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La nuova rivoluzione verde del digitale parla italiano

Intervista a Maria Luisa Cinquerrui, fondatrice e Amministratrice Unica di Smartisland

Fra i maggiori problemi che gli agricoltori fronteggiano giornalmente vi sono parassiti e piante infestanti, abuso dei pesticidi e irrigazione insufficiente. Negli ultimi anni sta emergendo una soluzione nell’agricoltura digitale o agricoltura 4.0 [1], che prevede l’uso di sistemi informatici altamente tecnologici per calcolare e predire parametri riguardanti le coltivazioni. Non solo: questo nuovo approccio all’agronomia consente anche di ottimizzare tempi, costi e risorse, diminuendo il significativo impatto dell’agricoltura sull’ambiente.

Come? Intervistiamo Maria Luisa Cinquerrui, la fondatrice e Amministratrice Unica della startup italiana Smartisland, madre di Daiki. Nato nel 2016, si tratta di un robot dotato di un’intelligenza artificiale che può assumere molteplici ruoli a seconda delle richieste di chi lo acquista. Grazie all’ausilio di microcamere e sensori monitora lo stato della pianta, la composizione del suolo, le condizioni ambientali e altro ancora, riferendo le informazioni più importanti all’agricoltore tramite applicazioni sul telefono o sul computer. Inoltre, in quanto AI (Artificial Intelligence), anche se deve essere inizialmente istruito, è in grado di apprendere in maniera automatica, adattandosi ai bisogni specifici delle coltivazioni cui viene applicato.

Come funziona Daiki?

R: «In base al tipo di prodotto riesce a monitorare determinati parametri: rileva una serie di dati di natura visiva, climatica e chimica. È nato come una sorta di robot-computer: dal monitoraggio tutti i dati vengono in primis analizzati, avvisando l’agricoltore sulle azioni di estrema urgenza da mettere in atto; poi in fase successiva queste informazioni vengono mandate al server e vengono ulteriormente elaborate in una seconda analisi.»

Quali vantaggi porta a un agricoltore?

R: «Un’ottimizzazione della produzione grazie a un risparmio di risorse idriche e chimiche, prevenzione delle malattie e controllo di alcuni parametri come temperatura e umidità del clima. Per esempio suggerisce all’agricoltore che in quel momento la pianta non ha necessità di una sostanza come il fosforo o l’azoto, quindi può evitare di concimare o irrigare, senza sprechi – in termini sia materiali sia, soprattutto, economici.

«È in grado anche di fare previsioni: a livello climatico, che fa in maniera automatica; sa dire orientativamente, in base alle condizioni del terreno o del clima o alle variazioni di colore nelle foglie, cosa sta accadendo a quella pianta, cioè se si sta ammalando di qualche malattia come botrite, oidio o peronospora. Oppure in base all’irrigazione: se è eccessiva, l’acqua può causare il marciume di colletto apicale o radicale.

Previene, appunto, per evitare un danno. «È un sistema che riesce anche ad automatizzare delle centraline, delle elettrovalvole, attivandole solo quando necessario, quindi garantisce un risparmio elettrico.«Il monitoraggio non avviene solo in campo, ma questa tecnologia può essere applicata anche in fase di trasformazione, di trasporto e di conservazione

Quindi l’agricoltura intelligente può contribuire a diminuire l’impatto ambientale dell’agricoltura per quanto riguarda lo spreco d’acqua, l’inquinamento determinato dall’eccessivo uso di fertilizzanti [2][3] e il consumo energetico che ne deriva [4], il quale la rende il secondo maggior emettitore mondiale di gas serra nell’atmosfera [1]. Daiki (come altre tecnologie simili) può contribuire ulteriormente a diminuire l’impatto ambientale dell’agricoltura?

R: «Oltre al fatto che evita l’inquinamento ambientale, è una tecnologia eco-sostenibile perché ha la capacità di alimentarsi grazie a pannelli solari, quindi non consuma e non crea un consumo di batterie: è un doppio anti-inquinamento. Ma oltre questo ha anche un metodo di comunicazione semplice e meno inquinante: tramite onde radio, che sono meno invasive rispetto alla comune trasmissione GSM [Global System for Mobile Communication, N.d.R.]. La trasmissione si chiama LoRa [long range, N.d.R.].»

Dunque – a proposito della problematica dell’antibiotico resistenza, la cui settimana mondiale si è da poco conclusa – Daiki può aiutare a ridurre l’uso di antibiotici in agricoltura?

R: «Si riesce ad evitarne l’uso quando non serve, perché è in grado di individuare le malattie delle piante come le muffe.»

Qual è il cliente tipo: un’azienda, un consorzio…?

R: «In base al tipo di dispositivi, i target sono: aziende agricole, aziende di concime, prodotti per l’agricoltura, macchine agricole; poi anche aziende che vendono software e altri tipi di prodotti tecnologici ci hanno richiesto questa tecnologia per loro applicazioni. Anche laboratori di analisi, università, enti di ricerca: si affaccia al mercato dei dati – che comunque sono il valore principale. Insomma, è applicabile per tutto ciò che ruota intorno al mondo dell’agricoltura, ma in primis in aziende agricole e consorzi.»

Smartisland ha altri progetti per l’agricoltura intelligente in vista del 2020?

R: «Ci stiamo fortificando in modo tale da essere pronti, anche con dei partner industriali, con nuovi prodotti per vivaismo, floricoltura e giardinaggio, insomma per il consumatore finale che gestisce un piccolo orto a casa, oppure il giardino, oppure che ha una piccolissima produzione. Questo entro aprile.»

Come si è evoluto il campo dell’agricoltura digitale in generale e quali prospettive potrebbe avere?

R: «Io ho iniziato nel 2015/2016. In quel momento le aziende agricole, ma anche agronomi, esperti commercialisti – un po’ tutti – non erano preparati a quello di cui si parla oggi. Negli ultimi due anni, e in particolare nell’ultimo anno e mezzo, l’agricoltura ha fatto un’evoluzione veramente importante soprattutto nel digital e nel tech. Oggi sono le aziende a essere già esperte in queste tecnologie, a differenza del passato: l’agricoltore già è un pronto a saper scegliere e a svolgere non solo un ruolo di cliente, ma anche di divulgare e di dare dei feedback importanti per il miglioramento. Ci danno anche degli input di sviluppo e di nuovi prodotti. Quindi per l’agricoltura intelligente è un buon momento. Almeno da parte nostra pensiamo che entro i prossimi tre anni sicuramente esploderà: già è molto attiva ora, figuriamoci dopo.»

Solo per quanto riguarda il nostrano Daiki, spiega la CEO, ci sono «molte richieste dall’estero, in particolare da Turchia, Thailandia, Spagna, Vietnam, anche altri ovunque». D’altronde Daiki è un nome parlante: deriva dal giapponese “splendore”, auspicando un avvenire significativo per l’innovazione nell’ambiente agroalimentare.

Smartisland nei prossimi mesi prevede di espandersi e automatizzare la produzione della sua tecnologia, che attualmente viene realizzata in maniera artigianale. La startup sarà così fortificata per concorrere in questo mercato in crescita che potrebbe contribuire significativamente a migliorare la sostenibilità agricola e costituire il futuro dell’agricoltura.

Fonti e approfondimenti

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