La memoria è un qualcosa che si associa sempre alla presenza di un cervello pensante ma non è così. Le piante, che non presentano un sistema nervoso, sono in grado di assimilare informazioni e ricordare.
Differenze alla base tra piante e animali
Il cervello presente negli animali e negli uomini permette ad essi di acquisire, ricollegare e memorizzare le informazioni. Come gli animali anche le piante hanno la capacità di acquisire un’enorme quantità d’informazioni dall’ambiente circostante, ma tale meccanismo ancora non è del tutto ben chiaro.
Innanzitutto, c’è da dire che le piante presentano un’organizzazione interna differente rispetto agli organismi animali, ogni parte della pianta è in grado di compiere le stesse azioni e di svolgere le medesime funzioni. Questa è la contrapposizione decisiva tra animali e piante a volte sconosciuta: quella fra concentrazione e diffusione. Negli animali qualunque funzione è affidata ad organi specializzati, nelle piante è diffusa sull’intero corpo.
Per definizione l’apprendimento è un processo che permette di acquisire ricordi che generano un cambiamento nel comportamento dell’individuo come risultato dell’esperienza. L’apprendimento non è un meccanismo osservabile, può essere rilevato solo operativamente quando un comportamento osservato è cambiato a causa di un’esperienza passata. Rilevare questi cambiamenti è un processo molto difficile sia negli uomini che negli animali, per non parlare delle piante dove ancora questo meccanismo è estremamente sottovalutato. In questo contesto però i ricercatori hanno convalidato attraverso modelli matematici ed esperimenti che le piante possono apprendere e ricordare.
L’esperimento di “Lamarck e Des Fontaines”
Uno degli esperimenti chiave e più recenti che ha permesso di riconfermare la teoria che le piante hanno “memoria” e che sanno acquisire informazioni è quello del famoso botanico Stefano Mancuso, professore ordinario dell’Università di Firenze e direttore del Laboratorio di Neurobiologia vegetale.
L’esperimento, venne svolto sulla Mimosa pudica, una piccola plantula che in risposta ad un disturbo fisico è in grado di piegare rapidamente le piccole foglie. l tempo di recupero è variabile e le foglie possono impiegare alcuni secondi in più per riaprirsi completamente. Mancuso e la sua equipe elaborarono per lo svolgimento dell’esperimento un meccanismo di caduta controllato in grado di replicare un disturbo ambientale, in questo caso una caduta da una determinata altezza.
Il sistema consisteva in un recipiente di plastica montato su una guida di acciaio a sua volta fissata su una base di schiuma, che permettesse al recipiente di rimbalzare all’impatto. Le piantine poi sono state innalzate ad un’altezza di 15 cm, e tale altezza è stata sufficiente per forzare la chiusura di tutte le foglioline.
Risultati
Dopo un certo numero di volte in cui il test veniva ripetuto, i ricercatori cominciarono a notare che sempre meno foglioline si chiudevano dopo la caduta. Ora bisognava capire se si trattasse di semplice stanchezza o se davvero le piante avessero compreso che non c’era nulla da temere. Per capire ciò sottoposero le piante ad un altro stimolo, diverso dal primo.
Predisposero un marchingegno che scuoteva i vasetti in cui erano disposte le piante in direzione orizzontale; esse risposero chiudendo le foglioline. Grazie a questo risultati Mancuso e la sua equipe poterono apprendere e dimostrare che le piante potevano apprendere la non pericolosità di un evento, ed erano quindi in grado di ricordare un’esperienza passata.
Bibliografia
- de Lamarck, J.-B.d.M. (1815) Flore française ou descriptions succinctes de toutes les plantes qui croissent naturellement en France disposées selon une nouvelle méthode d’analyse; et précédées par un exposé des principes élémentaires de la botanique Desray.
- Gagliano, M., Renton, M., Depczynski, M., Mancuso, S. (2014) Experience teaches plants to learn faster and forget slower in environments where it matters. Oecologia, 175(1), 63-72.
- Mancuso, S. (2017) Plant revolution: le piante hanno già inventato il nostro futuro Giunti.