridi, in modo da rinsanguare la popolazione dinarica e permettere la creazione di un’unica e grande popolazione alpina.

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Una vicenda con alti e bassi

La lince scomparve dalle Alpi e dai Dinaridi verso la fine del XIX secolo, principalmente per cause antropiche, anche se la persecuzione diretta non fu probabilmente la principale causa. Fu infatti la drastica riduzione delle prede selvatiche e la perdita di habitat a provocarne il rapido declino; nel 1850, ad esempio, le popolazioni slovene di capriolo erano stimate all’1% di quelle odierne, mentre cervi e cinghiali erano praticamente estinti.

Nel 1973 però, dei cacciatori sloveni rilasciarono tre coppie di lince sui Dinaridi a scopo venatorio, decretando il ritorno della specie dopo quasi un secolo di assenza. La popolazione, all’inizio, crebbe esponenzialmente. Il successo del rilascio fu sicuramente decretato dall’atteggiamento positivo dei cacciatori, oltre che dalla presenza di molte più prede. La popolazione col passare del tempo cominciò ad espandersi, raggiungendo la Bosnia e le Alpi orientali.

Distribuzione nel 2017 della lince sulla catena alpina e le vicine catene montuose (dati Kora)

Nel 1978 cominciò una caccia selettiva della lince sui Dinaridi, senza danni significativi alla popolazione, che continuava comunque ad espandersi. Nel 1986 però la campagna di abbattimento divenne più pressante, provocando un brusco arresto e in seguito un lento declino della popolazione. Ciò portò le autorità slovene a proibire la caccia alla lince nel 2003, ma purtroppo il danno era fatto: il nucleo contava non più di 50 adulti, con alta consanguineità, e nonostante la protezione dello Stato la popolazione continuò a diminuire.

Per il timore di una seconda estinzione, nel 2017 venne approvato il progetto LIFE Lynx, che ha come scopo l’invertire il trend del nucleo dinarico, reintroducendo 7 coppie di lince in Slovenia e Croazia[1, 2].

Cinque stati, uno scopo

Una lince del progetto viene esaminata da un veterinario (crediti: Gabriele Retez)

Il progetto LIFE Lynx coinvolge 5 Paesi europei: Romania, Slovacchia, Slovenia, Croazia e Italia. Sui Carpazi rumeni e slovacchi verranno effettuate le catture di lince, dove attualmente è presente una popolazione stabile di almeno 2500 individui. Le linci catturate verranno tenute in quarantena per un intervallo di tempo, dopodiché verranno rilasciate in Slovenia e Croazia, sui Dinaridi e sulle Alpi orientali. L’Italia avrà invece un ruolo importante per l’espansione della popolazione dinarica, essendo in una posizione strategica: se il rilascio andasse a buon fine, la lince si potrebbe espandere su tutte le Alpi, congiungendosi con il nucleo svizzero. Per aumentare le possibilità di successo del progetto LIFE Lynx, sono in corso campagne di sensibilizzazione nelle aree coinvolte, assieme ad una grande azione di monitoraggio[1].

L’andamento del progetto LIFE Lynx

La lince Alojzije nel momento del rilascio nelle Alpi Bebie, in Croazia (crediti: Vedran Slijepčević)

Nel 2019, sono state effettuate le prime catture e rilasci in Slovenia e Croazia: gli individui liberati erano due maschi adulti, nominati Goru e Doru. Alla fine dello stesso anno venne pure confermata la prima riproduzione tra un maschio reintrodotto e una femmina nativa, portando speranza ai fautori del progetto. Quest’anno sono stati catturati altri due maschi e, dopo un periodo di quarantena, sono stati rilasciati in Slovenia e Croazia. Il progetto LIFE Lynx andrà avanti fino al 2024, con il rilascio di nove linci nel settore dinarico e cinque nel settore alpino. Il nucleo presente nelle Alpi orientali non è funzionale a livello riproduttivo, dunque non prioritario; i rilasci verranno quindi effettuati prima nei Dinaridi, dopodiché si procederà a quelli alpini[2].

Perché salvare la lince?

La lince è inserita nell’appendice II, IV della Direttiva Habitat (92/43/CEE) ed è particolarmente protetta in Italia. Ne è vietata la caccia in tutta Europa e solo alcuni paesi, come Norvegia ed Estonia, permettono un abbattimento controllato. La lince svolge un ruolo ecologico molto importante, essendo un grande carnivoro; possono infatti raggiungere i 30 kg di peso, nonostante la media si aggiri attorno ai 20 kg.

A differenza del lupo, la lince è un predatore molto selettivo: la sua preda principale in tutta Europa è infatti il capriolo (Capreolus capreolus). A livello locale però, il felino può mostrare una leggera plasticità; in Svizzera anche il camoscio (Rupicapra rupicapra) è una preda abituale, mentre sui monti Dinarici il ghiro è consumato in maniera molto significativa durante la bella stagione. Grazie alla sua predazione, la lince può aiutare nel controllo delle popolazioni di ungulati, diminuendo i danni provocati da essi.

Il capriolo può comporre anche il 90% della dieta annuale della lince (crediti: Philippe Clement)

La lince inoltre, come tutti i predatori, può creare il cosiddetto “clima di terrore” nelle sue prede; gli ungulati, in presenza di predatori, si fanno più guardinghi e riducono i tempi di foraggiamento. Questo permette alle aree boschive di rigenerarsi, permettendo il ricambio vegetativo e aumentando le piante da sottobosco, indispensabili per molta microfauna[3].

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C’è abbastanza spazio sulle Alpi per la lince?

Mappa che mostra l’idoneità ambientale delle Alpi per la lince[4]
Come tutti i grandi predatori, la lince vive a bassissime densità. Solitamente l’areale dei singoli esemplari raggiunge i 100 km, ma in zone con poche prede può superare i 1000 km. Il territorio di una lince, inoltre, è molto influenzato dall’attività antropica, che può influenzare molto negativamente la sua consistenza. Viene giustamente da chiedersi quindi se questo felino avrebbe abbastanza prede e spazio per persistere nella catena alpina. Nel 2013 vennero effettuati degli studi sull’idoneità ambientale delle Alpi per la lince; ne risultò che le Alpi, nonostante un’attività antropica più significativa dei Carpazi, risulta ancora molto idonea alla persistenza della lince. In totale, la catena alpina potrebbe sostenere una popolazione vitale tra i 1000 e i 3000 individui[4].

Rispetto ad un secolo fa, le aree idonee risultano migliorate e aumentate in numero, grazie ad un vigoroso ritorno della vegetazione boschiva e degli ungulati selvatici. Molto spesso però, queste condizioni non bastano affinché un predatore possa sopravvivere sul territorio; serve infatti il consenso delle popolazioni rurali, spesso in conflitto col predatore per le incursioni sul bestiame. Per risolvere queste tensioni, le regioni alpine mettono a disposizione dei contributi per gli allevatori, affinché possano permettersi l’acquisto di misure di prevenzione (reti anti-predatore, cani pastore, etc.), oltre che un risarcimento danni.

C’è infine da ricordare che la lince non è assolutamente pericolosa per l’uomo: nonostante la grossa taglia, si tratta di un animale schivo, difficilmente osservabile. Non esiste alcuna documentazione riguardo attacchi mortali sull’uomo da parte del felino, nemmeno in tempi storici. La lince è per giunta un animale carismatico, alimentando l’ecoturismo nei luoghi in cui è presente. Ma finché vedremo i grandi predatori come un problema non potremo mai sfruttarli come una risorsa.

In conclusione, le Alpi sono un luogo pienamente qualificato per la lince, ma affinché il progetto LIFE Lynx possa avere successo bisognerà cercare di supportare gli allevatori nella prevenzione danni, oltre che informare e sensibilizzare le popolazioni locali.

Referenze

  1. Pičulin, M. P., Sindičić, M., Skrbinšek, A. M., Skrbinšek, T., Potočnik, H., & Stergar, M. (2019). “Population level reinforcement plan”, LIFE Lynx blog;
  2. Sito ufficiale LIFE – Lynx;
  3. Laundré, J. W., Hernández, L., and Ripple, W. J. (2010). “The landscape of fear: ecological implications of being afraid.” The Open Ecology Journal 3(1);
  4. Becker, T. (2013). “Modeling Eurasian lynx (Lynx lynx) distribution and estimation of patch and population size in the Alps.”, KORA;
  5. Linee guida per la prevenzione danni da lupo in Appennino lombardo (pdf).
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