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Le proprietà della curcuma

La curcuma è una spezia che sta conquistando molto interesse sia da parte del mondo scientifico che quello culinario. È l’ingrediente principale del curry a cui conferisce il caratteristico colore giallo oro e viene estratta dalle radici della Curcuma longa appartenente alla famiglia dello zenzero. Questa pianta rizomatosa perenne è originaria dell’Asia meridionale e l’India ne è il maggiore produttore mondiale. Le sue proprietà medicali sono note da millenni nei Paesi asiatici, ma solo negli ultimi anni si sta provando ad individuarne i meccanismi d’azione e i componenti attivi.

Tra questi, spicca la curcumina, un polifenolo che ne costituisce fino al 9% del peso ed a cui si attribuiscono proprietà antiossidanti, antinfiammatorie, antitumorali e antiartritiche. Alla stessa classe, quella dei curcuminoidi, appartengono anche la demetossicurcumina, la bisdemetossicurcumina e la curcumina ciclica. Oltre ad essere presenti in minore quantità, queste altre molecole sembrano, però, essere meno rilevanti dal punto di vista biologico.

Antiossidante e antifiammatoria

Lo stress ossidativo è implicato in molte malattie croniche e i suoi processi patologici sono strettamente correlati a quelli dell’infiammazione. L’uno può essere indotto dall’altra e viceversa. Nel sito dell’infiammazione, infatti, le cellule coinvolte liberano specie reattive che causano stress ossidativo. D’altra parte, queste stesse molecole possono attivare una cascata di segnali intracellulari che stimolano l’espressione di geni proinfiammatori. La curcumina sembra limitare l’azione di uno di questi, il fattore NF-κB, un potente mediatore dell’infiammazione attivato anche da diversi altri stimoli.

Esistono evidenze che la curcumina possa agire anche come antiossidante aumentando, ad esempio, l’attività di alcuni enzimi (superossido dismutasi, catalasi e glutatione perossidasi). Altri possibili meccanismi d’azione sono l’inibizione di enzimi che generano radicali liberi (come lipossigenasi, ciclossigenasi e xantina ossigenasi/ossidasi) e il “chain-breaking”. Con questo termine si definisce la proprietà, attribuita anche alla vitamina E, di riuscire a rompere la cascata di reazioni a catena che i radicali attivano.

Trattamento della sindrome metabolica

A sostegno dell’ipotesi sul potenziale antiossidante della curcumina ci sono una serie di studi che riguardano la sindrome metabolica. Si tratta di un complesso quadro clinico che comprende insulino-resistenza, iperglicemia, ipertensione, alti livelli di trigliceridi, bassi livelli di colesterolo HDL e obesità, soprattutto viscerale. Il trattamento con curcumina migliora molte di queste condizioni modulando sia i processi infiammatori e ossidativi sia, più direttamente, la sensibilità all’insulina e l’adipogenesi. Questo perchè, oltre a ridurre i marcatori dell’infiammazione, essa regola l’espressione di geni coinvolti nel metabolismo del glucosio e dei lipidi.

Antitumorale

Numerosi studi condotti negli ultimi anni, in vitro e in vivo, confermano l’efficacia della curcumina contro tumori che interessano diversi apparati (riproduttivo, digerente, linfatico, nervoso, scheletrico, ecc.). La curcumina inibisce l’insorgere, la progressione e la metastasi di questi tumori regolando negativamente fattori di trascrizione, fattori di crescita, citochine e altre molecole oncogeniche. Inoltre, sembra promuovere l’apoptosi delle cellule cancerose, ma i dati a disposizione sui meccanismi molecolari con cui questi processi si realizzano sono ancora scarsi.

Trattamento dell’artrite

L’osteoartrite è una malattia che interessa 250 milioni di persone in tutto il mondo e il cui trattamento non rimuove le cause, ma si limita ad attenuare i sintomi. Le ricerche degli ultimi anni sostengono che essa sia strettamente correlata a processi infiammatori. Alcuni trials clinici affermano che la curcumina abbia un effetto positivo in pazienti affetti da osteoartrite e artrite reumatoide. Nello specifico, l’assunzione di estratti di curcumina (mediamente da 500-1000 mg/giorno) consente di attenuare il dolore e migliorare la funzionalità articolare, in addizione o in sostituzione ai trattamenti standard (ad es. con ibuprofene).

Biodisponibilità

In ambiente acquoso, come è quello dell’intestino umano, i curcuminoidi sono scarsamente solubili, il che li rende difficili da assorbire. Questa proprietà, oltre alla rapida demolizione ed escrezione, sia epatica che intestinale, li rende poco biodisponibili, ovvero poco efficaci nel raggiungere il loro target ed espletare così le loro funzioni biologiche. Non a caso, nella cucina tradizionale asiatica la curcuma è spesso associata a fonti di grasso (come il ghi, il latte o il “latte “di cocco), che ne facilitano l’assorbimento. In ambito farmaceutico e parafarmaceutico si sta, invece, dimostrando molto efficace l’associazione con diverse categorie di molecole:

  • adiuvanti, come la piperina (estratta dal pepe), che agiscono inibendo le reazioni di glucoronidazione e solfatazione, responsabili della rapida degradazione della curcumina;
  • liposomi, ovvero capsule fosfolipidiche che racchiudono il principio attivo e lo trasportano in circolo fino al tessuto target;
  • nanoparticelle, in cui la curcumina riveste complessi molecolari di ossido di cerio, platino o PLGA (acido polilattico-co-glicolico), che ne aumentano la solubilità o hanno un effetto sinergico.

Allarme epatite

L’EFSA (European Food Safety Authority) ha definito per la curcumina, usata anche come colorante nell’industria alimentare (E100), una dose giornaliera accettabile di 0,3 mg/Kg di peso corporeo. D’altra parte i diversi trials clinici in cui è stata somministrata, anche a dosi più elevate, non hanno evidenziato effetti collaterali.

Eppure lo scorso giugno il Ministero della Salute ha richiamato dal mercato diversi lotti e marchi di integratori a base di curcuma. La motivazione è costituita da 19 casi di epatite colestatica acuta, non infettiva e non contagiosa, che sono stati ricondotti al loro consumo. Dopo le indagini sulle cause di tali episodi da parte di un gruppo interdisciplinare di esperti, il Ministero ha concluso, però, che “le cause sono verosimilmente da ricondurre a particolari condizioni di suscettibilità individuale, di alterazioni preesistenti (anche latenti) della funzione epato-biliare o anche alla concomitante assunzione di farmaci…”Le analisi effettuate sui campioni dei prodotti correlati ai casi di epatite hanno escluso la presenza di contaminanti o di sostanze volontariamente aggiunte quali possibili cause del danno epatico…Pertanto, alla luce di tali conclusioni, si è deciso di adottare una specifica avvertenza per l’etichettatura degli integratori in questione, volta a sconsigliarne l’uso a soggetti con alterazioni della funzione epato-biliare o con calcolosi delle vie biliari e, in caso di concomitante assunzione di farmaci, ad invitare comunque a sentire il parere del medico”.

Referenze

  • Hewlings SJ, Kalman DS. Curcumin: a review of its’ effects on human health. Foods. 2017 Oct 22;6(10).
  • Shanmugam MK, Rane G, Kanchi MM, Arfuso F, Chinnathambi A, Zayed ME, Alharbi SA, Tan BK, Kumar AP, Sethi G. The multifaceted role of curcumin in cancer prevention and treatment. Molecules. 2015 Feb 5;20(2):2728-69

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